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di Francesco Damato

 

Il Dubbio, 26 ottobre 2021

 

La ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, incontrerà presto a Roma il suo omologo turco, Suleyman Soylu, con cui ha parlato ieri al telefono per definire una strategia comune di contrasto alle organizzazioni criminali che sfruttano e alimentano i flussi dell'immigrazione irregolare nel Mediterraneo orientale. Ma se la rotta orientale sarà quella maggiormente sotto pressione nei prossimi mesi, a causa del gran numero di rifugiati che a breve arriveranno dall'Afganistan dopo il ritorno dei Talebani, è la rotta Sud a tenere banco nel dibattito politico, dopo la ripresa degli sbarchi a Lampedusa e l'avvistamento di alcune imbarcazioni in difficoltà nel Canale di Sicilia.

Nelle ultime ventiquattro ore a Lampedusa sono sbarcate 116 persone, tra cui 16 donne e 12 minori e tra loro c'erano anche i circa 70 migranti che viaggiavano a bordo di una delle due imbarcazioni in difficoltà segnalata da Alarm Phone. Per tutti, dopo un primo triage sanitario è stato disposto il trasferimento nell'hotspot di contrada Imbriacola, dove si trovano al momento 329 ospiti a fronte di una capienza di 250 posti.Altri migranti sono stati tratti in salvo dalla Geo Barents, nave di Medici senza frontiere che ha a bordo 367 persone in attesa di un porto sicuro. Nella scorsa notte l'ultimo soccorso, con 71 persone trasbordate in mezzo a onde alte tre metri e venti di 25 nodi.

Sul tema è tornato anche Papa Francesco, che con un tweet ha acceso i riflettori sulla situazioni libica. "Esprimo la mia vicinanza alle migliaia di migranti e rifugiati in Libia: non vi dimentico mai - ha scritto il Pontefice - sento le vostre grida e prego per voi: sentiamoci tutti responsabili di questi nostri fratelli e sorelle che da troppi anni sono vittime di questa gravissima situazione". Parole riprese da Giorgia Linardi, portavoce della Sea Watch, secondo la quale "le sue parole sono mosse da empatia, quella che da anni manca alla politica nella gestione dei flussi migratori, se per politica si intende ancora protezione delle persone e non di altri interessi".

Già domenica, nel corso dell'Angelus, Francesco aveva parlato di "violenza disumana" e di "veri lager" in Libia, richiamando l'attenzione della politica e delle istituzioni. Attenzione richiamata anche dalla Cei, in una lettera scritta all'Unione europea. "Accogliere, proteggere, promuovere e integrare, verbi indicati dal Papa, restano la bussola da seguire per affrontare la questione migratoria e trovare soluzioni adeguate a un dramma che continua a mietere vittime e infliggere sofferenze - sottolinea la Cei - Si tratta di una situazione che non può essere più ignorata". Nella missiva, i vescovi "auspicano che anche la Comunità internazionale si faccia carico dei bisogni dei migranti e dei profughi, perché nessuno sia più costretto a fuggire dalla propria terra e a morire nei viaggi verso un futuro migliore". Questo perché "solo ascoltando il grido degli ultimi si potrà costruire un mondo più solidale e giusto per tutti".