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di Liana Milella


La Repubblica, 8 luglio 2021

 

Shock in via Arenula per le immagini delle violenze degli agenti contro i detenuti di Santa Maria Capua Vetere. Immagini definite "devastanti" dai vertici del Dap. Condanna ferma nei confronti di chi ha esercitato le violenze, ma fiducia negli agenti sani che rappresentano lo Stato. Agenti che vanno messi al riparo da possibili reazioni esterne che via via si stanno manifestando.

È questa la reazione della Guardasigilli Marta Cartabia di fronte alle immagini che arrivano dal carcere di Santa Maria Capua Vetere che rappresentano un'altra grave ferita alla legalità. Un vulnus alla sua concezione della pena come punizione certo, ma come percorso di recupero alla società di chi ha sbagliato. Percorso che diventa difficile, se non addirittura impossibile, se il carcere diventa scuola di violenza e soprattutto a essere violento è lo Stato con la sua divisa.

Dai vertici del Dap si coglie una reazione altrettanto forte, perché - dicono i responsabili - "sono immagini devastanti, che feriscono e turbano profondamente e che tradiscono lo spirito e la funzione nobile di un intero corpo di polizia fatto di persone perbene e di grande valore". E per Marta Cartabia le violenze, sotto qualsiasi forma, sono inammissibili. Per giunta del tutto gratuite, come emerge con assoluta nettezza dai video pubblicati da Repubblica. E che la procura di Santa Maria ha inviato anche alla Direzione delle carceri per dar modo di individuare uno per uno tutti gli agenti responsabili. È questo che si sta facendo a largo Luigi Daga, dove c'è la sede centrale delle prigioni italiane.

Individuare le mele marce - Ai suoi, al capo del Dap Dino Petralia e al suo vice Roberto Tartaglia, la ministra della Giustizia ha detto subito la sua impressione, la condanna ferma per quanto è accaduto, ma la fiducia che lei ha negli agenti sani che ogni giorno entrano nelle carceri per rappresentare il volto giusto dello Stato. Ai vertici del Dap l'indicazione è netta, la stessa che ha impartito subito, quando ha visto le prime immagini, che ha definito "una ferita alla Costituzione".

L'indicazione è quella individuare il più in fretta possibile chi ha commesso le violenze, ma tutelando il corpo della polizia penitenziaria che, come la stessa ministra ha ripetuto più volte da quando è scoppiato lo scandalo, "è fatto di persone sane".

L'azione è duplice, riconoscere e isolare le mele marce, ma salvaguardare l'incolumità di tutti gli altri agenti. Che ormai da giorni sono divenuti oggetto di insistenti minacce. Come dimostrano le scritte comparse a Roma e in Sardegna. Manifestini che inneggiano alla violenza. Al punto che il provveditore della Campania Carmelo Cantone è stato costretto a far diramare dai capi degli istituti un ordine agli agenti invitandoli ad evitare di mettere la divisa nel percorso tra la propria abitazione e il posto di lavoro.

L'intreccio tra carceri e riforma della giustizia - Le nuove immagini delle violenze a Santa Maria cadono in una giornata difficile. Perché la Guardasigilli Cartabia non solo ha in programma un incontro con i sindacati della polizia penitenziaria, programmato già dalla scorsa settimana, fissato per le 15 e trenta. Ma oggi c'è in agenda anche la cabina di regia a palazzo Chigi con Mario Draghi e i capi delegazione dei partiti della maggioranza per affrontare le nuove norme sul processo penale. Mentre si prepara ad entrambi gli appuntamenti Cartabia ragiona su quanto è avvenuto nel corso dell'ultimo anno, proprio sul carcere e sui fatti di Santa Maria. Una scansione di fatti e interventi che dimostrano come via Arenula e il Dap non siano stati a guardare.

Gli interventi su Santa Maria - È l'11 giugno dell'anno scorso quando i carabinieri arrivano nel carcere di Santa Maria e notificano gli avvisi di garanzia. Il giorno dopo la Direzione generale del personale chiede di acquisire gli atti dalla procura con l'indicazione del personale coinvolto. Il 13 giugno il capo del Dap Petralia e il suo vice Tartaglia si recano a Santa Maria per verificare di persona la situazione.

Il 18 giugno viene disposta la sostituzione del comandante di Santa Maria. Lascia Manganelli e arriva Pio Mancini, comandante titolare ad Ascoli, che assume la reggenza. Ancora il 30 giugno non giungono risposte dalla procura sulla richiesta di atti e carte. Il 3 luglio giunge l'elenco di chi ha ricevuto l'avviso di garanzia, senza tuttavia né copia degli atti giudiziari, né l'indicazione dei reati per cui si indaga. L'8 luglio da Roma insistono ancora con la richiesta degli atti. E siamo al 28 settembre quando la direzione generale del Dap scrive direttamente alla procura di Santa Maria evidenziando che gli atti giudiziari sono necessari per poter adottare i provvedimenti amministrativi. Nuova richiesta il 20 ottobre motivata dalla necessità non più procrastinabile di "adottare iniziative amministrative".

Ma, come fanno notare dal Dap, tutte le richieste sono rimaste inevase. Solo dopo la notifica delle ordinanze cautelari la procura ha trasmesso la copia del provvedimento e il Dap ha potuto sospendere in due tranche prima 52 e poi altri 25 poliziotti penitenziari, mentre la ministra Cartabia ha sostituito il provveditore della Campania Fullone con la reggenza di Carmelo Cantone che ricopre la stessa carica nel Lazio. È stata disposta ed è appena cominciata l'ispezione straordinaria a Santa Maria eccezionalmente seguita dal direttore generale dei detenuti e del trattamento Gianfranco de Gesu.