sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Giovanna Vitale

La Stampa, 3 aprile 2023

Parla l’ex segretario del Pci: “ll tema della pace viene trattato strumentalmente perfino dentro il centrosinistra”. “Sono preoccupato che la pace diventi il pomo della discordia della sinistra”, dice Achille Occhetto. In una lunga lettera ad Avvenire l’ultimo segretario del Pci ha esortato a guardare a “una nuova prospettiva di pace” basata su “un nuovo ordine mondiale”: appello che, nel contesto del conflitto russo-ucraino, interpella anche la politica italiana.

Cosa la preoccupa?

“Da mesi assisto con sgomento alle profonde divisioni dentro il Movimento per la pace, tema che viene trattato strumentalmente perfino fra i competitori interni alla stessa area politica”.

Si riferisce agli attacchi di Conte contro il Pd, accusato di bellicismo?

“Il presidente del M5S non può ogni volta alzarsi e dire, al governo come al Pd, voi state mandando l’Italia in guerra. L’invio delle armi a Kiev è deciso da tempo e l’Italia, inserita in un sistema di alleanze internazionali, non può tirarsi indietro: non solo non servirebbe a niente, tanto le forniture militari arriverebbero comunque da altre parti, ma finirebbe per isolare il Paese. Che non potrebbe più avere ruoli neppure nel processo di pace”.

La sua proposta qual è?

“Fermiamo questa diatriba almeno per un anno e costruiamo insieme un serio movimento per la pace. Il compito della sinistra e delle forze politiche più avvedute è far capire che bisogna cambiare l’ordine mondiale e affrontare una serie di questioni che vanno oltre noi, ingaggiano i leader del pianeta e le Nazioni unite. Cui vanno riconsegnati i poteri di intervento previsti nella carta fondativa e va affidato il monopolio della forza per il rispetto della legalità internazionale, sottraendo tale funzione alle alleanze militari”.

Con Elly Schlein alla guida del Pd si può immaginare una svolta in tal senso?

“Certo, non si può continuare a pensare che si può fare la pace solo quando la Russia smetterà di combattere. La guerra è entrata in una fase nuova: se dunque l’obiettivo è il cessate il fuoco e l’apertura di un negoziato io credo che tutte le forze di pace debbano fare un passo indietro sul terreno dello scontro per farne uno decisivo sulla definizione di un nuovo ordine internazionale”.

Per fare la pace bisogna essere in due e non pare che Putin la voglia...

“Oggi la priorità vitale è continuare a mantenere aperta la strada della trattativa. I due contendenti principali, l’aggressore e l’aggredito, affidano tale strada alla fissazione dei rapporti di forza sul campo di battaglia. Gli ucraini chiedono il ritiro dei russi dai territori occupati, che i russi invece pretendono, facendo così coincidere l’inizio della trattativa con la sua conclusione, un mostro diplomatico senza precedenti. Siamo in uno stallo che si può sbloccare solo se si abbandonano i vecchi schemi”.

Quali schemi?

“La vera questione da affrontare è la crisi del sistema basata sul fallimento degli accordi internazionali, a partire da quelli di Minsk, anche per responsabilità dell’Occidente. Si tratterebbe di offrire una via d’uscita alla Russia, riconoscendo che il vecchio ordine mondiale è crollato, insieme ai pilastri della contrapposizione Est-Ovest e la cornice di sicurezza che si riteneva solida non è riuscita a prevenire la catastrofe in corso”.

Sta dicendo che l’esito di questa guerra rischia di cambiare non solo gli assetti dell’Ucraina ma quelli geopolitici dell’intero pianeta?

“Ne ha parlato anche la Cina in uno dei suoi 12 punti”.

Ma l’iniziativa della Cina non è stata ritenuta affidabile.

“E facciamo bene a non fidarci, ma l’Occidente non può limitarsi a sospettare. Dovrebbe rilanciare il tema centrale di una sicurezza comune che tenga conto delle reciproche preoccupazioni. E il ruolo dell’Italia può essere fondamentale. Perciò ho chiesto a tutti di mettere almeno per un anno fra parentesi lo scontro sulle forniture militari e favorire il massimo di unità per promuovere la comune visione di un nuovo ordine mondiale entro il quale collocare la pace giusta per Kiev”.