di Michela A.G. Iaccarino
Il Fatto Quotidiano, 20 aprile 2021
Il dissidente Aleksej Navalny, che ha iniziato lo sciopero della fame il 31 marzo scorso, è stato trasferito nel reparto ospedaliero della colonia penale dove sconta una pena di quasi tre anni. Ufficialmente il detenuto è stato spostato "per un trattamento vitaminico", riferiscono le autorità penitenziarie. Non era quello che avevano chiesto familiari e collaboratori: per i suoi medici di fiducia, la vita dell'oppositore è gravemente in pericolo: l'accusa rivolta al Cremlino dalla squadra di Navalny è quella di "omicidio al rallentatore" e di "tortura".
Per questo era stato chiesto il trasferimento in un ospedale civile. Entra in gioco anche la Corte europea dei Diritti dell'uomo: Navalny si è appellato ai giudici di Strasburgo denunciando maltrattamenti, deprivazioni del sonno, violenza psicologica e verbale e mancata nutrizione in cella. I togati chiedono al Cremlino chiarezza sulla salute del blogger, ma Mosca ha invece deciso di secretare ogni documento che lo riguarda.
Negli ultimi giorni leader politici, istituzioni e perfino celebrità hanno inviato numerosi appelli al presidente russo Putin affinché permetta al dissidente di curarsi. Ma, ha risposto ieri il portavoce di Putin, Dimitry Peskov, "lo stato di salute dei prigionieri russi non dovrebbe essere di loro interesse, non prendiamo in considerazione queste dichiarazioni in nessun modo".
Domani previste proteste in tutte le città russe: a organizzarle è stato il Fondo anti-corruzione, organizzazione creata dall'oppositore dieci anni fa, che ora i procuratori di Mosca vorrebbero far rientrare nella lista dei gruppi estremisti come Isis e al Qaeda.
Un altro fronte si è aperto nella Repubblica Ceca: le autorità di Praga hanno accusato agenti segreti della Federazione - membri dell'agenzia Gru, la stessa ritenuta responsabile dell'avvelenamento di Serghey Skripal in Gran Bretagna - dell'esplosione di un deposito di munizioni nel 2014. Espulsi 18 diplomatici russi dall'ambasciata. In risposta, Mosca ha subito cacciato 20 diplomatici cechi.