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di Danilo Taino

Corriere della Sera, 15 febbraio 2024

Le spese militari nel mondo hanno toccato i 2.200 miliardi di dollari: il 9% in più dell’anno precedente, livello record da quando l’International Institute for Strategic Studies (Iiss) di Londra ha iniziato a pubblicare il suo atteso rapporto annuale. Nel 2023, le spese militari nel mondo hanno toccato i 2.200 miliardi di dollari: il 9% in più dell’anno precedente, livello record da quando l’International Institute for Strategic Studies (Iiss) di Londra ha iniziato a pubblicare il suo atteso rapporto annuale sugli investimenti globali nel settore della Difesa. Il 2023 è stato il primo anno nel quale i governi hanno adattato i loro budget in seguito all’invasione russa dell’Ucraina del febbraio 2022; si vede. “Le cifre per quest’anno saranno probabilmente più alte”, nota il rapporto presentato martedì scorso.

Come sempre, gli Stati Uniti sono il maggiore investitore nel campo, 905 miliardi di dollari (erano stati 839 l’anno prima): si tratta del 40% delle spese mondiali per la Difesa e del 70% di quelle della Nato. Dietro di loro, la Cina, con 219 miliardi che diventano però 408 a parità di potere d’acquisto (i costi nel gigante asiatico sono più bassi di quelli americani ed europei). Poi, la Russia con 108 miliardi (295 a parità di potere d’acquisto). L’Iiss sottolinea che Mosca ha aumentato il budget per il 2024 del 60% rispetto all’anno scorso: arriverà al 7,5% del suo Pil e peserà per un terzo sul bilancio complessivo. Un’economia di guerra.

Di fronte all’aggressione russa all’Ucraina iniziata nel 2014, anche i Paesi europei della Nato (più la Turchia) complessivamente hanno aumentato del 32% le loro spese per la Difesa, non tutti in misura uguale e con la stessa convinzione, però: il Regno Unito, per dire, ha investito l’anno scorso più di 73 miliardi di dollari, l’Italia un po’ meno di 33. Interessante la parte del rapporto Iiss sulla guerra in Ucraina. Dal febbraio 2022, la Russia ha perso 2.900 carri armati, praticamente lo stesso numero di quelli che aveva all’inizio dell’invasione, ma è stata in grado di sostituire le perdite ricorrendo a ciò che aveva nei magazzini, in certi momenti a un ritmo di 90 carri al mese: buona quantità ma minore qualità.

In Ucraina è avvenuto il processo inverso: molte perdite di equipaggiamento sostituite (in misura insufficiente) da armi e veicoli più moderni forniti dagli alleati occidentali. Nel 2022, nota l’istituto londinese, Kiev ha riconquistato quasi il 50% del territorio occupato da febbraio dai russi ma nel 2023 l’andamento del conflitto è stato “misto”. La guerra in Medio Oriente darà una spinta ulteriore alle spese militari globali.