sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Damiano Aliprandi


Il Dubbio, 24 giugno 2021

 

"Una delle criticità che la pandemia ha fatto emergere in tutta la sua complessità, riguarda proprio gli ambienti. Le strutture si sono spesso rivelate inadeguate. L'esigenza dell'isolamento delle persone positive o in quarantena, si è scontrata con la densità delle presenze. Gli edifici costruiti attorno all'unico fattore del posto letto hanno mostrato tutta la loro inadeguatezza e fragilità, nelle carceri come nelle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa)".

Parliamo di un passaggio fondamentale cristallizzato nella relazione annuale del Garante nazionale delle persone private della libertà. Riguarda il capitolo dedicato alla parola "struttura". Riguarda il carcere, i centri di accoglienza, gli hotspot, ma riguardano anche le Rsa. Con l'emergenza sanitaria, si legge nella relazione, altri ambienti si sono chiusi. Nelle strutture residenziali, infatti, dimensionate sulla base della capacità di ospitalità in termini di posti letto, le persone si sono ritrovate non solo chiuse al mondo esterno, ma anche isolate dall'interno: ristrette nelle loro stanze, spesso multiple, da cui non potevano uscire.

"Stanze tutte uguali - si legge nella relazione del Garante - con gli stessi letti, i medesimi comodini, qualche armadietto a muro per tenere le proprie cose, stanze che ricordano quelle degli ospedali destinate però, queste ultime, a soggiorni temporanei e brevi". I pochi ambienti comuni, essenzialmente la mensa e un unico salone, non sono praticabili perché insufficienti per le esigenze di stanziamento. "Sono rimasti allora i corridoi dei reparti, unici luoghi accessibili, in cui le persone sostano fuori dalla porta della stanza, seduti sulle sedie o sulle carrozzine, senza nulla da fare, nessuno con cui parlare, niente da aspettare", sottolinea la relazione.

La pandemia, così come altri luoghi dove, di fatto, la libertà viene privata, ha fatto emergere alcune contraddizioni nelle Rsa. Per questo il Garante nazionale Mauro Palma, durante la presentazione della relazione annuale al Parlamento, ha condiviso tre o quattro osservazioni per formulare una richiesta al Legislatore. La prima riguarda l'arretratezza dei dati disponibili - gli ultimi forniti dall'Istituto di statistica sono del 2018. La seconda riguarda la classificazione delle strutture per disabili che scompaiono quando le persone compiono il sessantacinquesimo anno di età, poiché da quel momento le residenze sono classificate "per anziani" e l'analisi specifica dei bisogni e dell'adeguatezza delle risposte alle relative specificità spariscono.

La terza riguarda la disomogeneità territoriale: il numero di posti letto disponibili in tutto il Sud è all'incirca la metà di quello relativo alla sola Lombardia. "È doverosa - ha osservato il Garante Mauro Palma - una complessiva riflessione sul sistema in sé delle residenze sanitarie assistenziali che sono nella maggior parte dei casi strutture private accreditate; nonché sui criteri di accreditamento che proprio perché calibrati sull'organizzazione a stanze e relativo numero di letti, a cui si aggiunge qualche ambiente comune, hanno finito col configurarsi nel periodo dell'impossibilità di attività comuni per il rischio di contagio, in qualcosa di simile a piccoli reparti ospedalieri, dove il letto diveniva il "luogo" della giornata, peraltro trascorsa in assenza di figure esterne".

Molte volte il Garante nazionale ha sollecitato la loro controllata apertura in sicurezza e troppo spesso le indicazioni in tal senso date dal ministero della Salute risultano tuttora disattese regionalmente perché affidate alla discrezionalità del gestore della struttura. Con danni importanti di regresso cognitivo nel caso di utenti con specifiche disabilità.

Da qui la duplice proposta: dell'avvio di una riflessione ampia sulla risposta istituzionale alle fragilità dovute all'età, alle disabilità, più in generale ai particolari bisogni specifici, che riconfiguri l'attuale modello; e, parallelamente l'istituzione di un registro nazionale effettivo che possa dare con continuità un quadro delle situazioni e indichi come e dove intervenire, supportando, controllando, rivedendo ove necessario, convenzioni anche talvolta di antica tradizione.