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di Marta Serafini

Corriere della Sera, 18 luglio 2023

La presa di potere dei talebani di due anni fa ha lasciato pochi segni visibili. Molte ong hanno preferito lasciare, altre come Emergency sono rimaste. Il ministero degli Affari femminili è stato sostituito dal quello per la Promozione della virtù. Chiudono parrucchieri, centri estetici e beauty saloon.

Ad una prima occhiata, nulla pare cambiato a Kabul. All’atterraggio pensi che sarà tutto diverso. In realtà è sempre la stessa vecchia cara Kabul. Il takeover - la presa di potere - dei talebani di due anni fa ha lasciato pochi segni visibili, almeno ad un primo sguardo assonnato dopo oltre 20 ore di viaggio. Sulla pista campeggiano gli aerei delle due compagnie locali più importanti, la Kam Air e l’Ariana Airlines, oltre a quelli delle agenzie umanitarie. Non ci sono controlli particolarmente severi. E al gate dell’aeroporto, lo stesso protagonista dei giorni tragici delle evacuazioni di due anni fa, regna la calma. Anche la strada verso il Baron Hotel, dove due anni fa un kamikaze di Isis si fece saltare contro la folla ammassata contro i cancelli dell’aeroporto uccidendo più di 238 persone, ora sembra tranquilla. C’è meno traffico, le strade sono più pulite, il carretto dei gelati continua a suonare. Anche le sedi dei ministeri sono sempre allo stesso posto. Eccetto quella del ministero degli Affari femminili che è stata subito sostituita dal ministero per la Promozione della virtù e la prevenzione del vizio. A guardare meglio però le differenze si notano. Ci sono meno donne in giro. Non tutte sono velate integralmente ma in tante tengono la mascherina sul viso per evitare di essere fermate.

Le fotografie di Massud, il Leone del Panshir volto simbolo della resistenza ai talebani, sono sparite. Alcune insegne dei parrucchieri e degli estetisti sono state imbrattate di nero, gli stessi beauty saloon che tra un mese dovranno chiudere per decreto dei talebani. Ma non solo quelle. Sono stati coperti anche alcuni dei graffiti più colorati che decoravano gli alti muri degli edifici governativi. Altri però sono rimasti. Ci vuole tempo per capire. E per vedere anche ciò che non è immediatamente visibile agli occhi. Kabul è sempre Kabul ma l’atmosfera è sicuramente diversa, per certi versi più rilassata. Sono 3 mesi che non ci sono attentati. Ma per le festività di Eid che si sono appena concluse ci si aspettava nuove stragi. La presenza occidentale è sicuramente meno visibile, molte ong hanno preferito lasciare, altre come Emergency sono rimaste per continuare a offrire il loro aiuto. Le super potenze straniere hanno sicuramente una responsabilità grande. “Ci avete lasciato soli”, dicono in tanti. Ma c’è anche chi è contento del passaggio di consegne e spera che il nuovo governo combatta la corruzione. È presto per dire cosa ne sarà del nuovo Afghanistan e se i talebani riusciranno a mantenere il potere nonostante le enormi difficoltà economiche. Di sicuro, resta il dovere di mantenere alta l’attenzione. Soprattutto sui diritti delle donne. Perché è in quei divieti all’istruzione che sta il grande dilemma del futuro. Potrà l’Afghanistan sopravvivere senza che alle giovani sia permesso di laurearsi e di lavorare? È possibile un futuro senza donne? In tanti scommettono di no. A noi il dovere di restare e continuare a raccontare.