di Anna Giorgi
Il Giorno, 1 giugno 2021
L'allarme del Garante Maisto: l'Icam è in bilico per pochi ospiti. Eppure la struttura di via Melloni è un modello per altre città italiane. L'Icam, l'Istituto di custodia per detenute madri, presidio indispensabile per aiutare le mamme e soprattutto i bambini, rischia la chiusura.
A lanciare l'allarme è Francesco Maisto, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune, durante la commissione consiliare Educazione e Carceri che si è tenuta ieri a Palazzo Marino. Maisto, per ora, è riuscito ad ottenere una proroga della chiusura, che slitterà a settembre, ma spera in un ripensamento ed è fiducioso in un cambiamento della situazione complessiva che ha risentito della pandemia. L'Icam è nato nel 2006, la struttura modello, costruita per far in modo che somigli il meno possibile a un carcere, si trova in via Macedonio Melloni. Ad oggi, secondo l'amministrazione, il problema principale è la mancanza di ospiti.
Per Maisto, però, questa criticità dipende dall'emergenza sanitaria contingente: "Attraversiamo una fase difficile - spiega - in cui è prevedibile che un contesto di pandemia abbia diminuito la microcriminalità e quindi gli arresti". Per questo motivo, quindi, gli ospiti dell'Icam si sarebbero ridotti troppo per tenere vivo il servizio. Con il calo fisiologico dei reati, dovuto al lockdown, non ci sono mamme con bambini da mettere in istituto, minori sono stati anche gli interventi delle forze dell'ordine. "Abbiamo fatto diversi incontri per evitare la chiusura - continua il garante -. Siamo riusciti a ottenere che l'esperienza venga prolungata fino a settembre. Poi si vedrà (anche in base ai proventi "della legge 285", aggiunge Maisto). Attualmente nell'istituto è presente una sola detenuta. In tutta Italia, oltre all'Icam di Milano, ci sono solo altri quattro istituti a custodia attenuata per detenute madri.
Inevitabilmente il Comune, cerca di destinare il personale attualmente impiegato all'Icam in altri servizi, ma per Maisto si tratterebbe solo di avere la pazienza di tornare alla normalità, per non "rovinare un modello di recupero" che ha fatto scuola anche in altre città, una struttura che aiuta i bambini a non subire il trauma di una mamma in carcere.
E sul piatto, in Commissione, è finita anche l'urgenza di consentire ai bambini minori di 12 anni di poter rivedere i genitori che si trovano in cella, usufruendo degli spazi verdi dei quattro istituti di pena. Solo da ieri è tornata la possibilità di vederli dietro un plexiglass, ma mancano gli abbracci, e mancano da febbraio. I tempi si sarebbero accorciati, se fosse stato possibile per i minori vedere i genitori all'aperto, nei giardini del carcere, attualmente inaccessibili.