di Alessandro Fioroni
Il Dubbio, 20 aprile 2021
Il giornalista accusato di appartenere alla rete di Gulen che avrebbe organizzato il golpe del 2016. "Sto scrivendo questa lettera da una cella di prigione, cercando di raggiungere il mondo libero.... Sono vittima di una caccia alle streghe che è stata condotta sui media liberi, indipendenti e critici in Turchia perché il governo sempre più autoritario non ama le critiche e l'esposizione di gravi illeciti all'interno delle agenzie governative".
Solo un brano di una lettera scritta dal giornalista turco Hydayet Karaca nel 2015 dalla prigione di Silivri. La missiva arrivava dopo un anno di carcerazione a seguito di un'incriminazione per attività terroristica. Karaca è stato l'amministratore delegato del gruppo editoriale televisivo, ormai disciolto, Samanyolu Media Group, la porta della cella per lui si è aperta con l'accusa di appartenere a un'organizzazione armata vicina al movimento Gülen (il nemico numero 1 di Erdogan) nonché di aver diffamato il gruppo islamico radicale Tahsiyeciler sospettato di vicinanze con al-Qaeda.
La corte comminò 31 anni di reclusione a Karaca che in realtà venne portato in prigione insieme ad altri collaboratori e giornalisti della testata poi successivamente liberati. Tra le accuse rientrava quella di aver trasmesso una soap opera dove sarebbe stato preso di mira un esponente del gruppo islamico religioso. Solo un pretesto per vedersi piombare addosso 6 mesi di carcere e l'inizio di quella che è una vera e propria persecuzione con addebiti ben più gravi. Il calvario infatti non è finito perché ora l'apparato giudiziario, completamente asservito ad Erdogan, si accanisce ancora Karaca in maniera ancora più parossistica. Giovedì scorso, Jailed Journos, una piattaforma online che si occupa dei giornalisti incarcerati in Turchia, ha reso noto che i pubblici ministeri chiedono per Karaca la condanna monstre a 2445 anni di detenzione.
Questa volta al giornalista vengono contestati 76 capi d'imputazione che sarebbero relativi ad uno scandalo per alcune partite di calcio truccate emerso nel 2011. Il 2 luglio 2012 un tribunale appositamente autorizzato ha condannato e condannato il presidente della squadra del Fenerbahçe Yildirim a sei anni e tre mesi. Il vicepresidente Mosturoglu a un anno 10 mesi e 10 giorni. Il caso è stato ripresentato nel 2015 e il tribunale ha assolto tutte le persone accusate all'inizio delle indagini in attesa del pronunciamento della Corte suprema d'appello.
Una vicenda che sembra non avere nessun riferimento con le precedenti accuse a Karaca ma che rientra nella guerra iniziata fin dal 2013 da Erdogan contro la stampa libera e la lotta senza quartiere contro il movimento Gulen ritenuto responsabile del fallito "golpe" del 2016. In realtà la liberazione solo pochi giorni fa di Mehemet Altan aveva fatto sperare in un'attenuazione della furia repressiva insieme agli annunciati provvedimenti di riforma del sistema giudiziario. Uno specchietto per le allodole evidentemente viste le nuove richieste contro Karaca. Soprattutto perché per il giornalista è difficilissimo potersi difendere. Nel 2018 un ennesimo atto di accusa per cospirazione ha procurato all'ex capo del network televisivo un nuovo ergastolo, nell'inchiesta erano finiti anche gli ex capi dell'intelligence della polizia Ali Fuat Yilmazer ed Erol Demirhan. I due vennero incarcerati a seguito di indagini sulla corruzione alla fine del 2013 che coinvolgevano il governo Erdogan, allora primo ministro.
Si parlava di crimini come intercettazioni illegali fino al coinvolgimento nell'omicidio del giornalista turco- armeno Hrant Dink. Proprio la televisione Samanyolu aveva scoperchiato lo scandalo mettendo in luce le responsabilità del premier. Si pensa dunque che l'accanimento giudiziario possa essere ricondotto ad una vendetta personale di Erdogan e al tentativo di eliminare personaggi scomodi per il suo potere, soprattutto se capaci di influenzare il gfrande pubblico come i giornalisti. Ma non solo Karaca è stato seppellito sotto una montagna di anni di una reclusione "futuristica" (sarà un uomo libero nel... 4467!), perché anche gli avvocati e alcuni giudici che avevano tentato di impedire le condanne durante questi anni sono stati arrestati e condannati in modo sommario.
Nel 2016 Karaca scriveva queste parole: "Mi sto difendendo in circostanze molto difficili. Alcuni dei miei avvocati se ne sono andati, alcuni sono stati arrestati. Non sono nemmeno riuscito a trovare un avvocato che scrivesse una petizione per me". Difficile che avessero potuto farlo come dimostra il caso di un legale costretto a testimoniare contro il suo cliente per avere la pena ridotta da 10 anni a cinque.