di Errico Novi
Il Dubbio, 1 giugno 2021
Il lavoro della Commissione Luciani sarà illustrato ai partiti. Le tensioni non si accordano coi tempi stretti. Eppure dopo la coraggiosa svolta di Luigi Di Maio sulla gogna mediatica, l'universo pentastellato è entrato in fibrillazione, scosso anche da moniti come quello con cui Marco Travaglio ricorda al Movimento che a questo punto non potrà cedere sulla prescrizione.
Certo, se davvero le riforme della giustizia resteranno schiacciate fra opposte intransigenze, l'approvazione dei ddl nei tempi previsti dal Recovery andrà a farsi benedire. Comunque ieri una novità di rilievo è arrivata dal ministero della Giustizia, dove Marta Cartabia non sembra paralizzata dalle polemiche: si è concluso il lavoro della commissione istituita dalla guardasigilli per proporre modifiche al ddl sul Csm.
Anche per il gruppo di esperti presieduto dal professor Massimo Luciani sono in programma i passaggi seguiti con la commissione Lattanzi sul penale: è previsto prima un confronto fra i tecnici di via Arenula e i capigruppo di maggioranza, già fissato per venerdì prossimo al ministero, poi Cartabia farà sintesi fra proposte della commissione e indicazioni dei partiti, e ne ricaverà gli emendamenti governativi. La ministra potrà avere un quadro completo a breve, visto che il giorno prima dell'incontro fra Luciani e la maggioranza scadrà il termine per gli emendamenti parlamentari alla riforma del Csm, all'esame della commissione Giustizia di Montecitorio.
Ieri il sottosegretario Francesco Paolo Sisto ha mostrato un cauto ottimismo: il lavoro della commissione Luciani sull'ordinamento giudiziario non pretende, ha detto, di realizzare "rivoluzioni copernicane", si tratta piuttosto di "interventi mirati, specificamente indirizzati a evitare che i fenomeni patologici manifestatisi in questi mesi possano ripetersi".
Come i ddl sul processo penale e sul civile, anche il testo sul Csm è una legge delega: per molti aspetti cruciali serviranno i decreti legislativi. Forse non per il sistema di elezione dei togati, ma sarà certamente così per altre questioni importanti sul funzionamento del Consiglio. E la fase attuativa andrà chiusa di qui a un annetto, in tempo per l'inizio della nuova consiliatura, che partirà a cavallo dell'estate 2022.
Certo a rendere più impervia la rotta della riforma contribuirà anche il pressing del Partito radicale e della Lega, pronti a raccogliere le firme sui referendum in materia di responsabilità civile e separazione delle carriere dei magistrati, misure cautelari e altri temi delicatissimi: è prevista per oggi una conferenza stampa a cui prenderanno parte segretario e tesoriera dei pannelliani, Maurizio Turco e Irene Testa, e il leader del Carroccio Matteo Salvini.
I banchetti per la raccolta delle firme compariranno a inizio luglio. "Salvini non faccia confusione muovendosi fuori dai tavoli con i referendum, in questa fase c'è bisogno di concretezza nel percorso legislativo", è il messaggio di Elvira Evangelista, senatrice M5s e vicepresidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama. L'unica cosa certa è che l'estate delle riforme sarà incandescente.