sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

Corriere dell'Umbria, 13 luglio 2020


Il gel al posto delle strette di mano con i docenti, le mascherine al volto, i guanti, il distanziamento. Regole nuove al tempo del Covid ma sempre stessa motivazione e stesso entusiasmo. Si torna in aula anche all'interno del carcere di Capanne dopo 116 giorni. Riparte il progetto "Argo: percorsi formativi per il reinserimento dei detenuti", finanziato dalla Regione Umbria tramite finanziamento del Fondo Sociale Europeo, e gestito dall'Ati composta da Frontiera Lavoro, Cesar e Cnos Fap, con 15 detenuti della sezione maschile inseriti nel corso per "Addetto alla cucina", il primo a ripartire dopo la sosta lo scorso marzo per l'emergenza pandemica, previste 120 ore di didattica. A seguire gli altri percorsi formativi per "Impiantista elettricista", "Addetto ai servizi di pulizia" e "Addetto alle colture vegetali ed arboree", in tutto 57 i partecipanti. "Per noi - dichiara Marco uno degli allievi - la formazione professionale e il lavoro sono strumenti di riscatto. Quello che solitamente è un periodo di abbrutimento e degrado, per noi diventa l'occasione per cominciare una nuova vita". E tornerà quest'anno, probabilmente all'inizio del mese di settembre, anche la cena di gala "Golose Evasioni", questa volta all'aperto per rispettare le prescrizioni volte a contenere la diffusione del coronavirus. "È una vera gioia riprendere le nostre lezioni in carcere" afferma la chef Catia Ciofo.

Le diverse attività progettuali saranno condotte dal personale di Frontiera Lavoro secondo la metodologia che da venti anni contraddistingue il suo operato e che nel corso degli anni ha consentito l'inserimento al lavoro di 107 detenuti. La redazione di un progetto professionale è alla base di una metodologia che ha come presupposto l'adesione attiva del beneficiario al percorso di educazione al lavoro. "Come dimostra l'esperienza che abbiamo maturato anche in altri contesti - sostiene Luca Verdolini, coordinatore del progetto - la rieducazione dei detenuti è efficiente sia per loro che per la società e la formazione professionale è la forma più adeguata per perseguirla.

L'esperienza formativa, infatti, aumenta il grado di stima dei detenuti consentendo una riscoperta della loro dignità, permette il recupero dei legami familiari favorendo una rinnovata socialità e, infine, incide sulla recidiva, migliorando i comportamenti individuali e le abitudini sociali". Proprio per questo il progetto "Argo" rappresenta un'occasione unica per i detenuti di sperimentare un contesto reale con cui misurarsi. Regole, responsabilizzazione, dignità. Si scoprono così, in carcere. "Resto meravigliato, - dice Gaetano - davanti ai piatti che riesco a realizzare. La bellezza aiuta a vivere, ridà speranza. È vero per tutti, perché non dovrebbe esserlo anche per noi?".