di Silvio Puccio
La Stampa, 16 settembre 2021
Le storie di Loredana, Mara e Stefania: unite da un male incurabile e da una terapia spesso a ostacoli. Il medico: "Non si tratta di una panacea, ma di un trattamento che ha degli effetti collaterali. Come tutti i farmaci". "La uso per curare la rigidità delle mie gambe", spiega Loredana. "Cura i miei mal di testa, di quelli che non puoi muoverti", aggiunge Mara. "Mi aiuta per dormire la notte", continua Stefania. Racconti diverse accomunate da due fattori: un dolore costante e la cannabis terapeutica per provare a lenirlo.
La cura - "Ero in ufficio quando la parte destra del mio corpo si è addormentata. Camminavo trascinandomi con le spalle al muro per non cadere". Dal 2004 Loredana Gullotta è affetta da sclerosi multipla. Quarantasei anni, messinese, una figlia e l'invalidità permanente di una malattia dal decorso a ondate: a volte va meglio, altre peggio. "Per ora va benino - continua - non posso dire bene, perché è tornata la rigidità alle gambe. È un periodo in cui i dolori hanno ricominciato a farsi sentire". Usa la cannabis da qualche anno: "Non è una questione di sballo ma di salute. Mi aiuta a contenere l'irrigidimento. Sento i muscoli duri, compressi. I dolori alla schiena sono fortissimi. Così trovo sollievo durante la giornata. Da quando seguo questa terapia ho smesso con gli altri farmaci".
In Italia l'uso terapeutico della cannabis è legale dal 2006. Dal 2007 è possibile importarne i derivati - infiorescenze, oli ed estratti - mentre dal 2014 è stata avviata la produzione interna. Se ne occupa lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze. Viene prescritta a carico del Sistema sanitario nazionale per alcune patologie croniche e malattie degenerative.
Scorte carenti - La sclerosi multipla è una di queste. Ma i pazienti a volte lamentano difficoltà di reperimento. La preparazione della cannabis terapeutica dipende dalle farmacie attrezzate con un laboratorio galenico, che può preparare medicazioni a base di prodotti naturali. La materia prima è prodotta dall'Esercito, oppure importata da Olanda e Danimarca. "La mia è ad Agrigento - prosegue Loredana - a duecento chilometri da Messina, dove vivo. Non sempre le scorte riescono a soddisfare le necessità del mio piano terapeutico. Dopo l'ordine devo aspettare i giorni della spedizione. È anche capitato di sbagliare l'indirizzo di casa: il pacco è rimasto una settimana fermo al deposito del corriere".
L'effetto Covid - "Con la pandemia le difficoltà per trovare l'olio di cannabis sono state maggiori", racconta Mara Ribera. È affetta da una malattia rara chiamata cistite interstiziale, che da quando ha 23 anni le causa dolori pelvici violenti, rendendola invalida al 75%. Le cure per un tumore alla mammella le hanno provocato una debilitazione generale del corpo.
"Prendo il Bediol per curare la cefalea cronica e i dolori della mia patologia. Ho usato oppioidi in passato, con effetti collaterali molto pesanti. Tiene gli attacchi di cefalea sotto controllo. Prima erano quasi quotidiani". Il Bediol è un preparato in cui i principi attivi vengono estratti in olio. Lo conserva in frigo, insieme al resto della spesa. "Sono fortunata perché vivo a Milano, dove le farmacie autorizzate sono di più. Da paziente cerchi sempre di rimanere in contatto, per sapere quando potrai ricevere la terapia del mese oppure razionare le gocce. A volte si parla della sofferenza delle persone in termini eroici. Le cure, descritte come una lotta. Il dolore, una conseguenza da accettare perché ti migliora. Non è vero".
"Mi aiuta a dormire la notte" - Per altre malattie i costi della prescrizione sono a carico del paziente. Come la forma di Parkinson genetico che affligge Stefania Lavore, quarant'anni. "La mia giornata inizia prendendo le pillole. Poi faccio colazione. Dopo il lavoro ceno e vado a dormire. E' il momento in cui arrivano i dolori: mi sveglio due o tre volte a notte per il male alle gambe. Di giorno è tollerabile, dopo il lavoro diventa ingestibile. Con la cannabis non scompaiono, ma nient'altro attenua i miei spasmi, quando è notte e non sai cosa fare".
Poi aggiunge: "Siccome il consumo è mal visto, preferisco usarla solo a casa. È una scelta che faccio per gestire il dolore in un posto sicuro. Quando la assumi per questi problemi non lo fai per stonarti, ma per placare il male. Che è così forte da rendere impossibile ogni presunto sballo". Poi racconta dei costi da sostenere per chi ha una ricetta non rimborsabile: "Per i trenta grammi al mese prescritti ho speso 358 euro, a patto che le farmacie abbiano disponibilità. Sto solo cercando di stare meglio. Se coltivare qualche pianta fosse legale, riuscirei ad abbattere una parte delle spese".
Alleviare le sofferenze - "L'utilizzo della cannabis terapeutica va compreso nel contesto di un paziente esasperato da un dolore che non passa. Parliamo di persone il cui pregresso clinico è caratterizzato da anni di sofferenze e un uso spesso massiccio di farmaci. Storie con bisogni complessi, in cui la manifestazione del disagio è soggettiva e difficile da trattare".
A spiegarlo è Paolo Notaro, direttore dello staff della Terapia del dolore dell'ospedale Niguarda di Milano.
"Ma non è una panacea" - Che aggiunge, invitando alla cautela: "L'uso terapeutico si inserisce in scenario sfaccettato. Sgombriamo il campo dai luoghi comuni: non si tratta di una panacea ma di un trattamento che ha degli effetti collaterali. E come tutti i farmaci ci sono applicazioni sconsigliate. Nel caso di pazienti con tabagismo compulsivo o inclinazione alla dipendenza questa terapia non è idonea. Per altri ancora l'utilizzo sarebbe inutile.
Ci sono variabili che vanno approfondite, come l'interazione di alcuni principi attivi con le altre medicine. Conosciamo bene i due principi attivi principali, il Cbd e il Thc. Ma su altri, come terpeni e i flavonoidi, la ricerca è ancora in corso. Anche i metodi di preparazione richiedono ulteriore studio. Poi conclude: "È importante evidenziare i limiti della cannabis, perché il rischio è di far danno alle potenzialità di questi derivati. Stiamo parlando di pazienti che non guariscono, ma che si cerca di far star meglio così da migliorare gli equilibri che regolano i loro affetti e le relazioni".