di Marco Lignana e Massimiliano Salvo
La Repubblica, 29 maggio 2021
Per il procuratore capo Francesco Cozzi "si tratta di un caso degno di approfondimenti". Del resto, non capita tutti giorni che lo stesso Cozzi effettui un sopralluogo in carcere insieme al pubblico ministero di turno (in questo caso Giuseppe Longo) dopo un presunto suicidio avvenuto in cella. E invece questo è avvenuto ieri mattina: E.P., 46 anni genovese condannato per rapina in primo grado e in attesa del processo di appello, è stato trovato senza vita con una corda intorno al collo, legata alle sbarre di una piccola finestra a Marassi.
Se gli stessi sindacati di polizia penitenziaria hanno subito parlato dell'ennesimo gesto di disperazione avvenuto in spazi sovraffollati e carichi di tensione, alcune lesioni sulla testa del 46enne e tracce di sangue hanno insospettito la Procura. Così, gli inquirenti hanno incaricato la polizia scientifica e il medico legale Sara Lo Pinto di effettuare approfondimenti sul corpo dell'uomo e sulla stessa cella, che ovviamente E.P. condivideva con altre persone. Le stesse, quattro, che hanno chiamato le guardie penitenziarie per segnalare la morte del detenuto. Tecnicamente, il fascicolo affidato alla polizia è aperto per omicidio e nessun nome al momento è stato iscritto sul registro degli indagati.
Secondo Silena Marocco, l'avvocato che assisteva l'uomo, sposato e con due figli, ultimamente E.P. sembrava giù di morale, circostanza che era stata anche segnalata al medico del carcere. Ma proprio il giorno prima della morte il 46enne aveva parlato con la propria legale, e i due si erano dati appuntamento per un colloquio in carcere la mattina seguente.
"Quando mi sono presentata a Marassi - spiega lei - mi è stata riferita la notizia. Al momento è impossibile, per me, capire come sono andate le cose". Il procuratore capo si limita a dire che "si tratta di accertamenti doverosi per capire se quanto riscontrato è compatibile con il suicidio".
L'esito delle indagini su questo specifico caso non cancellano, comunque, il significato del messaggio lanciato da Michele Lorenzo, segretario regionale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, su un tema troppo spesso trascurato: "Il suicidio è sempre una sconfitta per lo Stato, il fatto è grave se si colloca in un quadro ben più grave degli istituti liguri dove c'è l'assoluta indifferenza del provveditorato alle nostre richieste di intervento. Ricordo che Marassi è stato già protagonista di varie proteste, di vari tentati suicidi, vari atti offensivi verso la polizia penitenziaria. C'è da rivedere tutto il sistema penitenziario".