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di Giovanna Vitale


La Repubblica, 8 luglio 2021

 

Il voto al Senato del 13 luglio, franchi tiratori in entrambi gli schieramenti. Il Pd potrebbe perdere 3 o 4 senatori. Renzi: dimostrerò che voto a favore. Restano possibilisti i gruppi parlamentari che spingono per correggere la legge Zan: un compromesso si può ancora raggiungere prima del suo approdo in aula, martedì prossimo. Al contrario di M5s e Pd, granitici nel difendere il testo approvato in prima lettura alla Camera. E perciò decisi ad andare alla conta. Sulla quale, in realtà, tutti i partiti si stanno già esercitando: per misurare le rispettive forze in campo, convincere gli incerti, individuare eventuali franchi tiratori. D'accordo, favorevoli e contrari, su una cosa soltanto: "Con lo scrutinio segreto sarà un terno al lotto".

Nessuno sa però di preciso quando inizierà. Per prima cosa la presidente Casellati dovrà aprire i termini per depositare gli emendamenti, che a giudicare dalle premesse saranno migliaia, in gran parte targati centrodestra. Ma ci saranno pure quelli di Italia viva, illustrati l'altro ieri al tavolo della mediazione fallita. "Noi formalizzeremo le nostre tre proposte di modifica per arrivare a un testo che ricalca il ddl Scalfarotto presentato nel 2018 a Montecitorio", annuncia Davide Faraone, "per noi l'unico in grado di passare con una maggioranza ampia. E non chiederemo il voto segreto". Ben sapendo che c'è già chi è pronto a farlo. La Lega, innanzitutto, ma non solo. Per ottenerlo bastano 20 senatori. E lì comincerà la roulette russa. "Tanto lo sanno tutti che il grosso del dissenso si annida nel Pd e fra i 5S, sono loro che al riparo dell'urna affosseranno la legge", prevede il capogruppo renziano.

Sulla carta, l'ex coalizione giallorossa parte in vantaggio sul centrodestra unito. Pure il gruppo dell'Autonomia, che conta 6 eletti (più due senatori a vita) e pareva in dubbio, ora si è schierato: "Se non si arriva a un'intesa, quattro voteranno per la Zan, due si asterranno", garantisce Julia Unteberger. La vera incognita è rappresentata dal Misto, dove siedono 46 senatori di estrazione assai diversa. Oltre ai 6 di Leu, che insieme a Bonino e Richetti seguiranno il Pd, ci sono i 7 ex forzisti di Cambiamo (tra cui però Maria Rosaria Rossi, che potrebbe dissentire) e i 4 ex grillini di L'Alternativa c'è orientati all'opposto. Spiega uno di loro, Mattia Crucioli: "Per noi il testo va migliorato, il "prendere o lasciare" non ci piace". A questi vanno poi aggiunti una ventina di "cani sciolti", da distribuire equamente tra i due fronti. C'è chi, come Lello Ciampolillo e Paola Nugnes, si sono detti pronti ad approvare il ddl nella sua formulazione originaria; e chi, invece, è già dato per perso: Giarrusso, Paragone e Causin su tutti. "Stiamo facendo i calcoli, ma credo che i favorevoli a respingere gli emendamenti saranno almeno una ventina, mentre qualcuno potrebbe astenersi", fa di conto la capogruppo De Petris.

Con il Misto che si compensa al suo interno, a fare la differenza potrebbero essere gli "obiettori" di Forza Italia, almeno tre. E i 17 di Iv. L'altro giorno Renzi ha dichiarato a Repubblica che, nel caso di mancata intesa, avrebbe votato a favore del testo licenziato a Montecitorio. Intenzione ribadita in vari conversari a palazzo Madama: "Io dirò sì e potrò anche provarlo, ma su un paio dei miei non ci metto la mano sul fuoco". Per poi tornare ad attaccare il Pd sulla sua e-news: "Una legge contro l'omotransfobia è necessaria", esordisce il leader di Rignano. "Per farla si possono scegliere due strade: andare al muro contro muro, ma facendo così rischia di saltare; trovare un compromesso e utilizzare i diritti come occasione di incontro, anziché come bandierine ideologiche per singoli partiti in crisi d'identità". E siccome "la Lega ha fatto una proposta che la fa uscire dall'ostruzionismo" è questo "il punto di partenza" su cui lavorare per "un accordo".

L'ennesima provocazione, per il Nazareno. Identica ai veleni sparsi sulle possibili defezioni nel gruppo dem. Che si prevede ci saranno, ma non più di 3 o 4: Taricco, Collina, Margiotta, forse la Messina e Marcucci. Avendo tutti gli altri malpancisti (Fedeli, Valente, Ferrazzi, D'Arienzo, Comincini) confermato la loro lealtà. E mentre Salvini si spinge a scomodare il Papa - "Letta ascolti il Santo Padre, se non vuole ascoltare noi" - ci pensa il ministro Orlando a replicare a brutto muso ai due Matteo: "La fase dei giochetti è finita. Se si vogliono dare tutele più forti contro l'omofobia c'è bisogno di norme come ce ne sono in tutta Europa. Se qualcuno non le vuole, lo dica con chiarezza".