di Sharon Nizza
La Repubblica, 18 maggio 2021
Cresce la spinta della comunità internazionale per il cessate il fuoco tra israeliani e palestinesi. Proseguono gli scontri, almeno 212 vittime tra cui 61 minori. Oggi il vertice dei ministri degli Esteri Ue. Aumentano le pressioni internazionali per mettere un freno al conflitto tra Israele e Hamas, che entra oggi nella seconda settimana di scontri. Gli sforzi della diplomazia messi in campo non si traducono ancora in risultati concreti e la spirale della violenza continua: non cessano i razzi sulle città del Sud d'Israele, né i bombardamenti dei caccia israeliani. Nella notte di domenica, Israele effettua il terzo bombardamento a massima intensità - 50 caccia coinvolti per 35 minuti - per colpire altri 15 chilometri della "metro", la rete di tunnel sotterranei utilizzati dagli uomini di Hamas per muoversi in sicurezza.
L'obiettivo è fare uscire allo scoperto le figure chiave delle organizzazioni fondamentaliste nella "lista dei target" dell'esercito israeliano. Tra questi, Hussam Abu Harbeed, uno dei comandanti della Jihad Islamica, eliminato ieri nel campo profughi di Jabalia. E mentre i tentativi di raggiungere un cessate il fuoco non maturano, a pagare un prezzo altissimo è la popolazione civile: a Gaza sono 38mila gli sfollati, i morti 212, tra questi 61 minorenni, secondo i dati riportati dal ministero della Salute di Hamas. Israele replica che almeno 80 tra loro sono operativi delle organizzazioni integraliste responsabili del lancio di missili verso la popolazione civile israeliana, tra le quali si contano 10 vittime.
Gli Stati Uniti hanno posto il veto a una dichiarazione promossa al Consiglio di Sicurezza dell'Onu da Cina, Turchia e Norvegia, che non menzionava il lancio di missili verso Israele. Il presidente turco Erdogan - che ieri ha avuto un colloquio con il Papa invitando la comunità internazionale a "punire Israele con sanzioni per mettere fine al massacro dei Palestinesi" - ha inveito contro il presidente Usa Biden per il sostegno a Israele: "Ha il sangue sulle mani". Oggi si riuniranno i ministri degli Esteri dell'Ue per prendere una posizione sull'escalation con una richiesta di tregua.
È un susseguirsi di telefonate e incontri tra tutti i principali attori internazionali. Hady Amr, inviato da Biden a mediare tra le parti, è al suo terzo giorno di colloqui sul campo. Dopo aver parlato con la parte israeliana, ieri a Ramallah ha conferito con il presidente palestinese Abu Mazen, un incontro volto anche a sanare i rapporti dopo tre anni di rottura tra l'Autorità Nazionale Palestinese e gli Usa di Trump. Jake Sullivan, a capo della Sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha parlato con il suo omologo israeliano e con gli egiziani, specificando che "gli Stati Uniti sono attivi in sforzi diplomatici intensivi e silenziosi". Molto di quanto accade in queste ore avviene lontano dall'occhio dei media.
Netanyahu ha ringraziato pubblicamente la Merkel "per il sostegno al diritto d'Israele a difendersi", evitando di segnalare la parte del colloquio in cui la cancelliera tedesca ha espresso "speranza perché gli scontri finiscano quanto prima, alla luce delle numerose vittime civili da entrambe le parti". La posizione ufficiale d'Israele è "andiamo avanti". In realtà sa che il margine di manovra si sta stringendo sempre di più alla luce delle immagini di distruzione che arrivano da Gaza, che hanno coinvolto anche la sede di Al Jazeera e Ap, ridotta in macerie. Qatar ed Egitto, tra i mediatori più attivi (Al Sisi ha visto Macron a Parigi), riferiscono di "trattative particolarmente dure rispetto a crisi passate", secondo fonti citate dalla stampa israeliana.
I nodi principali: Hamas continua a voler legare una tregua a concessioni su Gerusalemme - una nuova clausola mai presente in passato che costituisce al momento il loro asset strategico più importante. Israele potrebbe richiedere di inserire nelle trattative la questione degli ostaggi (due corpi di soldati e due civili entrati per errore nella Striscia) detenuti a Gaza da anni - evitando di concedere rilasci di prigionieri palestinesi come accaduto in passato. L'obiettivo d'Israele nelle prossime ore è continuare a colpire duro per portare Hamas ad accettare un cessate il fuoco senza condizioni. Resta da vedere se gli Stati Uniti glielo concederanno.