di Alessandra Franchini
Corriere della Sera, 14 novembre 2019
Prendersi cura della terra, piantare la vite, vederla crescere e dare frutti. Che diverranno vino. Di Alba. Un progetto sociale raccontato per immagini nella mostra fotografica "Valelapena. Storie di questa riscatto dal carcere d'Alba" fino al 15 novembre al Palazzo Lombardia di Milano con ingresso gratuito. Un allestimento per far conoscere e sostenere il valore sociale dell'agricoltura, al centro del progetto Valelapena che dal 2006 ad oggi ha permesso a decine di detenuti di imparare un mestiere agricolo e trasformarlo in un lavoro concreto al termine del periodo di detenzione.
Un'occasione di riscatto e rinascita vera e propria dunque: "Come tutte le cose buone il progetto è nato dalla buona volontà di due amici che facevano i formatori all'interno del carcere di Alba. Conoscendo questa realtà dal di dentro hanno deciso di offrire qualcosa di concreto ai detenuti, per riempire le loro giornate ma anche per costruire un possibilità di riscatto e di reinserimento sociale alla fine del percorso detentivo" spiega Vincenzo Merante, responsabile della relazioni esterne di Syngenta, azienda coinvolta nel progetto che ogni anno promuove un percorso di formazione per una quindicina di detenuti prossimi alla scarcerazione per permettere loro di apprendere le tecniche di coltivazione della vite e di produzione del vino, acquisendo così una conoscenza e una professionalità spendibile fuori dal carcere. Di qui anche il nome del progetto che rende il tempo della pena un periodo di valore in cui ci si prepara al proprio riscatto sociale.
"La prima intuizione è stata quella di scegliere l'agricoltura che il su ruolo sociale cel'ha nel Dna - sottolinea Merante che aggiunge - Se dai qualcosa ti viene restituito qualcosa, Avere un prodotto finito è il segno tangibile che se fai qualcosa otterrai un risultato. Il lavoro agricolo inoltre dà la possibilità di pensare, riflettere".
La scelta dei detenuti da coinvolgere nel progetto della durata di un anno avviene su base volontaria e dipende anche dalla vicinanza alla data di scarcerazione. I detenuti fanno formazione nel vigneto all'interno del carcere oltre a seguire lezioni teoriche in aula a cura di un operatore agricolo. Quindi la vinificazione grazie alla partnership con la Scuola Enologica di Alba a cura degli studenti dell'ultimo anno. Sono circa 200 i detenuti coinvolti negli ultimi dieci anni (da quando Syngenta è entrata a far parte del progetto, ndr).
Di questi circa il 25% è stato assunto in un'azienda agricola al termine del periodo detentivo. Altri sono tornati al loro lavoro. Tutti senza recidiva. Una grande occasione di riscatto dunque raccontata nella mostra i cui scatti sono stati tratti dal libro fotografico realizzato da Armando Rotoletti. Un allestimento presentato prima ad Alba e giunto ora in Lombardia, regione nota per i numerosi progetti legati all'agricoltura sociale. Per ispirarne altri.