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di Angela Stella


Il Riformista, 26 ottobre 2021

 

La procura aveva chiesto l'archiviazione per la morte di Hassan Sharaf, la famiglia si è opposta. A luglio 2020 il giudice si è riservato di decidere dopo 4 anni. Il Garante: "Giustizia in bancarotta". Quattro anni per decidere se archiviare o no un procedimento penale relativo al suicidio di un detenuto: è questa la decisione presa da un gip il 30 luglio 2020 - ma resa nota solo adesso - che ha fissato al 7 marzo 2024 l'udienza che dovrebbe valutare se riaprire l'inchiesta scaturita dall'opposizione dei familiari alla richiesta di archiviazione della Procura.

"C'è solo una motivazione pronunciabile" alla base di questo per il garante regionale dei detenuti Stefano Anastasìa: "la bancarotta, se non dell'intero sistema della giustizia, quanto meno del Tribunale di Viterbo". È proprio lui a raccontarci la storia: "Hassan Sharaf - questo il nome del giovane detenuto morto - un giovane egiziano di 21 anni, tentò il suicidio nel carcere di Viterbo, tramite impiccagione alle sbarre della finestra il 23 luglio 2018, il giorno stesso in cu fu portato in isolamento. Morì dopo una settimana in ospedale. Qualche mese prima, a marzo, operatori del mio ufficio erano stati in carcere per fare dei colloqui con i detenuti.

Tra gli altri avevano parlato proprio con Hassan e il suo compagno di cella che avevano riferito, con timore e profonda angoscia, di essere stati vittime di maltrattamenti da parte della polizia penitenziaria nel corso di una perquisizione in cella. Allora chiesi al Provveditore dell'epoca di mettere in sicurezza questi detenuti, prevedendo un trasferimento. Hassan non solo non venne trasferito ma a luglio fu messo in isolamento a seguito della sanzione disciplinare emessa nei suoi confronti dopo la perquisizione di marzo perché accusato di traffico di psicofarmaci all'interno del carcere.

Nel frattempo, però, a giugno avevo fatto un esposto alla Procura di Viterbo segnalando questo ed altri casi di presunte violenze da parte della penitenziaria. Non ho mai avuto riscontro dagli inquirenti; poi quando è morto Hassan ho scritto al Procuratore capo di Viterbo facendogli presente che una delle persone che avevo segnalato nell'esposto si era suicidata. Solo al momento della morte abbiamo scoperto che Hassan era 'abusivamente' in carcere a Viterbo: lì aveva terminato di scontare una pena da adulto, ma era tuttavia in esecuzione di un residuo di 4 mesi da minore che avrebbe dovuto scontare al minorile dal mese di maggio.

L'altro aspetto tragico che solleva molti interrogativi è che il suicidio è avvenuto a due mesi dalla scarcerazione definitiva". Per Alessandro Capriccioli, capogruppo di "+Europa Radicali" al Consiglio regionale del Lazio, la notizia del rinvio dell'udienza al 2024 è "sconcertante. La morte di Hassan è avvenuta a seguito di un tenzione tativo di suicidio del quale ancora non sono chiare le dinamiche.

Accertare oltre ogni ragionevole dubbio gli accadimenti di quella notte dovrebbe rappresentare una priorità. Condividendo la preoccupazione espressa dal Garante Anastasia sulle condizioni della nostra giustizia, mi auguro che il Ministro della giustizia si interessi al caso e intervenga". Sul carcere di Viterbo aveva presentato nel 2019 anche una interpellanza il deputato di +Europa Riccardo Magi "per verificare il rispetto della legge e dei diritti dei detenuti".