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di Alessio Ribaudo

 

Corriere della Sera, 1 luglio 2021

 

I Dem chiedono alla ministra della Giustizia un confronto in Parlamento sulle violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Intanto il ministero ha sospeso i 52 agenti sotto indagine da parte della procura casertana. Scontro Pd-Lega sulle parole di Matteo Salvini. Amnesty: "Applicare il reato di tortura".

Le intollerabili violenze subite da alcuni detenuti del carcere di Santa Maria Capua da parte di agenti della Polizia Penitenziaria arriveranno presto in Parlamento. Il Partito democratico ha chiesto alla ministra della Giustizia, Marta Cartabia, di riferire in aula sugli "abusi intollerabili". "Sono violenze inaccettabili e vergognose in un Paese civile - ha spiegato Piero De Luca, vicepresidente Pd alla Camera - e il nostro gruppo chiede che la ministra Cartabia riferisca in Parlamento su quanto accaduto". Le immagini dei pestaggi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, diffuse dal quotidiano Domani, per il segretario Dem, Enrico Letta, sono "così intollerabili che non possono avere cittadinanza nel nostro Paese, maggior ragione gravi perché ascrivibili a chi deve servire lo Stato con lealtà e onore".

Per Matteo Salvini, leader della Lega, "chi sbaglia paga soprattutto se indossa una divisa però non si possono coinvolgere tutti i 40mila donne e uomini di polizia penitenziaria e non si possono sbattere in prima pagina con nomi e cognomi, serve rispetto per uomini in divisa che ci proteggono in strada, i singoli errori vanno puniti, conosco quei padri di famiglia sotto accusa e sono convinto che non avrebbero fatto nulla di male". Salvini aggiunge: "giovedì sarò a Santa Maria Capua Vetere per portare la mia solidarietà agli agenti della penitenziaria, la Lega sarà sempre dalla parte delle forze dell'Ordine".

Parole che hanno fatto divampare le polemiche. La presidente dei senatori del Pd, Simona Malpezzi, sui social parlato di "grave ambiguità e strumentalizzazione di Salvini". Anche il senatore Franco Mirabelli, componente Pd della commissione nazionale antimafia, dice: "Salvini continua con la propaganda, il tema per noi non è schierarsi pro o contro la polizia penitenziaria, ma sapere che per difendere un corpo importante dello Stato bisogna punire chi si è macchiato di reati ed abusi proprio per difendere la credibilità di tutti gli altri. Essere ambigui come fa Salvini non aiuta: noi stiamo con chi in carcere fa un lavoro difficile e contro chi, coi propri comportamenti, rischia di screditare quell'impegno quotidiano".

Intanto oggi c'è stata una riunione straordinaria al ministero della Giustizia sulla situazione nelle carceri e proprio la ministra, Marta Cartabia, ha convocato il capo del dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria (Dap), Bernardo Petralia; il Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma e il sottosegretario Francesco Paolo Sisto.

Per la ministra si è trattato di "un'offesa e un oltraggio alla dignità della persona dei detenuti e anche a quella divisa che ogni donna e ogni uomo della polizia penitenziaria deve portare con onore, per il difficile, fondamentale e delicato compito che è chiamato a svolgere". Poi aggiunge: "è un tradimento della Costituzione: l'art.27 esplicitamente richiama il "senso di umanità", che deve connotare ogni momento di vita in ogni istituto penitenziario e si tratta di un tradimento anche dell'alta funzione assegnata al corpo di polizia penitenziaria, sempre in prima fila nella fondamentale missione, svolta ogni giorno con dedizione da migliaia di agenti, di contribuire alla rieducazione del condannato".

In particolare, la ministra ha chiesto approfondimenti sull'intera catena di informazioni e responsabilità, a tutti i livelli. "Di fronte a fatti di una tale gravità non basta una condanna a parole. Occorre attivarsi - spiega la Guardasigilli - per comprenderne e rimuoverne le cause e perché fatti così non si ripetano. Ho chiesto un rapporto completo su ogni passaggio di informazione e sull'intera catena di responsabilità. Vicenda che ci auguriamo isolata e richiede una verifica a più ampio raggio, in sinergia con il capo del Dap, con il Garante nazionale delle persone private della libertà e con tutte le articolazioni istituzionali, specie dopo quest'ultimo difficilissimo anno, vissuto negli istituti penitenziari con un altissimo livello di tensione.

Oltre quegli alti muri di cinta delle carceri - conclude la Ministra Cartabia - c'è un pezzo della nostra Repubblica, dove la persona è persona, e dove i diritti costituzionali non possono essere calpestati. E questo a tutela anche delle donne e degli uomini della Polizia penitenziaria, che sono i primi ad essere sconcertati dai fatti accaduti". Inoltre sono state disposte le sospensioni di tutti i 52 indagati raggiunti da misure di vario tipo. Il Dap sta valutando ulteriori provvedimenti anche nei confronti di altri indagati, non destinatari di provvedimenti cautelari, e ha disposto un'ispezione straordinaria nell'Istituto del casertano, confidando nel pronto nulla osta da parte della magistratura.

La Garante - Oggi però a puntare l'indice sulle condizioni del carcere di Santa Maria Capua Vetere Emanuela Belcuore, garante dei detenuti della provincia di Caserta: "Molti detenuti mi hanno segnalato che ieri un black out del carcere gli ha impedito di guardare la televisione e i giornali, regolarmente pagati, non sarebbero stati distribuiti, nessuna insinuazione, ma ora i detenuti neanche più informazione devono avere?".

La Garante va oltre. "Occorre già far fronte alla carenza d'acqua e alla presenza di insetti di ogni tipo vista la vicinissima discarica a cielo aperto - prosegue - ma temo che ci saranno anche meno agenti viste le misure cautelari. Sono vicina a coloro che ogni giorno indossano la divisa e svolgono il proprio lavoro ma le mele marce vanno tolte dal cestino. Dai video si notano pestaggi anche ai danni di una persona su sedia a rotelle. E questo sarebbe riportare l'ordine?".

Le toghe - Non ci stanno neanche alcune correnti delle toghe italiane. Magistratura democratica sottolinea come "a luglio 2021 saranno venti gli anni trascorsi dai fatti del G8 di Genova e Nomi come Diaz e Bolzaneto evocano quella "eclisse della democrazia" sulla quale ancora dobbiamo riflettere". "Nell'anniversario di quel dramma, le immagini dei pestaggi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere e le parole del comunicato stampa della procura della Repubblica di quella città dimostrano che abbiamo ancora davanti, e non alle spalle, i problemi della tortura, dell'uso eccessivo della forza - proseguono da Md - da parte chi detiene il monopolio della violenza, dei modelli organizzativi delle agenzie di polizia, dei depistaggi e delle coperture istituzionali, delle reticenze ascrivibili allo spirito di corpo, delle impunità, delle difficoltà a svolgere inchieste effettive sugli abusi".

Le toghe di sinistra sono dure. "Assistiamo profondamente feriti al ripetersi di dinamiche già conosciute anche in sede giudiziaria: pianificazione delle aggressioni, modalità dei pestaggi (dal "corridoio umano" ai colpi alle dita della mano), coperture, percezione di impunità, riduzione della persona detenuta a oggetto nelle mani del potere dei custodi - affermano ancora - anche a fronte dell'evidenza delle immagini non faremo l'errore di dare per accertata la responsabilità degli indagati.

Dinamica dei fatti e responsabilità individuali sono rimesse all'accertamento dell'autorità giudiziaria. E, tuttavia, avvertiamo questa vicenda come l'ennesimo tradimento della democrazia. Magistratura democratica continuerà a porre il tema della violenza di polizia al centro della sua riflessione, nella convinzione che prevenzione e repressione degli abusi di polizia nell'uso della forza non passano soltanto attraverso le doverose sospensioni e rimozioni delle c.d. mele marce, dei singoli che eccedono, ma attraverso un serio ripensamento dei modelli organizzativi delle agenzie di polizia - a partire dall'adozione dei codici identificativi - e del concetto di ordine pubblico che siamo tutti chiamati a costruire a livello culturale, politico, simbolico".

Sempre fra le correnti della magistratura ha preso posizione anche il coordinamento di Area: "Quando la libertà, la sicurezza, la salute e la vita stessa delle persone viene affidata allo Stato a causa della detenzione non è in alcun modo accettabile che anche soltanto una delle persone che in quel frangente lo Stato rappresenta possa così gravemente violare il patto di fiducia con la comunità che gli ha affidato questa grande responsabilità".

"Senza mettere in discussione la professionalità del corpo di Polizia Penitenziaria al di là delle condotte di singoli suoi appartenenti, seppur in numero consistente, e senza anticipare giudizi di responsabilità che spettano esclusivamente agli organi giudiziari investiti dalla vicenda, è necessario in questo momento sottolineare - sostengono le toghe progressiste - l'offesa alla democrazia ed alla libertà documentato da queste immagini e sollecitare una profonda riflessione sui temi che vengono chiamati in causa affinché simili situazioni, purtroppo già avvenute in questo Paese, non debbano più ripetersi".

Le associazioni - Per il presidente dell'Anpi, Gianfranco Pagliarulo si è trattato di "un pestaggio squadristico" mentre per Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia "come 20 anni fa a Bolzaneto, funzionari dello stato hanno infierito su persone in loro custodia immaginando che quei fatti non sarebbero diventati pubblici o comunque confidando nell'impunità ma a differenza del 2001, ora la parola "tortura" nel codice penale esiste e chiediamo che la legge adottata tardivamente nel 2017 sia ora applicata".