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modenatoday.it, 24 febbraio 2023

A tre anni dalla violenta rivolta scoppiata nel carcere “Sant’Anna” di Modena (8 marzo 2020), conclusasi con nove morti e molti interrogativi tutt’oggi rimasti aperti, un libro inedito racconta per la prima volta quanto accaduto durante le diciotto interminabili ore di sommossa e nelle settimane seguenti.

A scriverlo è un ex detenuto, Guido Milani, nel testo autobiografico “A Trecento Metri dalla Libertà”, edito da Graus Edizioni: “non un atto d’accusa ma piuttosto un diario-verità che testimonia la disumanizzante esperienza di un uomo che mai avrebbe immaginato di trovarsi recluso (per reati che oggi sono stati dimostrati falsi ed infondati) e di vivere sulla propria pelle l’incubo di una drammatica guerriglia”. Il libro verrà presentato sabato 11 marzo alle ore 16.30 presso la Sala Giacomo Ulivi, in Viale Ciro Menotti 137 a Modena.

Nella scheda di presentazione del libro si legge: “Sono i primi giorni di lockdown nazionale: il Covid spaventa e l’emergenza sanitaria viene percepita con ancor più timore dai detenuti del carcere di Modena; alcuni di essi scelgono di manifestare le proprie legittime paure nel peggior modo, scatenando una devastante rivolta.

All’interno dell’istituto si trova anche Guido Milani, regista e scrittore. L’uomo sconta una pena per reati mai commessi, come dimostrato da rigorose evidenze scientifiche ed è in attesa di sviluppi circa la revisione della sentenza che lo ha ingiustamente condannato. La già traumatica esperienza carceraria si trasforma per lui in un nuovo drammatico incubo: egli si ritrova, insieme ai propri compagni di sezione estranei alla sommossa, in balia di un branco di rivoltosi, recluso all’interno di un carcere saccheggiato, distrutto, incendiato, per diciotto interminabili ore.

L’autore scandisce l’infinito tempo della sciagura, rievocando origine e tappe principali dalla propria prospettiva; rivela le cause scatenanti, inevitabilmente correlate ad una gestione approssimativa del Covid e si sofferma sulle devastanti conseguenze di cui pochi ricordano: nove decessi tra i detenuti e innumerevoli atti di prevaricazione. Il racconto autobiografico di Guido Milani va oltre l’8 marzo e condivide quanto accaduto nelle settimane seguenti: infatti nessuno ha mai rivelato che, dei 550 detenuti complessivi, una minuta parte sia stata costretta a permanere all’interno del carcere nei mesi successivi alla tragedia, in celle inutilizzabili, fredde, sature di polveri fuligginose, tra ripetuti atti intimidatori.

Di quei 70 prigionieri rimasti a Modena e mai trasferiti altrove, uno era proprio Guido. Tra un capitolo e l’altro, con dei flash-back letterari, l’autore narra la propria storia personale e giudiziaria: gli aspetti più intimi della sfera umana e psicologica, l’iniziale difficoltà nell’accettazione dell’omosessualità, un incontro sbagliato e l’increscioso obbrobrio processuale: tutto ciò - e molto altro - trova spazio tra le pagine del racconto, in un viaggio denso di emozioni e inaspettati colpi di scena”.