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di Giovanni Negri


Il Sole 24 Ore, 16 settembre 2021

 

Al centro della vicenda la riunione del 9 maggio del 2019 all'hotel Champagne in cui si discusse di nomine e innanzitutto del successore di Giuseppe Pignatone alla guida della procura di Roma. Si è concluso con la condanna alla sospensione dalle funzioni e dallo stipendio, la sanzione più severa dopo la radiazione, il processo disciplinare ai 5 ex togati del Consiglio superiore della magistratura, Luigi Spina, Corrado Cartoni, Antonio Lepre, Gianluigi Morlini e Paolo Criscuoli.

Al centro della vicenda la famosa riunione notturna all'hotel Champagne del 9 maggio del 2019 sulla nomina del procuratore di Roma. Il pesante verdetto è arrivato dopo dieci ore di camera di consiglio e oltre un anno di udienze e molti rinvii. Secondo una parte dell'Avvocatura si tratta della prova il "sistema" esisteva, e che Palamara, il quale nell'ottobre del 2020 è stato radiato dalla magistratura, non ha agito da solo.

Il 9 maggio del 2019 dunque è la data clou, quella della riunione che ha dato origine al caso Palamara. In una saletta dell'albergo romano Palamara, con i deputati Luca Lotti, Cosimo Ferri, magistrato in aspettativa, e i 5, allora consiglieri superiori, discussero di nomine, innanzitutto quella del successore di Giuseppe Pignatone alla guida della procura di Roma.

Il tribunale delle toghe ieri sera ha condannato tutti i cinque ex consiglieri che parteciparono a quell'incontro con Palamara e i parlamentari Luca Lotti e Cosimo Ferri. Ma in misura diversa, ritenendo evidentemente il comportamento di alcuni più grave di quello degli altri: un anno e 6 mesi per Luigi Spina, Antonio Lepre e Gianluigi Morlini e nove mesi per Corrado Criscuoli e Paolo Cartoni. È in sostanza quello che aveva chiesto la procura generale della Cassazione, che avrebbe voluto però il massimo della sospensione, cioè due anni, per Spina, Morlini e Lepre - all'epoca rispettivamente capogruppo di Unicost, presidente della Commissione sugli Incarichi direttivi e relatore della nomina sul procuratore di Roma - e un anno per Cartoni e Criscuoli.

Per tutti la contestazione era di aver cercato di influenzare in maniera occulta l'attività della Commissione direttivi del Csm, pianificando la nomina del Procuratore di Roma, con soggetti "completamente estranei alle funzioni e alle attività consiliari" e con un "diretto interesse personale" a quella scelta (Lotti perché era imputato nel processo romano Consip e Palamara perché aspirava alla nomina a procuratore aggiunto nella capitale).

Una tesi respinta con decisione dai difensori degli ex consiglieri, pronti solo a riconoscere semmai "l'inopportunità" di quell'incontro, che era stato organizzato da Ferri e Palamara (all'epoca rispettivamente punti di riferimento di Magistratura Indipendente e Unicost) ma che per molti dei loro assistiti fu "al buio", nel senso che ignoravano soprattutto la presenza di Lotti.

La sentenza potrà essere impugnata davanti alle Sezioni Unite della Cassazione. E il difensore dell'ex consigliere del Csm Gainluigi Morlini, l'avvocato Vittorio Manes ha affermato: "Rispettiamo la decisione ma non la condividiamo affatto. E ricorreremo in Cassazione per vedere affermare le ragioni di chi, come il consigliere Morlini, prima e dopo quello sventurato incontro - del tutto estemporaneo e casuale, almeno per lui - non ha mai ceduto ad influenze che non fossero quelle dei propri convincimenti più convinti e autonomi". Mario Serio, difensore dell'ex consigliere del Csm Criscuoli, invece ha espresso "delusione, amarezza ed incredulità per la sorte riservata al dott. Criscuoli e per il completo rigetto di tutti indistintamente i plausibili argomenti giuridici spesi".

Intanto, la prossima settimana la Commissione direttivi del Csm tornerà a occuparsi del vertice della procura di Roma, dopo che il Consiglio di Stato ha annullato la nomina di Michele Prestipino, accogliendo il ricorso di due dei candidati esclusi: il pg di Firenze Marcello Viola (su cui puntavano a sua insaputa in quella riunione Lotti e Palamara in nome della "discontinuità" con Giuseppe Pignatone) e il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi. E dovrà innanzitutto stabilire se aspettare il 23 novembre, quando le Sezioni Unite della Cassazione si pronunceranno sul conflitto di giurisdizione sollevato da Prestipino nei confronti del Consiglio di Stato.