sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Antonello Guerrera

La Repubblica, 13 luglio 2022

Uno squadrone dello Special Air Service, secondo un’inchiesta della tv pubblica, avrebbe ucciso decine di uomini disarmati o detenuti durante la guerra in Afghanistan, tra 2010 e 2011. Sono rivelazioni clamorose, che gettano più di un’ombra sul ministero della Difesa britannico e soprattutto sul leggendario corpo delle forze speciali britanniche, le Sas. Perché uno squadrone dello Special Air Service, secondo un’inchiesta di Bbc Panorama, avrebbe ucciso decine di uomini disarmati o detenuti durante la guerra in Afghanistan, tra 2010 e 2011. Non solo: i vertici militari, nella fattispecie il generale Sir Mark Carleton-Smith, ex leader delle forze speciali e successivamente diventato capo dell’esercito britannico per andare in pensione qualche mese fa, non avrebbero mosso un dito, né punito i responsabili, seppur fossero a conoscenza dell’accaduto. Il ministero della Difesa risponde: “I nostri soldati si sono comportati con coraggio e professionalità in Afghanistan”. Alcune fonti al Telegraph, raccontano la furia del dicastero, per cui “il documentario della tv pubblica mette in pericolo le nostre forze armate”.

Eppure, secondo la ricostruzione della Bbc, i misfatti sarebbero stati commessi tra 2010 e 2011 durante alcuni raid “cattura o uccidi” di uno squadrone delle Sas nella provincia afgana di Helmand. In queste operazioni sarebbero morte almeno 54 persone e buona parte di queste sarebbero state disarmate o detenute. Addirittura, e questa è un’altra accusa altrettanto infamante per le forze speciali britanniche, i membri dello squadrone sarebbero stati in competizione per uccidere in Afghanistan e, in alcuni raid, sarebbero stati lasciati sul campo armi, bombe a mano e Kalashnikov per inscenare un fantomatico conflitto armato contro gli autoctoni, che molto spesso invece sarebbero stati disarmati.

Tutto è nato da un’inchiesta di Bbc e Sunday Times nel 2019, che, per gli stessi motivi, investigarono su un raid sospetto delle Sas avvenuto in Afghanistan. A quel punto, un tribunale londinese ha costretto il ministero della Difesa a pubblicare file e lettere sino a quel momento segreti o riservati. Presto, si è aperto un vaso di pandora. La Bbc ha infatti scoperto un filo rosso tra varie operazioni della Sas, in cui venivano “rinvenuti” costantemente Ak-47 o bombe a mano dei “nemici”, nei resoconti delle loro operazioni. Non solo: in sei mesi di attività di questo battaglione delle Sas, ci sarebbero state in totale migliaia di vittime tra gli afgani. Mentre, in tutti i raid sotto osservazione, tra le forze speciali non c’è stato nemmeno un ferito. Difficile pensare, dunque, a una battaglia armata, sul campo.

A quel punto, vertici e responsabili militari britannici iniziano a scambiarsi email, viste dalla Bbc, in cui esprimono preoccupazione per l’operato del suddetto squadrone delle Sas in Afghanistan. Qualcuno al Foreign Office definisce i resoconti “alquanto incredibili” per quello che viene definito “solo l’ultimo massacro”. Nell’aprile del 2011, i timori erano così gravi che un membro delle forze speciali scrive al suo direttore di “uccisioni indiscriminate di individui dopo la loro cattura” e di “falsificazione di prove per dimostrare la presunta necessità di auto-difesa”. Due giorni dopo, il vice capo dello staff delle forze speciali britanniche informa il direttore delle Sas che “uomini in età di combattimento sono stati uccisi, anche se non costituivano una minaccia. Se questo fosse vero, lo squadrone della Sas ha mostrato un comportamento indifendibile dal punto di vista etico e legale”.

Ma tutto ciò non è sufficiente: lo stesso squadrone verrà poi reimpiegato nel 2012, sempre in Afghanistan, per altri sei mesi di operazioni e raid.  Alla fine, i report sulle malefatte e dei presunti crimini arrivano anche al vertice supremo delle Sas, Sir Mark Carleton-Smith, successivamente diventato capo dell’esercito britannico. Il quale però avrebbe deciso di non agire, e tantomeno punire i responsabili, secondo la Bbc, che ha provato a contattarlo, ma Carleton-Smith non ha voluto commentare. Tuttavia, pare acclarato dall’inchiesta della tv pubblica che la polizia militare britannica, nonostante i resoconti preoccupanti, non sarebbe stata nemmeno avvertita dai vertici delle forze speciali. Il colonnello Oliver Lee, che nel 2011 era il comandante dei Royal Marines in Afghanistan, ora dice che le accuse emerse nel documentario di Bbc Panorama sono “assolutamente scioccanti e inaccettabili”. Le uccisioni indiscriminate di molti afgani disarmati, detenuti o addirittura civili da parte di questo squadrone della Sas, “meritano subito un’inchiesta pubblica”.