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di Adriana Logroscino

Corriere della Sera, 16 giugno 2023

L’ex presidente dell’Anm boccia la riforma della Giustizia: “Il ministro si era impegnato a discuterne con noi magistrati, ma l’omaggio a Berlusconi ha impresso un’accelerata precipitosa”.

Eugenio Albamonte, segretario di Area ed ex presidente dell’associazione nazionale magistrati, boccia la riforma Nordio da ogni punto di vista. Per il metodo: “Il ministro ha impresso un’accelerata precipitosa per celebrare la scomparsa di Silvio Berlusconi, dimenticando l’impegno a interloquire con i magistrati”. E nel merito.

Dottor Albamonte, partiamo dalla nuova stretta alle intercettazioni...

“La riforma limita il diritto dell’opinione pubblica di conoscere fatti oggetto dei procedimenti. Questo è l’unico obiettivo evidente del doppio divieto di inserire il nome di terze persone negli atti del pm e del giudice e di pubblicare le intercettazioni che non sono in quegli atti”.

Non è un tentativo, come spiegato dal governo, di limitare la corsa al gossip?

“No. La corsa al gossip era già stata limitata dalla riforma Orlando. Infatti il garante della privacy, in commissione Giustizia al Senato, solo pochi mesi fa, ha dichiarato di non aver registrato alcun caso di pubblicazione di intercettazione relative a terze persone”.

Non salva nessun aspetto?

“Nessuno. Si impedisce agli organi di informazione di svolgere il loro doppio ruolo di informare l’opinione pubblica e di essere il cane da guardia del potere nell’esercizio delle sue funzioni”.

Dell’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, cosa pensa?

“Un intervento che sicuramente sarà oggetto di procedura di infrazione da parte dell’Unione europea. In un settore nevralgico in cui l’Italia è osservata speciale, cioè quello delle condotte illegali nella pubblica amministrazione, eliminare il reato porterà a ritenere il nostro sistema non più allineato agli standard richiesti”.

Tuttavia i numeri del 2021 riferiscono di una sproporzione netta tra procedimenti per questo reato e condanne: non bisogna intervenire sul rischio che la paura di essere sottoposti a indagini paralizzi gli uffici?

“La sproporzione tra indagini e condanne è dovuto ai continui interventi del Parlamento per salvare le condotte illecite. Si realizza la stretta, poi si dice che la norma non serve e quindi la si elimina. Ma il reato di abuso d’ufficio era un campanello d’allarme rispetto al reato di corruzione. Riguardo al rendere più veloci gli iter, la regola per questo governo sembra essere: se si fatica a spendere, allentiamo i controlli. L’abbiamo visto già con la norma che elimina i controlli concomitanti della Corte dei conti. Pur di spendere va bene tutto? Anche generare sperpero e illegalità, alimentando il crimine organizzato? Anche qui, dubito che l’Europa sarà contenta”.

Un altro tema: la limitazione della custodia cautelare...

“Sulle misure cautelari aver disposto che siano anticipate da un interrogatorio in cui si comunica l’intenzione di arrestare è paradossale. Una norma “si salvi chi può”: chi viene avvertito, avrà tutto il tempo di inquinare le prove o di fuggire, cioè le eventualità che la custodia cautelare dovrebbe scongiurare. Decidere poi di affidare a un collegio, anziché a un giudice solo, l’istanza, metterà in difficoltà gli uffici di città medie e piccole: dove i giudici che fanno penale sono in 4, dopo che in tre avranno disposto la misura, chi si occuperà delle fasi successive?”.