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di Maria Serena Natale

Corriere della Sera, 15 agosto 2023

In Niger la rabbia antifrancese non è solo un riflesso azionato da poteri locali ed esterni per accendere masse a comando. È il punto di caduta di desideri di emancipazione frustrati, promesse di libertà e speranze di sviluppo tradite.

Sudan, Mali, Ciad, Guinea, Burkina Faso, Niger: sei Paesi, nove colpi di Stato in quattro anni. L’Etiopia in bilico dopo la finta pace del Tigrè. C’è un non detto nel discorso sull’eterno ritorno delle crisi d’Africa e la cronica instabilità del Sahel: un’idea di predestinazione che si riflette in complice rassegnazione, come se in certe parti di mondo la soglia di tolleranza per l’atrocità fosse più alta della nostra. Inestirpato pregiudizio razzista, spaccia distanze storiche per differenze costitutive e ne fa la comoda base per semplificazioni che sollevano dallo sforzo di calarsi nel dolore degli altri. E dal racconto scompare la prospettiva delle vittime.

In Niger il risentimento antifrancese non è solo un riflesso azionato da poteri locali ed esterni per accendere masse a comando. È il punto di caduta di desideri di emancipazione frustrati, promesse di libertà e speranze di sviluppo tradite. Disperazioni cavalcate da chi ambisce a controllare snodi strategici di interessi e risorse. Il movimento civico M62 che ora sostiene l’odiosa violenza antidemocratica dei golpisti era nato un anno fa. Chiedeva il ritiro delle truppe di Parigi accusate di non aver sradicato dalla regione il terrorismo jihadista che indottrina e fa affari tra attentati, sequestri, tratta di uomini. A fronte dei lauti guadagni delle multinazionali e dell’impennata dei prezzi in un Paese tra i più poveri del pianeta, “gli anti-imperialisti” denunciavano la corruzione dei politici e invocavano il salario minimo. Lavoro, salute, istruzione, questo chiedono le popolazioni. Nella stessa estate Emmanuel Macron in Africa si richiamava allo spirito del discorso di Ouagadougou del 2017: basta paternalismi neocoloniali, costruiamo insieme l’avvenire. Paternalismo, leggere attraverso l’unica lente della spartizione un continente e affidarne il futuro a blocchi di potere in assetto di guerra. Avvenire che sa di passato.