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di Damiano Aliprandi


Il Dubbio, 24 giugno 2021

 

Attualmente è in detenzione domiciliare per scontare una pena di un anno e 4 mesi di reclusione, il reato per il quale è stato condannato è quello di calunnia che avrebbe commesso nel 2011. Ha chiesto il permesso di poter lavorare visto che la famiglia non riesce a sostenersi, ma il tribunale di sorveglianza di Taranto gliel'ha rigettata. Per questo ha deciso, come forma di protesta pacifica, di interrompere la sua terapia insulinica ed inalatoria ai polmoni fino a quando non sarà ascoltato.

Si chiama Salvatore Micelli ed è di Taranto. La sua è una vicenda giudiziaria costellata da 10 assoluzioni nei suoi confronti, ricorsi vinti al Tar e diverse cause civili vinte intentate contro di lui. Dal suo punto di vista, ha subito pressioni e accanimenti giudiziari, perché aveva denunciato il sistema degli appalti a Taranto. Tanto da subire anche gogne pubbliche su facebook, creandogli problemi psichici che inevitabilmente si ripercuotono sulla salute fisica: subisce quasi una ischemia, gli esplode il diabete di cui soffriva leggermente fin da piccolo, toccando picchi di quasi 600 come glicemia.

Una vicissitudine che ha raccontato dettagliatamente a Maurizio Turco, segretario del Partito Radicale. Ma la denuncia di Micelli verte soprattutto sul rigetto dei benefici, in maniera particolare il permesso di lavoro, nonostante la pena breve da scontare. Il 28 ottobre 2020 il Tribunale di Sorveglianza di Taranto deve esprimersi sulla sua richiesta di affidamento ai servizi sociali per una condanna definitiva del 2018 per il reato di calunnia, condanna ad 1 e 4 mesi di reclusione. L'istanza di affidamento gli sarà rigettata: il 4 novembre 2020, Micelli si consegna ai carabinieri di Taranto per procedere con l'ordine di esecuzione e la sua traduzione nel carcere di Taranto. Lascerà a casa una compagna e un figlio di 11 mesi, tanto da perdersi il suo primo compleanno.

Con i suoi legali depositano istanza di fungibilità della pena per decurtare la detenzione subita. La pena residua scende a 12 mesi. Depositano istanza di concessione benefici 199 e 137/ 20 (svuotacarceri covid). Saranno tutte rigettate per pericolo di reiterazione del reato. Ricordiamo che è quello di calunnia. Farà reclamo e in data 12 aprile il Tribunale di Sorveglianza con diverso magistrato accoglie il loro reclamo: il 20 aprile Micelli fa finalmente ritorno a casa in detenzione domiciliare. Il 13 aprile invece la Cassazione annulla l'ordinanza di rigetto dell'affidamento ai servizi sociali. A marzo depositano ricorso per revisione processuale condanna presso la Corte d'Appello di Potenza, ancora in attesa dell'esito.

Una vicenda che ha comunicato, tramite missiva di lunedì scorso, al Tribunale di Sorveglianza di Taranto e per conoscenza al Garante Regionale dei Detenuti e al ministero della Giustizia. Non usufruendo dei benefici rigettati, Micelli convive con il proprio figlio minore, di mesi 18, e la sua compagna che rappresenta l'unica fonte di reddito e di entrata economica familiare. Con un solo stipendio, non riescono a sostenersi. Quello che chiede Micelli è aver l'autorizzazione di poter lavorare. Anche perché, attualmente, come scrive nero su bianco nella missiva rivolta alle autorità competenti, ricopre la carica lavorativa di socio-lavoratore della cooperativa Indaco Service con mansione dirigenziale. Potrebbe lavorare, ma il magistrato di sorveglianza ha rigettato la sua richiesta. Per questo, Micelli, ha deciso di sospendere la terapia insulinica salvavita e terapia inalatoria per i polmoni, assumendosi ogni conseguenza del caso.