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di Salvo Palazzolo

 

La Repubblica, 1 giugno 2021

 

Lascia definitivamente il carcere l'ex boss collaboratore di giustizia Giovanni Brusca, il capomafia che azionò il telecomando della strage di Capaci e poi decise l'omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito che per primo svelò i segreti della stagione stragista del 1992. Ieri pomeriggio, ha lasciato il penitenziario di Rebibbia per fine pena. Il fedelissimo di Totò Riina era stato arrestato dalla polizia il 20 maggio 1996, un mese dopo era già davanti i magistrati della procura di Palermo per svelare i segreti di Cosa nostra. In questi anni, Giovanni Brusca ha continuato a testimoniare in tanti processi, da ultimo davanti ai giudici di Palermo che si sono occupati della "Trattativa Stato-mafia".

Come anticipato ieri dal sito dell'Espresso, adesso l'ex boss è un uomo libero, continua ad essere sottoposto al programma di protezione. Tecnicamente ha però ancora da scontare quattro anni di libertà vigilata, così ha deciso la corte d'appello di Milano, l'ultima a pronunciarsi sul conto del collaboratore in relazione al processo più recente. Nei mesi scorsi, una sua richiesta di scarcerazione anticipata aveva creato tante polemiche. Nonostante da anni usufruisse di permessi premio ogni 45 giorni. Due anni fa, la Corte di Cassazione aveva detto no agli arresti domiciliari per il pentito, nonostante il parere favorevole della procura nazionale antimafia.

Adesso, arriva la scarcerazione per fine pena. Dura la reazione di Tina Montinaro, la vedova di Antonio Montinaro, il caposcorta di Giovanni Falcone: "Sono indignata, lo Stato ci rema contro, noi dopo 29 anni non conosciamo ancora la verità sulle stragi e Giovanni Brusca, l'uomo che ha distrutto la mia famiglia, è libero". Maria Falcone, sorella del giudice, argomenta: "Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata. Mi auguro solo che magistratura e le forze dell'ordine vigilino con estrema attenzione in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere, visto che stiamo parlando di un soggetto che ha avuto un percorso di collaborazione con la giustizia assai tortuoso".