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di Simona Buscaglia

La Stampa, 5 maggio 2023

La prima guida turistica donna dell’Afghanistan, fuggita dal suo Paese con l’arrivo dei talebani, si racconta al Festival dei diritti umani di Milano. “Abbiamo tutti il diritto di vivere in libertà, e noi che oggi abbiamo questa fortuna, dobbiamo pensare a chi non ce l’ha, parlare e fare sensibilizzazione: questa è la migliore arma contro i talebani”. Oggi Fatima Haidari ha 24 anni e frequenta l’Università Bocconi di Milano ma prima della presa di Kabul da parte dei talebani nel 2021 era la prima guida turistica donna dell’Afghanistan e insieme a delle amiche aveva fondato un’organizzazione per l’emancipazione femminile della quale era coordinatrice.

Una vita che in tutto e per tutto la metteva in pericolo davanti all’avanzata dei talebani: “Vivevo a Herat quando arrivarono, tutti mi dicevano di andarmene perché lì non ero più al sicuro, per proteggere chi amavo ho raggiunto Kabul, dormendo per un mese in un dormitorio - racconta Haidari nel suo intervento di apertura al Festival dei Diritti Umani, in programma dal 3 al 6 maggio presso il Memoriale della Shoah di Milano - Un giorno a mezzogiorno hanno bussato alla mia porta e mi hanno detto di andarmene perché i talebani erano arrivati anche lì e non potevano più proteggermi”.

Quegli attimi saranno impressi nella sua memoria per sempre, tinti solo di terrore e dolore: “Ero scioccata e non sapevo cosa fare, in strada le persone urlavano, c’erano spari che venivano da tutte le parti, restavo in movimento senza una meta precisa, a volte piangevo ma poi mi facevo forza e mi dicevo che avrei trovato una soluzione”.

All’orizzonte compare la possibilità di poter abbandonare il Paese: “Provo ad andare in aeroporto a mezzogiorno perché mi avevano detto che avrei preso l’aereo la sera ma io e altri non siamo riusciti a entrare per gli scontri in corso - prosegue l’attivista - Le persone che cadevano dagli aerei in partenza erano la metafora del mio paese che stava purtroppo crollando”. Alla fine, grazie a una persona che diceva di poter avvicinare i talebani e al pagamento di 300 dollari è riuscita a prendere un volo per l’Italia.

Dal suo arrivo nel nostro Paese cerca di non far cadere il buio sulle vicende che interessano l’Afghanistan e soprattutto sulla condizione delle donne: “Le cose stavano lentamente cambiando in meglio, abbiamo lottato tanto come donne per assicurarci diritti basilari, come l’educazione, ma con l’arrivo dei talebani nel 2021 tutto è cambiato in una notte. Ci siamo svegliati una mattina sotto il suono dei proiettili e delle sirene dei talebani dopo 21 anni dalla loro cacciata. Le più fortunate, come me, sono riuscite a scappare, le donne rimaste là, invece, sono state allontanate dalle scuole, dalle università, dai bar: hanno il divieto di partecipare alla vita pubblica”.

Quando parla della quotidianità delle donne nel suo Paese d’origine, Haidari usa le parole “sepolte nelle loro stesse case”. Ripensa spesso a tutte quelle battaglie che, prima del 2021, erano costate molto a tante giovani che si erano battute, anche a costo della vita, per la loro libertà: “Penso a Farkhunda, leader religiosa di 21 anni attaccata, lapidata e gettata in mezzo alla strada perché stava predicando; o ancora, una ragazza, anche più piccola di me, giustiziata dall’intero villaggio perché scappata con l’uomo che amava invece di sottostare al volere del padre di un matrimonio combinato con un uomo molto vecchio. Penso alle ragazze prese di mira e uccise mentre stavano andando a scuola o alle stesse scuole femminili bombardate”.

Anche la vita di Haidari è cambiata: “Dieci anni fa ero una bambina che avrebbe voluto vivere la sua adolescenza come tutti. Ora ho più consapevolezza ma ho anche più dolore dentro di me. Questo mi differenzia dagli altri studenti. A volte è difficile essere lontana dalla famiglia e dagli amici, sempre con la preoccupazione di quello che può accadere loro”. Ma la studentessa afgana non perde la speranza: “Voglio pensare positivo: almeno da qui posso aiutare i miei genitori economicamente, studio in una buona università, organizzo ancora dei tour virtuali in Afghanistan, realizzo anche altri progetti come un canale YouTube per far vedere a tutti le bellezze dell’Italia. Le donne afgane sono coraggiose, istruite e combattono: spero che le cose possano cambiare un giorno”.