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di Ottavia Giustetti

 

La Repubblica, 23 aprile 2020

 

L'allarme dell'associazione Antigone: "A Torino il focolaio penitenziario più grande d'Italia". Diversi casi denunciati tra il personale, problemi anche nella sezione "alta sicurezza". Un'emergenza che non ha eguali in nessun altro carcere del Paese.

Anche sul contagio nei penitenziari, il Piemonte sembra destinato a guadagnarsi la maglia nera d'Italia con l'emergenza del Lorusso e Cutugno di Torino dove dall'inizio del contagio sono stati accertati già 68 casi di detenuti positivi di cui 5 in ospedale e in condizioni critiche. Numeri importanti sono registrati anche tra il personale in servizio nell'istituto penitenziario e la notizia degli ultimi giorni è che il virus è arrivato anche alla sezione "alta sicurezza" dove si trovano i detenuti per i reati di associazione, e dove il regime di convivenza dovrebbe essere regolato da norme più rigide.

"Il carcere delle Vallette di Torino si sta purtroppo trasformando nel più grande focolaio penitenziario Covid in Italia", l'allarme arriva dall'associazione Antigone che sollecita la messa in campo al più presto di tutte le misure necessarie a bloccare il contagio. "In un carcere sovraffollato è impossibile fermare la diffusione del virus, ecco perché chiediamo che vengano applicate al più presto le misure deflattive previste dal decreto del governo".

Non è il primo appello che l'associazione per la tutela dei diritti dei detenuti rivolge ai responsabili dei penitenziari piemontesi e ai magistrati di sorveglianza. "Purtroppo, finora, i nostri avvertimenti sono stati inascoltati" dice Michele Miravalle di Antigone. Abbiamo assistito nelle settimane passate all'uscita di alcuni detenuti anche molto noti alle cronache come Gabriele Defilippi, il killer di Castellamonte, e di Hamza Belghazi, uno dei giovani accusati di aver provocato i tragici incidenti di piazza San Carlo la notte del 3 giugno 2017.

Ma le operazioni di conversione della pena detentiva in domiciliari, in generale, stanno andando a rilento. E per esempio alle Vallette, dove sono state formulate oltre 200 domande, per ora ne sono state esaminate appena una cinquantina.

"È fondamentale che la magistratura di sorveglianza piemontese, come è stato fatto in altri tribunali italiani, esplori ogni possibilità per collocare in misura alternativa tutti coloro che possono accedervi, in particolare anziani e persone con patologie pregresse. Il diritto alla salute non può essere subordinato a pretestuose istanze securitarie".

E poiché spesso un ostacolo alla scarcerazione è l'incertezza di un luogo dove scontare i domiciliari si chiede anche che enti pubblici, privati e realtà del terzo settore, segnalino disponibilità di alloggi e soluzioni abitative. Ma come è possibile che la situazione a Torino vada così male? È stato chiesto, lunedì, al direttore del carcere Domenico Minervini in un vertice di emergenza da una task force del ministero, nel quale ha dovuto ammettere che i numeri sono purtroppo in veloce crescita e le sezioni infettate sono sempre di più numerose.