di Marco Ansaldo
La Repubblica, 20 giugno 2021
Con un piano in 12 punti Erdogan punta sbarcare a Kabul per accrescere ancora il suo peso internazionale dopo l'impegno in Siria e in Libia. Con soldati, spie e imprenditori. Tra vecchie e nuove alleanze.
C'è un piano in 12 punti che la Turchia sta preparando per il suo sbarco in grande stile in Afghanistan dopo il ritiro delle truppe americane da Kabul. Un programma che viene discusso segretamente nelle stanze del ministero degli Esteri di Ankara, ma con la convinzione di aprire un nuovo fronte di sviluppo per la politica internazionale turca. Il piano non è ancora approntato in modo ufficiale. I suoi singoli punti fanno però parte di una strategia che gli uffici preposti del dicastero hanno affidato a una pattuglia di diplomatici che lo stanno discutendo e organizzando in modo unitario.
Proprio nelle ultime ore Recep Tayyip Erdogan ha annunciato, secondo quanto diffuso dall'agenzia di stampa semiufficiale Anadolu, che "la Turchia potrebbe prendere su di sé molte responsabilità in Afghanistan" non appena sarà terminata l'evacuazione degli Stati Uniti attualmente in corso. Non solo, ma il capo dello Stato turco ha confermato nel recente colloquio a due con il presidente americano Joe Biden che Ankara è pronta ad assumere la sicurezza dell'aeroporto di Kabul. È questo il primo capitolo della "lunga lista di impegni" che il governo di Erdogan si prepara ad affrontare in uno scacchiere non nuovo per la Turchia, ma dove ora il Paese a maggioranza musulmana vorrebbe ulteriormente espandersi. E anche questa volta, così come in Siria e in Libia, con un ruolo da assoluto protagonista. Ecco i punti del piano turco.
Difesa dell'aeroporto di Kabul - Lo scalo internazionale "Hamid Karzai" della capitale è lo snodo fondamentale di accesso all'Afghanistan, oltre che la principale via di arrivo e uscita dei diplomatici occidentali e dei funzionari delle diverse organizzazioni umanitarie presenti. Al recente summit della Nato i dirigenti dell'Alleanza atlantica hanno promesso di fornire un finanziamento transitorio per assicurare la continuità del funzionamento dell'aeroporto. E riferendosi al colloquio tra Biden e Erdogan svoltosi a Bruxelles a margine del vertice, il consigliere americano per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan, ha detto che "il chiaro impegno dei leader è di assegnare alla Turchia un ruolo guida nel garantire la sicurezza dell'aeroporto internazionale Hamid Karzai", assicurando che il "sostegno" richiesto da Erdogan in proposito "verrebbe fornito". Washington teme infatti che al termine del suo ritiro, le milizie dei Talebani possano attaccare le missioni internazionali presenti in Afghanistan. In questo contesto la Turchia è il Paese che offre, sotto il profilo militare, le migliori garanzie di difesa.
Costruzione di una rete di difesa e cibernetica di sicurezza - Di pari passo con la garanzia di assicurare lo scalo più importante dell'Afghanistan, la Turchia ha allo studio di allargare, attraverso le sue formidabili competenze militari, la cintura di difesa ad altre aree sia della capitale che del Paese. In questa chiave lo sviluppo nel campo della cyber-sicurezza è fondamentale. Nella tecnologia elettronica e digitale i turchi dispongono di una classe di giovani ampia, molto preparata e all'avanguardia. Il programma prevede l'impiego delle generazioni più giovani anche per sopperire a una crisi occupazionale in Turchia di dimensioni preoccupanti.
Collaborazione fra Mit e servizio segreto afgano - In questa chiave è necessario un rafforzamento della collaborazione tra i servizi segreti ufficiali dei due Paesi, il Mit turco e la Direzione nazionale della sicurezza (Dns) afgana. A Kabul l'intelligence turca è operativa, con una rete capillare estesa a molte aree del Paese. Ma adesso, nell'ottica di sviluppare ulteriormente i rapporti bilaterali, i due servizi segreti dovranno collaborare ancora più strettamente con uno scambio più intenso di informazioni.
Ruolo anti-terrorismo - Il 1 marzo 2021 Kabul e Ankara hanno festeggiato insieme i 100 anni delle loro relazioni diplomatiche. Un rapporto di grande fiducia, cominciato due anni dopo l'indipendenza dell'Afghanistan (avvenuta nel 1919), quando l'ambasciata turca a Kabul fu la prima rappresentanza diplomatica a essere riconosciuta. E allo stesso modo l'Afghanistan fu il secondo Paese dopo l'Unione Sovietica a riconoscere la nuova Repubblica di Turchia fondata da Mustafa Kemal, cioè Ataturk, nel 1923. Durante la cerimonia, il ministro degli Esteri afgano Mohammed Haneef Atmar ha dichiarato che Ankara ha avuto nel Paese un ruolo fondamentale nella lotta al terrorismo. La Turchia intende proseguire questo impegno e rafforzarlo.
Rete di difesa allargata a Pakistan e Ungheria - Rafforzando il suo ruolo in Afghanistan, al contempo Erdogan vuole estendere la collaborazione che già esercita assieme ad altri Paesi e leader a lui vicini. Al termine del vertice della Nato a Bruxelles il presidente turco ha detto che la Turchia sta cercando il coinvolgimento di Pakistan e Ungheria nella nuova missione militare che Ankara sta preparando in seguito al ritiro delle truppe americane.
Ramificazione turca in ampie aree dell'Afghanistan - Erdogan vede l'Afghanistan come un nuovo serbatoio di sviluppo internazionale per la Turchia, l'ultimo scacchiere da occupare dopo quello del Mediterraneo orientale dove ormai da due anni le navi battenti bandiera rossa con la mezzaluna si sono posizionate in modo strategico. Il leader turco intende fare dell'Afghanistan la base della Turchia nell'Asia Centrale, visione sorta in modo più chiaro in seguito alla guerra vinta dall'Azerbaigian contro l'Armenia nel Nagorno-Karabakh grazie all'impiego dei droni turchi (considerati i nuovi gioielli di famiglia in quanto costruiti dall'azienda del genero di Erdogan). Non solo l'invio di soldati, quindi, ma di uomini d'affari e imprenditori, pronti ad allargare gli interessi turchi in vaste zone del Paese, ma in particolare nella fascia a nord.
Alleanza con etnie tagika e uzbeka - Ankara non può però rimanere sola, senza alleati interni, per un'impresa così complessa come quella di sostituirsi, non solo militarmente, agli Stati Uniti in Afghanistan. E dunque, oltre ai legami con il governo, la Turchia sta da tempo coltivando i rapporti con le diverse etnie nel settentrione del Paese, in vista di ricostituire quella Alleanza del Nord che all'inizio del Duemila costituiva l'argine più forte nei confronti dei Talebani. Le varie tribù del nord vedono difatti in Ankara un faro e un elemento forte per appoggiare le proprie istanze. La Turchia si porrebbe così in Afghanistan in una posizione strategica decisiva fra la Russia e la Cina.
Afghanistan nel "Consiglio turkico", la Lega turca - Tutte le strutture di questo Consiglio, una sorta di Lega turca costituita sul modello di quella araba, si trovano a Istanbul. Il Consiglio di cooperazione dei Paesi turcofoni è stato costituito abbastanza di recente, nel 2009, ne fanno parte nazioni di lingua turca come Azerbaigian, Kazakistan, Kirghizistan e Turchia, e non è escluso che nel prossimo periodo possano entrare altri due Paesi turcofoni come Turkmenistan e Uzbekistan, per ora non membri ufficiali. L'offerta di Ankara all'Afghanistan rafforzerebbe ancora di più la Lega turca, ma molto soprattutto il Paese che ne rappresenta la lingua unica.
Ricostruzione edilizia di Kabul e altre città - È uno degli schemi che da sempre costituiscono la potenzialità della Turchia all'estero una volta sbarcata. Il presidente turco ha sviluppato questo modello ovunque la Turchia è oggi presente, dalla Somalia ai Balcani passando per la Libia, e persino in Europa con i finanziamenti per la costruzione di moschee. Il modello di sviluppo passa, in patria, soprattutto attraverso l'edificazione di città, complessi residenziali, centri commerciali, dighe, canali. Il progetto della Turchia in Afghanistan è anche quello di portare una classe di imprenditori edilizi pronti a ricostruire buona parte di Kabul e delle città distrutte da anni di guerra.
Trattative e accordi con i Talebani - È impensabile però attuare un programma così vasto senza un minimo di consenso, di intesa, di ricerca di collaborazione con i Talebani. La Turchia si prepara da un lato a contenere le loro eventuali capacità offensive, una volta che gli Usa si saranno ritirati completamente dal Paese. Dall'altro, attraverso una classe diplomatica molto ben sperimentata ed esperta, è pronta a istituire tavoli, ascoltare, parlare e concludere possibili accordi e intese. L'11 giugno i Talebani hanno invitato "la Turchia a ritirare tutte le proprie truppe dall'Afghanistan insieme alla Nato", come ha chiesto da Doha il portavoce del gruppo, Suhail Shaheen. Lo stesso giorno il quotidiano turco Daily Sabah, filo governativo, al rifiuto opposto dai Talebani ha commentato che la permanenza delle truppe turche in loco non dipende dal gruppo militante, ma dal sostegno offerto dalla Nato e dagli Stati Uniti. In proposito il ministro della Difesa turco, generale Hulusi Akar, ha dichiarato: "Abbiamo intenzione di restare in Afghanistan, ma ad alcune condizioni. Quali? Attraverso un supporto politico, finanziario e logistico. Se questi requisiti saranno soddisfatti, allora potremo rimanere". Washington ha subito appoggiato le parole di Ankara. Ora starà alla Turchia trovare un modus vivendi con i Talebani, impresa difficile ma non impossibile per un Paese musulmano che ha molte leve, anche di carattere commerciale e religioso, da far valere.
Addestramento delle truppe afgane - Di pari passo con la prospettiva di colloqui con i Talebani va il programma di addestramento, in atto ormai da anni, delle truppe regolari afgane. Ankara è presente a Kabul con più di 500 uomini che addestrano le forze di sicurezza locali, costituendo ora il contingente straniero più numeroso. Il programma si irrobustirà ancora, sia come impiego sul campo sia come sviluppo sia come quantità di uomini.
Contenimento dei profughi - Degli oltre 6 milioni di rifugiati afgani sparsi nel mondo, almeno 200mila si trovano in Turchia. Il governo di Kabul giudica che la responsabilità principale del fenomeno in Afghanistan sia dovuta al conflitto scatenato dal gruppo armato militante. La Turchia si impegna non solo nel sostegno agli afgani ormai transitati all'interno del proprio Paese, ma intende contenerne l'afflusso stabilizzando la regione. La Turchia oggi vede nell'Afghanistan un fronte inaspettato di sviluppo. Spiega il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu: "Continuiamo a contribuire alla sicurezza dei nostri fratelli e sorelle con i nostri soldati all'interno della missione Nato fornendo addestramento e sostegno all'equipaggiamento delle forze di sicurezza afgane". Ankara sembra dunque determinata a trasformare l'Afghanistan nel "centro dei progetti di connettività della regione", sfruttando la posizione strategica "nel cuore dell'Asia" che la Turchia non intende lasciare nel vuoto dopo il ritiro degli Stati Uniti.