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di Piercamillo Davigo

 

Il Fatto Quotidiano, 26 ottobre 2021

 

Vero che ci sono troppe leggi e troppi processi, ma siamo sotto la media Ue per custodia cautelare e sovraffollamento carcerario. E a dirlo sono i dati del Dap, che dipende dal ministero della Giustizia. Intervenendo a Padova a un convegno, il ministro della Giustizia Marta Cartabia avrebbe dichiarato: "Ci sono troppe leggi, troppe norme, troppi processi e forse troppe indagini lasciate cadere e troppo carcere"; nonché: "è auspicabile una fase parlamentare in cui prima di fare un intervento si vada a vedere che effetto ciò può produrre sull'intero ordinamento sul carcere o sul suo sovraffollamento e sulla possibilità stessa di dare applicazione effettiva della legge".

Aggiungendo infine: "Il potere di punire, tanto terribile quanto necessario, ha assunto dimensioni esorbitanti e non solo in Italia: un 'panpenalismo' fatto di abuso e invasività del diritto penale per cui creare aggravanti o innalzare le pene è la scorciatoia". (fonte Corriere della Sera del 24 ottobre 2021 pag. 18).

Secondo un'altra fonte (Il Giornale della stessa data, pag. 4) il ministro avrebbe anche dichiarato: "Ci sono ancora molti problemi, come l'uso della custodia cautelare in carcere già oggetto di una riflessione attenta nell'ultimo Consiglio dei ministri d'Europa. Quante detenzioni in carcere - spiega il Guardasigilli - ci sono per pene brevi in cui di fatto le persone vengono esposte a una criminalità per cui si rischia di ottenere effetti contrari a quello della rieducazione?".

Nelle frasi riportate ci sono affermazioni certamente vere, altre che non lo sono e alcune incomprensibili. È certamente vero che in Italia "sono troppe leggi, troppe norme, troppi processi". Non è vero invece che ci sia un sovraffollamento carcerario e non è dato comprendere cosa significa "troppe indagini lasciate cadere", visto che si sostiene che ci sono troppe assoluzioni, deducendone un non meditato esercizio dell'azione penale.

Cominciamo dalle troppe leggi: la situazione è risaputa, tanto che l'ex ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, aveva proposto e ottenuto l'abrogazione di numerose leggi dando a ciò molta pubblicità e dando simbolicamente fuoco a 375.000 leggi abrogate in 22 mesi di legislatura (salvo poi ripristinarne alcune perché, nella fretta, erano state abrogate, ad esempio, leggi che istituivano una città, che così cessava di esistere). Il rimedio però è molto semplice: fare meno leggi.

È altresì vero che ci sono troppi processi in Italia. In un articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano del 1° settembre 2021, ricordavo che ogni anno nel nostro Paese vengono avviati circa 2.700.000 processi, ma anche che quasi tutto ciò che si poteva depenalizzare lo è già stato, mentre quello che si può ancora fare non ha rilievo statistico apprezzabile.

Non è vero invece che ci sia sovraffollamento nelle carceri. Secondo i dati del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria (consultabili da chiunque in Internet) al 30 settembre 2021 in Italia vi erano 53.930 detenuti in carcere a fronte di 50.857 posti dichiarati. Però lo stesso sito del Dap: ricorda che quei posti sono calcolati sulla base di una superficie per detenuti così calcolata: 9 metri quadrati per il primo occupante e 5 metri quadrati per ogni occupante ulteriore (cioè la superficie per l'abitabilità delle case di civile abitazione), mentre la media europea è di 4 metri quadrati a detenuto.

Dal sito del Consiglio d'Europa risulta: "Al 31 gennaio 2020, c'erano 1.528.343 detenuti in 51 amministrazioni penitenziarie... degli Stati membri del Consiglio d'Europa, il che corrisponde a un tasso di incarcerazione europeo di 103,2 detenuti per 100.000 di abitanti. Nelle 50 giurisdizioni penitenziarie per le quali sono disponibili dati per il 2019 e il 2020, questo tasso è diminuito da 106,1 a 104,3 detenuti per 100.000 abitanti (-1,7%).

Dal 2013, quando ha raggiunto il massimo storico di 131 detenuti per 100.000 abitanti, il tasso di incarcerazione è diminuito ogni anno; la diminuzione complessiva è del 20% tra il 2013 e il 2020. I reati legati alla droga hanno continuato a essere il motivo principale di incarcerazione nelle 42 amministrazioni penitenziarie che hanno fornito questi dati (quasi 260.000 detenuti stanno scontando condanne per reati di droga, che rappresentano il 17,7% della popolazione carceraria totale). Gli altri reati più comuni sono il furto (199.000 detenuti, il 13%) e l'omicidio o tentato omicidio (169.000 detenuti, il 12%). Quattro detenuti su 10 stanno scontando pene per reati violenti (omicidio, aggressione e percosse, stupro e altri reati sessuali, rapina)".

In Italia il valore registrato è stato di 101,2 detenuti ogni 100.000 abitanti (fonte: sito "Osservatorio pena e opinione pubblica") e quindi più bassa della media europea, dovendosi peraltro tenere conto che dei 53.930 detenuti in Italia 17.209 (cioè quasi un terzo) sono stranieri, di cui molti senza fissa dimora e quindi difficilmente destinabili a misure alternative.

Ora, poiché il Dap dipende dal ministro della Giustizia (e si deve escludere che menta al ministro) sarebbe interessante sapere chi racconta al ministro che in Italia vi è sovraffollamento in carcere. Certo si può auspicare una diminuzione della popolazione detenuta, sempre che vi sia una diminuzione dei delitti commessi, non potendosi pensare a depenalizzare omicidi e lesioni, furti e rapine e altre simili condotte. In un mondo in cui si circola molto più che in passato il tasso di repressione concreto esistente in uno Stato non può essere troppo diverso da quello applicato in altri Stati: se è più alto si esporta criminalità, se è più basso si importa criminalità.

Quanto alla custodia cautelare in carcere i detenuti in tale regime al 30 settembre 2021 (fonte Dap) sono 16.536 (di cui 8.272 in attesa del giudizio di primo grado, 3.885 in attesa del giudizio di appello, 2.942 in attesa del giudizio di cassazione e 937 che misti, cioè con più titoli di detenzione non definitivi). La percentuale europea di detenuti in custodia cautelare è del 22%, quella italiana è del 30% circa, ma all'estero sono considerati in custodia cautelare solo i detenuti in attesa della sentenza di primo grado e se usiamo questo dato la percentuale in Italia scende al 15%. Forse è opportuno che il ministro della Giustizia verifichi fonti e numeri.