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Corriere del Mezzogiorno, 3 gennaio 2024

I rivoltosi avevano affrontato gli agenti con mazze e gettando acqua e olio bollente, va avanti il lavoro di identificazione degli autori degli scontri. La loro richiesta: vogliamo celle meno gelide. Nove detenuti arrestati, un paio di agenti di polizia penitenziaria contusi nei tafferugli, suppellettili delle celle sparse qua e là nei corridoi, il presidio delle forze dell’ordine all’interno e anche fuori l’istituto di pena - erano presenti carabinieri e polizia in assetto anti-sommossa - durato tutta la notte. Si può dire però che sia tornata alla normalità la situazione al carcere “Pasquale Di Lorenzo” di Agrigento dopo la rivolta inscenata da una cinquantina di detenuti nel tardo pomeriggio di ieri in cui si sono vissuti lunghi attimi di tensione. Specie quando i detenuti hanno affrontato gli agenti di polizia penitenziaria con mazze di legno e gettando loro addosso anche acqua calda e olio bollente.

I nove fermati sono ora accusati di sequestro di persona, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, danneggiamento aggravato ma il numero di detenuti che corrono il rischio di incappare in nuove misure di prevenzione è destinato ad aumentare. Già in nottata, su disposizione del procuratore aggiunto Salvatore Vella, arrivato in carcere con i sostituti Elenia Manno e Grazia Cifalinò, le forze dell’ordine hanno preso a visionare i filmati ricavati dalle telecamere a circuito chiuso per identificare gli altri protagonisti della rivolta. Una protesta che avrebbe avuto origine, in particolare, dalle mancate risposte alla richiesta di adeguare il riscaldamento delle celle che per le basse temperature di queste settimane sono diventate gelide. Oltre a sollevare il tema dell’inefficienza dei riscaldamenti i detenuti avevano poi avanzato una serie di altre richieste.