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di Liana Milella


La Repubblica, 1 luglio 2021

 

"Ferma condanna delle violenze e umiliazioni inflitte ai detenuti". La ministra chiede un rapporto su come possano essere accaduti i fatti contestati dalla procura nel carcere campano. Si procederà tempestivamente anche al ripristino dell'intera rete di videosorveglianza attiva negli istituti. "La più ferma condanna per la violenza e le umiliazioni inflitte ai detenuti, che non possono trovare né giustificazioni né scusanti".

È nettissima la reazione della Guardasigilli Marta Cartabia sulle violenze inaccettabili compiute dagli agenti penitenziari nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile dell'anno scorso. Cartabia annuncia anche una nutrita serie di provvedimenti per evitare che fatti simili possano accadere ancora.

La ministra ha convocato stamattina già alle 9 il capo del Dap, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Dino Petralia, e il Garante nazionale delle persone private della libertà Mauro Palma. Presenti anche il sottosegretario Francesco Paolo Sisto, mentre la sottosegretaria Anna Macina è stata aggiornata telefonicamente. La reazione di tutti i presenti è stata unanime: "Condanna per le violenze e le umiliazioni inflitte ai detenuti che non possono trovare né giustificazioni né scusanti".

"Un'offesa e un oltraggio alla dignità della persona dei detenuti e anche a quella divisa che ogni donna e ogni uomo della polizia penitenziaria deve portare con onore, per il difficile, fondamentale e delicato compito che è chiamato a svolgere". Reagisce così Marta Cartabia davanti ai video. E parla di "un tradimento della Costituzione: perché l'articolo 27 esplicitamente richiama il senso di umanità, che deve connotare ogni momento di vita in ogni istituto penitenziario. Si tratta di un tradimento anche dell'alta funzione assegnata al corpo di polizia penitenziaria, sempre in prima fila nella fondamentale missione, svolta ogni giorno con dedizione da migliaia di agenti, di contribuire alla rieducazione del condannato".

Ma Cartabia va oltre. Perché "di fronte a fatti di una tale gravità non basta una condanna a parole, ma occorre attivarsi per comprenderne e rimuoverne le cause. E o occorre attivarsi perché fatti così non si ripetano".

La ministra spiega di aver chiesto "un rapporto completo su ogni passaggio di informazione e sull'intera catena di responsabilità, che ci auguriamo sia isolata" e di aver chiesto "una verifica a più ampio raggio, in sinergia con il capo del Dap, con il Garante Palma e con tutte le articolazioni istituzionali, specie dopo quest'ultimo difficilissimo anno, vissuto negli istituti penitenziari con un altissimo livello di tensione". E Cartabia parla ancora di Costituzione: "Oltre quegli alti muri di cinta delle carceri c'è un pezzo della nostra Repubblica, dove la persona è persona, e dove i diritti costituzionali non possono essere calpestati. E questo a tutela anche delle donne e degli uomini della polizia penitenziaria, che sono i primi a essere sconcertati dai fatti accaduti".

Il vertice in via Arenula con Petralia e Palma - Per un'intera mattinata, ma già nelle ultime 48 ore, da quando è stata emessa l'ordinanza della procura di Santa Maria, Cartabia è stata in strettissimo e continuo contatto con i vertici del Dap, con Petralia e con il suo vice Roberto Tartaglia. Ed è con loro che, anche stamattina, Cartabia ha ricostruito il dossier sul carcere campano.

E mentre dalle forze politiche - Letta del Pd "abusi intollerabili", Fratoianni di Sinistra italiana "spedizione punitiva da parte di uomini in divisa", Costa di Azione "quadro sconcertante" - giunge a Cartabia l'invito a riferire immediatamente in Parlamento sui fatti avvenuti in quel carcere dove i detenuti sono stati sottoposti a ripetute violenze, che, come dimostrano i contatti via chat, erano state pianificate nelle ore precedenti, la Guardasigilli prende una posizione netta. Ha chiesto approfondimenti sull'intera catena di informazioni e responsabilità, a tutti i livelli, che hanno consentito quanto accaduto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, oltre a un rapporto a più ampio raggio anche su altri istituti.

Ma la ministra ha mosso anche altri passi. Una volta ottenuta in via formale, solo stamattina, dai magistrati di Santa Maria l'ordinanza di custodia cautelare con la relativa documentazione, Cartabia ha disposto le immediate sospensioni di tutti i 52 agenti indagati e raggiunti da misure di vario tipo. Ma il Dap sta valutando anche ulteriori provvedimenti nei confronti di altri indagati che non sono stati oggetto di iniziative cautelari. Partirà anche un'ispezione straordinaria nel carcere dopo aver ottenuto il nulla osta della magistratura. Hanno avuto un peso importante le parole del Garante Palma che parla di "deriva culturale che tali immagini evidenziano".

Ma i fatti gravissimi avvenuti a Santa Maria hanno spinto il Dap a procedere tempestivamente anche al ripristino dell'intera rete di videosorveglianza attiva negli istituti. Verrà rafforzata l'attività di formazione, già in corso, di tutto il personale, anche in via obbligatoria. L'obiettivo è evitare che fatti analoghi possano ripetersi, anche per tutelare la funzione e l'immagine della stessa polizia penitenziaria che evidentemente esce gravemente danneggiata dalle immagini di Santa Maria che fanno rivivere l'incubo di quelle di vent'anni fa a Bolzaneto che hanno compromesso l'immagine dell'Italia nel mondo.