di Damiano Aliprandi
Il Dubbio, 5 settembre 2024
Le carceri italiane sono state attraversate da un’ondata di proteste e disordini durante tutto il mese di agosto, segnando uno dei periodi più critici dopo le grandi e gravi rivolte avvenute durante la pandemia. La situazione, ormai insostenibile, ha fatto riemergere con prepotenza problemi cronici come il sovraffollamento, le condizioni delle strutture fatiscenti e il drammatico aumento dei suicidi tra i detenuti tanto da raggiungere il record assoluto di 68 persone che si sono tolte la vita dall’inizio dell’anno. L’ultimo lunedì scorso a Benevento. A questo si aggiungono le difficoltà nella gestione dei detenuti con problemi di salute mentale, che hanno contribuito a rendere il clima ancora più teso e pericoloso.
Le dure proteste dal carcere per adulti a quelle per minori - Le tensioni sono esplose già a partire dal primo agosto, quando disordini si sono verificati contemporaneamente in più carceri del Paese. Ad Alessandria, nella Casa di Reclusione, e a Torino, sia nell’Istituto Penale per Minorenni che nella Casa Circondariale per adulti, si sono registrati episodi di violenza che hanno richiesto l’intervento massiccio della Polizia penitenziaria. A Torino, in particolare, oltre 150 detenuti hanno tentato di forzare i cancelli della struttura, innescando una situazione che il Segretario generale della Uil-Pa Polizia penitenziaria, Gennarino De Fazio, ha definito “esplosiva”. L’incapacità di contenere queste tensioni con le misure adottate dal governo ha portato a prevedere un “agosto infuocato”, un triste presagio che si è poi puntualmente realizzato. Il 10 agosto, nuovi disordini hanno scosso la Casa Circondariale di Catanzaro. Alcuni detenuti hanno cercato di impossessarsi delle chiavi per attuare una spedizione punitiva contro un altro recluso. L’intervento tempestivo della Polizia penitenziaria ha impedito il peggio, ma otto agenti sono rimasti feriti durante gli scontri. Questo episodio ha messo in luce ancora una volta le gravi carenze del sistema carcerario: oltre al sovraffollamento, la carenza di personale (con più di 18.000 unità mancanti) e l’insufficiente assistenza sanitaria e psichiatrica sono problemi che continuano a peggiorare la situazione.
Il 28 agosto, un episodio particolarmente scioccante ha scosso la Casa circondariale di Poggioreale a Napoli, dove un detenuto affetto da gravi disturbi psichici ha aggredito un altro recluso con problemi mentali, staccandogli e mangiando parte di un dito. L’episodio, denunciato dal garante campano dei detenuti Samuele Ciambriello, ha evidenziato l’assoluta inadeguatezza delle strutture nel gestire detenuti con disturbi mentali. Poggioreale ospita oltre 200 detenuti con problemi psichiatrici, e la mancanza di una struttura adeguata per il trattamento di queste patologie rischia di portare a ulteriori tragedie. A fine agosto, il 30, ulteriori disordini hanno coinvolto il carcere romano di Regina Coeli, dove un centinaio di detenuti ha vandalizzato i locali, incendiando anche i fornelli da campeggio in dotazione. Nonostante qualche giorno di relativa calma, la tensione è rimasta altissima, segno evidente che le misure adottate dal governo non hanno avuto alcun effetto concreto. I numeri sono drammatici: 68 suicidi tra i detenuti dall’inizio dell’anno, 7 tra gli agenti della Polizia penitenziaria, e oltre 14.500 detenuti in esubero rispetto alla capienza regolamentare delle strutture. Non mancano, però, notizie allarmistiche, come quella di martedì scorso diffusa da taluni sindacati di polizia che hanno come unico risultato quello di inasprire gli animi di chi vive una situazione difficile. Il Dap ha categoricamente smentito che al carcere di Biella nessun agente penitenziario è stato sequestrato dai detenuti.
Gli IPM erano un modello, ora rischiano di fallire - L’ultimo giorno di agosto ha segnato l’ennesimo capitolo di questo mese nero. All’Istituto Penale per Minorenni “Cesare Beccaria” di Milano, gravissimi disordini sono scoppiati durante la notte. Tutti i 58 giovani presenti hanno preso parte alla rivolta, con diversi tentativi di evasione (non riusciti) e ingenti danni alla struttura. Quest’ultima rivolta potrebbe essere letta, attraverso occhi miopi, solamente come un problema di sicurezza, e c’è il rischio di una risposta non adeguata da parte delle istituzioni. Da tempo, l’associazione Antigone denuncia le tensioni crescenti e i malfunzionamenti che affliggono le carceri minorili in Italia, come già evidenziato nel rapporto ‘ Prospettive minori’ presentato lo scorso febbraio. Il quadro tracciato è allarmante: la gestione dei ragazzi detenuti è sempre più incentrata su un approccio disciplinare e sull’uso smodato di psicofarmaci, specialmente per i minori stranieri non accompagnati. Questi giovani, spesso vulnerabili, vengono trasferiti da un Istituto Penale per Minorenni all’altro come fossero pacchi, a seconda delle esigenze amministrative, una pratica che non fa che aumentare le tensioni già presenti.
Antigone aveva già denunciato il clima teso all’interno di questi istituti, aggravato dal sovraffollamento, dalle ristrutturazioni che si prolungano da anni limitando gli spazi per le attività, e dalla cronica carenza di personale educativo. A ciò si aggiunge l’instabilità nella direzione, con direttori che vengono cambiati ripetutamente in pochi anni, contribuendo a una gestione frammentata e inefficace. La risposta istituzionale a questa situazione critica dovrebbe essere un ritorno al modello educativo e socializzante che ha caratterizzato il sistema delle carceri minorili negli ultimi trent’anni. Questo modello, tuttavia, è ora sotto attacco a causa di recenti provvedimenti governativi, che rischiano di compromettere ulteriormente l’efficacia del sistema di recupero e reintegrazione dei minori detenuti. Antigone ha sottolineato l’urgenza di un ripensamento delle politiche attuali, per garantire che le carceri minorili tornino a essere luoghi di rieducazione e non semplici contenitori di disagio e repressione.
Sovraffollamento illegale: 61.758 detenuti - Nel frattempo, il Dap ha aggiornato i dati sui detenuti al 31 agosto. Sono 61.758 i ristretti presenti su una capienza regolamentare di 50.911 posti, dalla quale vanno sottratte almeno 3000 celle inagibili. Come sottolinea il garante della regione Lazio, Stefano Anastasìa, non ce n’erano così tanti dal gennaio 2014, all’indomani della condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo. “Con gli stessi numeri nel luglio del 2006 fu approvato l’ultimo provvedimento di indulto, che scarcerò più di 20mila detenuti con ottimi risultati in termini di recidiva (dimezzata rispetto a quella ordinaria)”, chiosa il garante laziale.
A ciò si aggiunge la drammatica questione dei bambini (attualmente 21) in carcere e negli Istituti a Custodia Attenuata per detenute Madri (Icam), strutture sempre detentive. Una questione che potrebbe essere risolta velocemente, così come prevedeva la proposta di legge, affossata, dell’ex parlamentare del Pd Paolo Siani e riproposta dalla deputata dem Debora Serracchiani. Basterebbe l’esclusivo utilizzo delle case famiglia protette, affidate ai servizi sociali e agli enti locali: ce ne sono soltanto due, una a Roma e l’altra a Milano. Ma tutto rischia di peggiorare con il “ddl sicurezza”, ossia il Disegno di legge n. 1660/ C recante ‘ Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario’. Fermo da tempo alla Camera, ha raccolto soprattutto negli ultimi mesi nuovi emendamenti, tra cui quello della Lega volto a modificare la normativa attuale che prevede l’obbligo del rinvio della pena, anche per le madri che hanno un figlio di età inferiore a un anno. Dalle carceri normali a quelle per minorenni, la situazione è esplosiva. E la tensione rischia di non esaurirsi qui.