di Raffaele Sardo
La Repubblica, 8 luglio 2021
"Sì, ho visto i video delle violenze. Non c'è nulla da commentare. Le cose sono di tutta evidenza. Ora ci dobbiamo riprendere l'onore". Parla Carmelo Cantone, 64 anni, provveditore dell'amministrazione penitenziaria di Lazio, Abruzzo e Molise e da una settimana incaricato "ad interim" quale provveditore della Campania. Cantone, da una settimana, sostituisce Antonio Fullone, indagato nell'ambito dell'indagine sulle violenze subite dai detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile del 2020.
Provveditore Cantone, naturalmente tutti ci auguriamo che non sia una pratica usuale nelle carceri quella di picchiare i detenuti...
"Secondo me no, non lo è. E lo dico anche per la mia storia professionale. So quanta gente valida c'è in giro in tutti i ruoli professionali. Un conto è dire che questo è un problema, un rischio. Un altro è dire che in giro per gli istituti ci sono le squadrette pronte a picchiare i detenuti. Questo no. Non appartiene all'amministrazione penitenziaria italiana, assolutamente".
Parole rassicuranti le sue, ma quello che è successo a Santa Maria Capua Vetere non lo è per niente.
"Quello che è accaduto è una cosa che offende non solo l'amministrazione penitenziaria, ma offende lo Stato, offende un intero Paese, perché è chiaro che noi non siamo questo. Però il lavoro che si fa tutti i giorni in un istituto penitenziario è tutta un'altra cosa".
Andrà subito a Santa Maria?
"Certo. Andrò appena possibile e andrò anche in altri istituti".
Ci sono anche problemi di personale in questo momento...
"Stiamo lavorando per risolverli. Ci sono delle assegnazioni di personale che si stanno facendo in questi giorni da parte del dipartimento. Si tratta di personale che era nelle graduatorie per il trasferimento in Campania. Noi invece stiamo mandando personale in missione per un periodo di 15 giorni, a rotazione, provenienti dagli altri istituti della Campania. La fase è estremamente delicata ci sono le ferie estive in atto, bisogna mantenere i servizi".
Ma come è stato possibile che detenuti picchiati e agenti coinvolti siano rimasti nello stesso istituto carcerario per tanto tempo insieme?
"Guardi, questo non glielo so dire, perché bisogna avere una lettura di quelle questioni e oggettivamente io non ce l'ho ancora e non pretendo di mettermi a fare congetture su situazioni che non ho vissuto e non ho conosciuto".
Però i trasferimenti di detenuti ci sono stati pochi giorni fa...
"C'è stato uno sfollamento del carcere che non c'entra niente con tutto questo. Era un provvedimento del dipartimento di una serie di persone, circa quaranta persone".
Ma il Garante dei detenuti si è lamentato di questo trasferimento improvviso...
"Capisco che possono essere sollevate alcune sensibilità su questo, ma non c'entra proprio niente. È un provvedimento del dipartimento, perché sono categorie di detenuti che sono gestite direttamente da loro. E sono detenuti che in buona parte appartenevano ad altre sezioni, non al reparto Nilo".
Gli ispettori inviati dal Dap dovranno verificare chi ha dato l'autorizzazione per la perquisizione e se c'erano le condizioni per effettuarla...
"Ha detto niente... è quello uno dei temi di estrema rilevanza penale. Poi devono accertare come ha funzionato la catena di comando".
Ma a chi spetta il compito di stabilire una perquisizione in un carcere?
"Direttore e provveditore, con l'amministrazione penitenziaria centrale. Normalmente di concerto. Passo passo si capirà come ha funzionato la catena di comando".
In tanti parlano di "mele marce".
"Ora dobbiamo ripensare alla formazione del corpo di polizia penitenziaria. Ma molto vale anche l'esperienza sul campo. Si impara col tempo e anche sbagliando. Perciò è bene avere anche nuovi maestri. Che i giovani arrivino e trovino anche anziani bravi, vale tanto".