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di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 28 febbraio 2024

Il sistema carcerario si trova attualmente al centro di una serie di problematiche gravi e urgenti, le quali richiedono l’attenzione delle autorità competenti e della società nel suo complesso. Altri due eventi recenti, uno relativo alle condizioni di lavoro del personale penitenziario e l’altro all’emergenza suicidi, stanno mettendo a dura prova la tenuta dei penitenziari.

Il primo evento riguarda la dichiarazione di stato di agitazione del personale nel carcere di Regina Coeli a Roma da parte dei sindacati Sappe, Osapp, Uilpa, Uspp e Fp- Cgil. Questi sindacati hanno espresso profonda preoccupazione per le condizioni di lavoro del personale penitenziario, evidenziando una serie di problemi che vanno dalla mancanza di sicurezza alla violazione delle normative igienico-sanitarie. Tra le principali rivendicazioni dei sindacati vi è la richiesta di protezione del personale e la revisione della catena di comando all’interno del carcere. Essi denunciano una situazione di grave insicurezza, caratterizzata da risse, atti vandalici, aggressioni, a cui si aggiungono una sorveglianza insufficiente e misure gestionali discutibili, come l’introduzione di una sesta branda per cella e l’utilizzo delle sale socialità come dormitori, il che è indice del sovraffollamento penitenziario che sta raggiungendo gravissime criticità. Queste condizioni, secondo i sindacati, hanno aumentato il carico di lavoro del personale senza fornire alcuna tutela aggiuntiva, mettendo a rischio sia la sicurezza del personale che quella dei detenuti stessi.

L’altro evento, tragico, è l’ennesimo suicidio che riguarda un detenuto nel carcere di Prato. L’uomo si è impiccato nella sua cella, nonostante i tentativi di soccorso da parte del personale penitenziario. Questo episodio porta il numero totale di suicidi in carcere a 21 da inizio anno, a cui si aggiungono 2 agenti. Ancora si deve concludere il secondo mese del 2024 e ciò porta a un macabro record mai raggiunto nell’ultimo decennio. A ciò vanno aggiunti i tentati suicidi. L’ultimo nel carcere di Barcellona Pozzo di Gotto, dove un detenuto di 41 anni si trova ora in fin di vita al Policlinico dopo aver ingoiato tre lamette nel tentativo di suicidio. Sono ore di angoscia per lui e per i suoi cari, mentre la sua vita pende su un filo sottile. Quest’uomo, che avrebbe dovuto tornare a casa tra soli due mesi una volta completata la sua pena, si trova ora in una lotta disperata per la vita, con ferite gravissime che mettono in dubbio il suo futuro. Le sue condizioni di fragilità erano note, segnalate più volte dai suoi familiari che, con il sostegno dell’avvocato Salvatore Silvestro, hanno presentato un esposto mettendo in luce l’incompatibilità dell’uomo con la detenzione in cella, sottolineando il fallimento del sistema nel garantire la sicurezza e il benessere dei detenuti vulnerabili.