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di Franco Venturini


Corriere della Sera, 20 giugno 2021

 

Il presidente Usa l'ha chiesto esplicitamente. Ma il leader russo sa che in caso opposto ci sarebbero gravi conseguenze. Se il vertice Biden-Putin ha avuto un senso, e lo ha certamente avuto nella comune volontà di dialogo tra le parti, crediamo di poter indovinare quel che è accaduto nella prigione che ospita l'uomo-simbolo dell'opposizione al Cremlino, quel Alexej Navalny che in febbraio è stato condannato a tre anni e mezzo: raddoppio della guardia, medici pronti a intervenire in caso di bisogno, assaggiatori di tutto quello che Navalny beve o mangia, un paio di ambulanze di riserva. Perché Navalny non deve morire. Putin, naturalmente, lo sapeva da tempo anche se i suoi servizi sono accusati di aver tentato di avvelenarlo. Ma una cosa è esserne consapevoli e altra è sentirselo dire in faccia da un Biden che non aveva l'aria di scherzare: "Se Navalny dovesse morire in carcere le conseguenze saranno devastanti".

E dal momento che ora tra Biden e Putin non corrono soltanto insulti ma anche mani tese sul disarmo, accordi per combattere insieme (davvero?) gli attacchi cibernetici, preparazioni per uno scambio di vere o presunte spie come ai tempi della guerra fredda, segreti interessi a frenare la poderosa ascesa della Cina, ecco allora che la "linea rossa" tracciata da Biden assume una importanza capitale per Putin. Va detto che oltre a nominare Navalny, cosa che Putin in conferenza stampa non ha mai fatto, il nuovo capo della Casa Bianca ha chiesto al collega del Cremlino un cambio di passo nei confronti di tutta l'opposizione. Ma su questo c'è poco da sperare. I gruppi che fiancheggiano le proteste di Navalny sono stati dichiarati fuorilegge e in parte sono emigrati, ogni critica ai piani alti del Palazzo può essere attribuita ad "agenti stranieri", la magistratura è pronta a castigare chi non fila diritto, e le elezioni parlamentari di settembre semmai accentueranno la svolta autoritaria. Putin sa di non poter apparire debole davanti alla sua opinione pubblica. E poi, non basta che Navalny viva?