di Dimitri Buffa
L'Opinione, 29 giugno 2021
Avrà il coraggio il capo dello Stato in carica di sfidare i forcaioli in servizio permanente effettivo dei giornali e dei talk-show filo-grillini e di concedere la grazia presidenziale entro il prossimo 9 settembre - in pieno semestre bianco - a un innocente come Ambrogio Crespi? Condannato però in via definitiva per il famigerato reato di concorso esterno in associazione mafiosa?
Tutti i bei discorsi sull'esemplare provvedimento del Tribunale di sorveglianza di Milano che alcuni giorni fa ha rimesso in libertà quasi a furor di popolo e con motivazioni esemplari una persona che - per chi lo ha conosciuto anche solo superficialmente - sta ad una condanna passata in giudicato per contiguità con la mafia come Enzo Tortora a suo tempo stava ad una accusa e a una condanna in primo grado per avere spacciato droga, si infrangono su una decisione che dovrà essere, per forza di cose, politica. Una vera assunzione di responsabilità di sfidare l'impopolarità presso i followers dei pm milanesi che a suo tempo a Crespi lo arrestarono senza prove. Senza badare, lui che per costituzione presiede il Csm, a quegli equilibri sempre interni alla magistratura milanese che per quieto vivere lo hanno condannato in via definitiva per chiudere una pratica scottante limitando i danni e senza sconfessare quei colleghi che purtroppo hanno tuttora carriere non separate con chi deve giudicare sulla base delle loro inchieste.
Sergio Mattarella finora non ha dimostrato di avere quella grinta che ebbe a suo tempo Francesco Cossiga, suo illustre predecessore, con la corporazione in toga. Ma a fine mandato magari potrebbe prendere il coraggio a due mani per dare un segnale a chi ancora crede nella giustizia - come lo stesso regista Ambrogio Crespi ha sempre dimostrato non retoricamente di credere - e per darne un altro a chi vorrebbe riformare questa maniera di amministrare la procedura penale. Magari giovandosi dei referendum dei Radicali e della Lega in materia.
Visto che il Parlamento è fermo al palo da sempre e che anche la bravissima ministra Marta Cartabia più di tanto sembra non poter fare. Come nel film più bello di Crespi, "Spes contra spem", il presidente della Repubblica potrebbe dare alla speranza un significato ontologico e contribuire a cambiare le cose. Verrebbe così ricordato nella storia patria non solo per essere stato un buon notaio ma anche un grande, immenso statista. Se ne freghi delle critiche dei giustizialisti a un tanto al chilo. Quelli saranno il sarcasmo e la nemesi della storia a seppellirli sotto un'ondata di ridicolo.