di Liana Milella
La Repubblica, 24 giugno 2021
La riforma della giustizia verso il cdm, Cartabia ha il testo pronto cerca l'accordo con i 5S. Il destino dell'imputato assolto distinto da chi subisce una condanna. Sulla prescrizione, tra Cartabia e Bonafede, un accordo si sta profilando come possibile.
Può reggere su un compromesso: in bilico tra la norma dell'ex Guardasigilli di M5S, che vedeva la prescrizione bloccata dopo il primo grado, e che non verrebbe buttata nel cestino per salvare "l'onore" politico dei grillini, e una formula suggerita dal Pd, la prescrizione "processuale", che si consumerebbe tra il processo di appello e quello in Cassazione. Distinguendo il destino dell'imputato assolto da quello che ha già subito una condanna in primo grado. Al momento siamo fermi all'ultimo scoglio, e cioè decidere cosa succede per chi viene condannato. M5S pone un paletto rigido, dice no a chiudere il processo accettando solo uno sconto di pena, come prevede anche il modello tedesco. Perché si andrebbe a quella "denegata giustizia" da cui ha messo in guardia il (forse) neo leader di M5S Giuseppe Conte.
Prima di entrare nel merito tecnico della proposta sulla prescrizione, fermiamoci allo scenario politico. Il premier Draghi vuole chiudere sulla giustizia e arrivare a un risultato concreto già per fine luglio. Gli emendamenti di Cartabia sul civile sono già stati depositati al Senato, adesso bisogna chiudere sul penale e sul Csm. Il premier e la Guardasigilli decidono che sarà il consiglio dei ministri la sede della "sintesi politica". Lì dev'essere messa quella che, in via Arenula, chiamano la "bollinatura" del testo. Su cui tutti i partner della maggioranza, M5S compreso, apporranno la firma.
"Siamo in dirittura d'arrivo" dice Cartabia a chi la incrocia in Transatlantico. E in effetti è così. La riforma penale è pronta. Superati gli scogli sul processo d'appello, che non vedrà un'eccessiva stretta, e sulle priorità dell'azione penale, che resteranno in mano alle toghe e non al Parlamento, eccoci alla prescrizione. Vediamo i dettagli della proposta lanciata dal Pd per tendere un ramoscello d'ulivo al M5S. La prescrizione si ferma dopo il primo grado. Proprio come nella legge di Bonafede.
Ma poi il meccanismo cambia. Scatta una prescrizione processuale, legata alla durata del dibattimento. Saranno previsti dei "termini di fase", due anni per il processo di appello e un anno per quello in Cassazione. Con uno sviluppo diverso a seconda che l'imputato venga assolto oppure venga condannato. Nel primo caso, per l'assolto, se il tempo concesso per chiudere la fase processuale viene superato, scatta l'improcedibilità, il processo si chiude. Se invece l'imputato è stato condannato, ma la fase processuale ha superato i limiti stabiliti dalla legge, allora c'è uno sconto di pena, proprio come avviene nel modello tedesco. Sempre per i condannati, potrebbe essere previsto un termine più lungo per giungere comunque alla sentenza, che però, una volta superato, vedrebbe scattare comunque l'improcedibilità.
Ed è qui che, nelle trattative riservatissime in corso, Bonafede e i suoi mettono tuttora dei paletti rigidi perché la filosofia della prescrizione bloccata dell'ex ministro della Giustizia è quella che chi ha commesso un reato deve arrivare a una condanna e non deve essere "graziato" dalla prescrizione.
Ma per evitare una trattativa infinita e giungere, per fine luglio, almeno al via libera della commissione Giustizia della Camera, Draghi e Cartabia hanno deciso che il passaggio dal consiglio dei ministri avvenga subito. Il presidente della commissione Mario Pierantoni, di M5S, ha già chiesto al presidente della Camera Roberto Fico di prevedere un nuovo appuntamento in aula rispetto al 28 giugno. E sarà luglio il mese caldo per il processo penale almeno in commissione. L'approdo in aula finirà a settembre.