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di Liana Milella

La Repubblica, 2 novembre 2023

L’ordine di Carlo Nordio era stato perentorio: “Il mio disegno di legge che cancella l’abuso d’ufficio è bloccato al Senato, deve andare avanti”. Vertice di maggioranza sulla giustizia una settimana fa a palazzo Chigi, presente la premier Giorgia Meloni. Il tema caldo è la prescrizione, e il ministro della Giustizia riesce in corner a mettere il cappello sul ddl Costa. Ma poi eccolo chiedere alla presidente della commissione Giustizia del Senato Giulia Bongiorno di “accelerare” il suo disegno di legge che oltre a cancellare l’abuso d’ufficio, vieta ai giornalisti di pubblicare le intercettazioni se non sono contenute nei provvedimenti dei giudici e impone anche il gip collegiale anziché il giudice unico per decidere sugli arresti chiesti dai pm.

Inesperto di regole parlamentari, evidentemente ignorate anche dai suoi più stretti collaboratori, Nordio non sa che durante la sessione di bilancio non si possono discutere testi che comportino una spesa. E nel suo ddl c’è proprio un costo “impossibile”, quello per l’assunzione dei 250 giudici per far partire il gip collegiale. Una previsione che ha già funestato l’iter del ddl, approvato il 15 giugno a palazzo Chigi, ma bloccato per due mesi alla Ragioneria dello Stato proprio per via della mancata copertura, tant’è che è arrivato a fine luglio in Parlamento.

Come non bastasse proprio Nordio chiede espressamente che il suo ddl venga inviato al Senato, anche se la commissione Giustizia della Camera sta già affrontando, perfino con numerose audizioni (che poi saranno replicate a palazzo Madama), il tema politicamente sensibile dell’abuso d’ufficio, visto che sono stati presentati molti disegni di legge, a partire da quello di Enrico Costa di Azione. Infatti il ministro per i Rapporti con il Parlamento, il meloniano Luca Ciriani, prima annuncia che il ddl Nordio partirà dalla Camera, ma poi rimbrottato da Nordio, è costretto a dire che sarà inviato al Senato. Nordio si fida di Bongiorno che nel frattempo si sta occupando anche lei dell’inchiesta sulle intercettazioni.

E siamo oggi alla polemica infuocata, tuttora in corso nonostante una proposta di mediazione del capogruppo meloniano Gianni Berrino, di spostare la scadenza degli emendamenti, dapprima fissata per questo giovedì, al 10 novembre. Per non contrariare Nordio, già contestato per la sua scarsa produzione legislativa e per i suoi continui viaggi, anche nel weekend per tornare nella “sua” Treviso, FdI propone un compromesso, si fa la discussione generale sul ddl, e poi ci si ferma, dando almeno un segno di “esistenza in vita”.

A sua volta la presidente Bongiorno, non solo per il ddl Nordio, ha già inoltrato al presidente del Senato Ignazio La Russa, che sta per aprire formalmente la sessione di bilancio, la richiesta di deroga per i suoi provvedimenti, tra cui oltre al Nordio, anche la violenza sessuale. Ma proprio dallo staff del Guardasigilli insistono, pretendono che la discussione si apra, almeno con la discussione generale, giusto mentre fondate indiscrezioni ipotizzano che Nordio potrebbe traslocare a breve alla Corte costituzionale.

Ma la reazione dei Dem - in commissione ci sono il capogruppo Alfredo Bazoli, Anna Rossomando, Walter Verini e Franco Mirabelli - è Indignata, tant’è che Bazoli dice a Repubblica: “Si tratta di una pretesa assurda e del tutto inaccettabile perché viola una regola fondamentale dei lavori parlamentari, per cui nella sessione di bilancio non si trattano ddl che comportano una spesa, proprio come in questo caso”. Ma Bazoli dice di più: “Una richiesta a cui ci opponiamo fermamente soprattutto dopo che la maggioranza ci ha tenuto bloccati in commissione per una settimana per il decreto Caivano, un testo complesso, e su cui poi è stata messa pure la fiducia. Chiederci di fare gli emendamenti in due giorni suona come una provocazione. E anche l’ipotesi di andare alla prossima settimana si scontra con un’altra data, quella dell’8 novembre, in cui scadono le modifiche alla legge sulla diffamazione”. Politicamente, dice Bazoli, “l’accelerazione del ddl Nordio è inaccettabile perché comunque non potrà essere esaminato prima di gennaio proprio per via della sessione di bilancio”.

La prassi parlamentare, del resto, è molto chiara. Il regolamento del Senato, all’articolo 126 comma 11, recita così: “Non possono essere iscritti all’ordine del giorno delle commissioni disegni di legge che comportino variazioni di spese o di entrate…”. Ed è proprio il caso del ddl Nordio. Norma aggirabile solo se, nella conferenza dei capigruppo, c’è l’unanimità. Che in questo caso non c’è. Né basta un eventuale accordo nell’ufficio di presidenza della commissione. Dove peraltro i dem non intendono assolutamente demordere.