di Concetto Vecchio
La Repubblica, 29 giugno 2021
Mercoledì vertice dei capigruppo del Senato per trovare un punto di caduta. Il Pd chiede l'approvazione senza modifiche, Iv più propensa a dialogare con il centrodestra. Sulla legge Zan tutto sembra rotolare verso la conta in aula, il 13 luglio. Mercoledì, convocato dal relatore al Senato, il leghista Andrea Ostellari, si terrà un vertice con tutti i capigruppo per tentare di giungere a una mediazione tra le parti.
Il fronte pro legge, Pd, M5S, Leu, Italia viva, autonomisti da un lato, e dall'altro il centrodestra che invece chiede modifiche, facendosi forte della nota verbale della Santa sede. Ma nel centrosinistra in pochi sono ottimisti sull'esito, nessuno ci crede davvero. "La trattativa è stata proposta da chi in questi mesi ha fatto soltanto muro", ragiona amaro il capogruppo pd in Commissione Giustizia, Franco Mirabelli. "Sarà complicato trovare un compromesso sulle modifiche, ad ogni modo andremo ad ascoltare".
Il Pd chiede che la legge venga approvata così com'è uscita dalla Camera, il 4 novembre scorso; il centrodestra reclama la riformulazione di almeno tre articoli: 1, 4 e 7. "La rigidità di Enrico Letta - avvisa Licia Ronzulli, vicepresidente di Forza Italia al Senato - porterà all'affossamento: avvisatelo che nemmeno i suoi senatori lo seguiranno". In questo contesto di muro contro muro il capogruppo di Italia Viva Davide Faraone tenta a sua volta un negoziato, "nella convinzione che la Lega non è solo Pillon, e che se non allarghiamo la maggioranza al momento del voto rischiamo di naufragare".
Ma qual è il punto di caduta per i renziani? Faraone cita il presidente emerito della Consulta Giovanni Maria Flick, che ha suggerito di modificare l'articolo 1, perché "in sede penale elenchi e casistiche non funzionano troppo", ed "è difficile capire dove finisce la legittima scelta, decisione ed espressione di un pensiero e dove invece inizi un atto discriminatorio". "Dobbiamo puntare ad avere 50-60 voti di scarto, altrimenti è un terno a lotto", sostiene Faraone. Ma è un proposito realistico?
Il Pd preferisce morire sul campo, addossando ad altri l'eventuale fallimento di una legge che definisce la sua identità di partito dei diritti, piuttosto che finire impelagato nella palude di una riformulazione, visto che poi il testo tornerebbe a Montecitorio. "Siamo nel punto di equilibrio più avanzato, il frutto di lunghe mediazioni, ma se la cambiamo non vedrà più la luce", preme il padre della riforma, il pd Alessandro Zan.
"Sono convinto che anche i renziani alla fine la voteranno". Ivan Scalfarotto, Italia viva, condivide la fretta di Zan: "Corriamo il rischio di fare la fine della mia legge contro l'omofobia. Siamo seri: qui c'è chi la vuole e chi non la vuole, tutto il resto è strumentale. Voglio ricordare che sulle unioni civili Renzi mise la fiducia. E l'introduzione del concetto di identità di genere, nell'articolo 1, nasce per tutelare dalle discriminazioni anche i transessuali. Non la penso come Flick, le sue obiezioni mi sembrano debolissime". E quindi Italia viva è divisa? "Con Faraone siamo d'accordo sul fatto che si rischia grosso in aula, ma non credo affatto che la Lega voglia una legge migliore".
Il sentiero è strettissimo. "Quello che noi, come tante associazioni e la Santa Sede abbiamo contestato, è l'introduzione di nuovi reati d'opinione e il fatto che alcuni temi arrivino sui banchi di scuola dei bambini di sei anni", ha ribadito Salvini, a proposito di un altro punto criticato dalla destra: l'istituzione della giornata nazionale contro l'omofobia anche nelle scuole. Ho mandato un messaggio a Letta la scorsa settimana e manco mi ha risposto". "Gli scriverò su whatsapp", ha replicato Letta, "e gli dirò che il luogo del confronto è il Parlamento. Mi auguro che sia nel merito, ma le dichiarazioni della Lega sono per affossare tutto". In aula quindi. "I numeri ci sono", giura Mirabelli.