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di Eugenia Nicolosi

La Repubblica, 13 novembre 2023

In un anno di lavori l’esecutivo ha alimentato il dibattito pubblico, dando così l’illusione di un’azione che non c’è stata. L’importante non è solo che se ne parli, se la questione riguarda il fenomeno della violenza sulle donne che in Italia colpisce una donna su tre. E invece in un anno di lavori il Governo Meloni ne ha quasi esclusivamente parlato, alimentando il dibattito pubblico e dando così l’illusione di un’azione. Ma ne ha parlato in qualche modo male, per esempio invocando la castrazione chimica per gli autori di stupro, e con scarsa coerenza tra le politiche portate avanti e il linguaggio usato.

Fondi tagliati del 70% - E se i fondi sulla prevenzione della violenza di genere sono stati tagliati del 70% (dagli oltre 17 milioni di euro del 2022 ai 5 milioni attuali), sono aumentati quelli in risposta alla violenza già subita. Però per l’anno in corso il Dpcm sui finanziamenti delle case rifugio non e? ancora stato firmato (a distanza di dieci mesi dall’approvazione della legge di bilancio che li ha stanziati). E nel frattempo sia Fratelli d’Italia che Lega si sono astenute dalla votazione per l’adesione dell’Unione europea alla Convenzione di Istanbul adducendo ragioni di metodo della votazione e ribadendo “la preoccupazione sulle tematiche legate al gender” e “la costante strumentalizzazione della Convenzione (...) per imporre l’agenda Lgbt”, anche se il sistema antiviolenza italiano è di fatto imperniato sulla Convenzione. Con o senza adesione formale.

Prevenzione Sottocosto - A diradare il fumo sulla posizione della maggioranza rispetto alla violenza di genere è Action Aid che ha scandagliato un anno di provvedimenti e iniziative per tirare fuori il report Prevenzione Sottocosto. La miopia della politica italiana nella lotta alla violenza maschile contro le donne nel quale l’attivita? istituzionale legata alla lotta alla violenza di genere viene definita sostanzialmente “debole”. E fumosa. “Numerosi atti (legislativi e non) che alimentano il dibattito pubblico” che però non si concretizzano mai perché non trovano “accoglienza da parte del Governo”.

Numero di vittime uguale da 10 anni - Tanto è vero che il sistema antiviolenza rimane inalterato nella sua inefficacia: il numero di donne uccise in famiglia o dal partner è lo stesso da 10 anni, anche quando le risorse economiche per la “Legge sul femminicidio” per il sistema antiviolenza venivano aumentate. Figuriamoci se “il cambiamento culturale tanto invocato dalle forze politiche della vecchia e della nuova legislatura e? attuabile a costo zero”, attacca Action Aid. Le autrici del report sono Rossella Silvestre e Isabella Orfano, esperte diritti delle donne per Action Aid Italia: “Il Governo Meloni adotta politiche antiviolenza che agiscono in risposta al fenomeno ma non sulla prevenzione - sottolineano - anche il ddl Roccella (attualmente in commissione Giustizia alla Camera) rafforza il sistema punitivo ma non è una politica di prevenzione. E però la violenza è il frutto di modelli sociali che si possono scardinare solo con azioni di prevenzione: ovvero con interventi di natura culturale che modificano la percezione della popolazione. “Che ci piaccia o no il problema è il patriarcato”, dicono le esperte.

I numeri: 48 progetti di legge, solo 13 con copertura finanziaria - Ma andiamo ai numeri. Nel corso della XIX legislatura le forze politiche hanno depositato in Parlamento 48 progetti di legge con delle disposizioni per prevenire e contrastare la violenza maschile contro le donne ma solo 13 prevedono una copertura finanziaria. Per esempio l’estensione del congedo indennizzato, incentivi alle assunzioni e il finanziamento del reddito di liberta? che dopo una stangata iniziale diventerà strutturale. Per i rimanenti progetti non e? previsto invece alcun esborso da parte della finanza pubblica fatta eccezione per un disegno di legge in materia di molestie sui luoghi di lavoro. E le norme proposte sono, ancora, più di natura punitiva (37%) che riguardanti la protezione (27%), la prevenzione (20%) e le azioni di sistema (16%).

Solo tre disegni diventati legge - E solo tre disegni sono diventati legge. Il primo è l’aumento delle risorse per le strutture di accoglienza (+7 milioni a decorrere dal 2024) e il Piano antiviolenza (+10 milioni a decorrere dal 2023) e il rifinanziamento del reddito di libertà per l’anno 2023 (1,8 milioni). Il secondo è l’accesso agevolato all’Assegno di inclusione: dal primo gennaio 2024 le donne vittime di violenza potranno accedere anche alla misura nazionale di contrasto alla povertà senza sottostare agli obblighi di attivazione. Ma non superiamo i 500 euro al mese: “Una quota insufficiente per rispondere ai bisogni primari e che non tiene conto del costo della vita dei singoli territori. È invece urgente che le istituzioni garantiscano alle donne accesso ai loro diritti socioeconomici e anche di reinserimento lavorativo, di mantenimento dell’occupazione e, soprattutto, forniscano soluzioni abitative sostenibili e sicure”.

Modifiche al codice di procedura penale - Infine il terzo: le modifiche al codice di procedura penale in materia di avocazione delle indagini. La prevenzione di cui l’attuale Governo e? promotore riguarda allora la prevenzione sì, ma solo di casi di recidiva. E in seconda battuta si occupa della protezione di donne che però la violenza l’hanno già subita. Cioè quando è tardi. E si tratta certamente di iniziative importanti ma - sempre in base alla Convenzione di Istanbul - gli Stati hanno l’obbligo di adottare norme e misure per promuovere cambiamenti sociali e culturali che abbattano pregiudizi, costumi e tradizioni. Che bonifichino il tessuto sociale per evitare che la violenza avvenga. Nel primo anno dell’attuale legislatura si registra allora un incremento, per quanto sensibile, delle risorse ma una distribuzione scomposta delle stesse che “riflette l’approccio emergenziale”. Pressoché assente, infatti, e? proprio “una strategia di prevenzione che intervenga sulla diffusa cultura patriarcale e maschilista del Paese”, si legge sul report.

L’educazione culturale: “Ma è solo l’illusione di un Governo che agisce” - La stessa Premier Giorgia Meloni ha ribadito la necessita? di “un lavoro di educazione culturale” tanto che ha incaricato la ministra per le pari opportunità Eugenia Roccella e il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara di organizzare (solo nella settimana del 25 novembre) incontri nelle scuole con vittime o familiari di vittime di violenza. “Ancora una volta si tratta di una proposta di tipo estemporaneo che non incide strutturalmente sulla prevenzione del fenomeno ma crea l’illusione di un Governo che agisce”. Infatti per gli interventi di educazione e sensibilizzazione è stato stanziato solo il 5,6% rispetto al totale dei fondi antiviolenza 2020-2023. “Ma l’urgenza di intervenire sulla prevenzione primaria con azioni di impatto e lunga durata è evidenziato anche dai dati mondiali del Gender Social Norm Index delle Nazioni Unite”, sottolinea Action Aid.

Stereotipi e credenze che danno vita alle diseguaglianze di genere - L’indice, che misura stereotipi e credenze che danno vita alle diseguaglianze di genere e quindi agli episodi di violenza, registra che il 61.58% della popolazione italiana ha pregiudizi contro le donne e il 45% ha convinzioni che giustificano la violenza fisica, sessuale e psicologica da parte del partner. “Solo un lavoro culturale che contrasta le consuetudini e i modelli di violenza su donne e ragazze può invertire la rotta”. E non aiuta che l’altra componente della maggioranza alimenti una narrazione pubblica che poco ha a che fare con le reali cause della violenza contro le donne: infatti la Lega è arrivata a proporre, attraverso il ministro Matteo Salvini, la castrazione chimica per i casi più gravi di recidiva per gli autori di violenza, uomini che il ministro definisce “dei malati”.

Lo stupratore “malato” e la questione che riguarda solo le donne - Ma definire malato uno stupratore è un controproducente non sense: “Non sono malati, sono uomini imbevuti di una cultura patriarcale millenaria. La stessa che fa credere al Governo che non servono fondi per la prevenzione”, spiega ancora Orfano. L’attività legislativa del Parlamento in materia di politiche antiviolenza non si e? esaurita però nella presentazione di progetti di legge ma ha visto le forze politiche depositare ben 166 emendamenti (119 alla Camera e 47 al Senato) di cui però solo 19 sono stati approvati. E secondo Action Aid è stata l’opposizione a lavorare di più con 198 proposte normative e 117 atti non legislativi presentati alla Camera e al Senato: la forza più attiva è stata il Partito Democratico, seguita dal Movimento 5 Stelle e da Alleanza Verde e Sinistra. Ma Action Aid rileva curiosamente anche che a differenza di altri Paesi in Italia il tema rimane appannaggio delle parlamentari - quasi sempre prime firmatarie delle proposte - “come se la violenza maschile fosse una questione che riguarda solo le donne, dentro e fuori le aule istituzionali” e sottolinea che i percorsi formativi dovrebbero coinvolgere tutte le persone presenti in Parlamento.