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di Flavia Amabile

La Stampa, 10 gennaio 2024

L’ex presidente dell’Anm: “Esecutivo forte con i deboli e debole coi forti. Inventano reati su questioni minori e poi minano il sistema penale”. Il governo che cancella il reato di abuso d’ufficio? È debole con i forti e forte con i deboli, sostiene Eugenio Albamonte, giudice, ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati.

Che cosa accadrà adesso?

“Che l’Italia assumerà una posizione di debolezza rispetto all’Ue, che invece chiede che la norma sia presente nei codici penali di tutti gli Stati anche soltanto in una forma destinata a sanzionare una fattispecie minore di illegalità da un punto di vista quantitativo pur di evitare che esistano ambiti di totale impunità”.

In effetti dopo la cancellazione dell’abuso d’ufficio chi ha un potere godrà di ampi margini di manovra...

“Questo è un aspetto di cui abbiamo rilevato la criticità. Da quando si è insediato, il governo ha introdotto nuove fattispecie criminali su questioni minori come i rave party o gli imbrattamenti dei muri. Sono misure volute per ragioni di demagogia penalistica e poi invece si guarda bene dal rafforzare il sistema sanzionatorio, anzi lo indebolisce. È un governo che si mostra forte con i deboli e debole con i forti, che combatte una presunta ribellione di marginalità sociale e vezzeggia i politici locali quando commettono reati”.

Ci troviamo di fronte a un colpo di spugna che oltretutto arriva in un momento in cui abbiamo diversi politici indagati che hanno interesse a una cancellazione del reato. È così?

“È un tema che esiste e che presuppone un giudizio più articolato. La legge bavaglio che prevede il divieto di pubblicare i provvedimenti cautelari impatta molto su soggetti pubblici appartenenti alla politica. Non si vuole che si venga a sapere delle notizie di reato, al contrario di quello che avveniva prima. È un modo per estendere l’impunibilità di un segmento del potere e un’altra declinazione dell’idea di un governo che ha le mani libere con poteri forti e reprime la marginalità”.

È anche vero che i sindaci, di ogni schieramento, hanno spinto molto per liberarsi da quella che è stata definita la paura della firma e restituire slancio alle opere pubbliche spesso bloccate.

“C’è stata una pressione forte da parte degli amministratori locali proprio all’insegna dello slogan della paura della firma ma gli amministratori locali non dovrebbero avere alcuna paura se agiscono sapendo di rientrare nei parametri della legalità. Non dovrebbero temere la mera iscrizione nel registro degli indagati perché altrimenti cosa dovrebbero fare medici, giornalisti e magistrati, vale a dire tutte le categorie ad alto tasso di esposizione a denunce? Nessuno ha mai pensato che il problema sarebbe stato risolto con la cancellazione del reato”.

Quella dei sindaci è una reazione eccessiva?

“Sì, se si sceglie di fare politica si presuppone che ci sia un impegno civico e lo si fa assumendosi la responsabilità collegata a quel tipo di impegno e anche alcuni rischi. Una larga parte del disagio degli amministratori locali dipende dal fatto che la maggior parte delle denunce sono strumentali e arrivano dall’opposizione. Fanno parte di un modo incivile di gestire la dialettica politica ma non per questo dobbiamo cambiare le norme, andrebbe recuperato un rapporto più civile all’interno della dialettica politica”.

Alcuni giuristi hanno calcolato che la soppressione del reato porterà alla cancellazione di oltre tremila condanne definitive. Le risulta?

“Mi sembra un dato verosimile. Si tratta di fattispecie rilevanti con abusi che risulteranno privi di ogni sanzione anche quando sia accertata la responsabilità penale. Non mi sembra un grande segnale nei confronti dell’opinione pubblica”.

E nemmeno nei confronti del presidente della Repubblica che si è più volte schierato contro l’eliminazione dell’abuso d’ufficio.

“La richiesta da parte del capo dello Stato di trattare lo strumento penale per quello che è non è stata per niente ascoltata. Tutto il tema della giustizia penale viene gestito da questo governo in modo molto propagandistico: sia attraverso l’inserimento di nuove norme penali che rappresentano un manifesto, un modo per lanciare segnali, sia attraverso l’inserimento di norme che creano un salvacondotto per la classe politica”.

Di fronte a questo condono non si corre il rischio di minare ancora di più la credibilità del sistema giudiziario?

“Sì perché nel frattempo non si fa nulla per restituire efficienza al sistema giudiziario. Mentre aumenta la mole di lavoro scaricata sulla giustizia penale, dal 15 gennaio partirà il processo penale telematico ma mancano ancora i necessari strumenti per semplificare e accelerare le procedure e quindi restituire credibilità nella giustizia”.