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di Fabio Canessa

La Nuova Sardegna, 14 gennaio 2023

Nel film “Grazie ragazzi” Antonio Albanese è un attore che di fronte alla mancanza di offerte di lavoro accetta un posto come insegnante di un laboratorio teatrale all’interno di un istituto penitenziario. All’inizio titubante, scopre del talento nell’improbabile compagnia di detenuti al punto di impegnarsi a convincere la severa direttrice del carcere a valicare le mura della prigione per mettere in scena “Aspettando Godot” di Samuel Beckett su un vero palcoscenico.

Albanese, ormai con Milani ha un rapporto stretto. Come si trova a lavorare con lui?

“Mi ha sempre proposto temi che mi interessano particolarmente e lavoriamo molto bene insieme. Riccardo è un regista garbato che ha una grande passione per gli attori e questo fa diventare tutto più semplice. Siamo contenti del risultato di questo film e orgogliosi di accompagnare l’uscita qua in Sardegna. Io poi per un mese mi fermerò a Cagliari”.

Per quale motivo?

“Per lavoro. Curo la regia dell’opera “Gloria” di Francesco Cilea che aprirà la stagione 2023 del Teatro Lirico. Lo scorso maggio sono venuto con la messa in scena di un “Don Pasquale” che avevo fatto a Verona, ci siamo trovati bene e mi hanno dato questa possibilità. Siamo in Sardegna da un paio di giorni con la mia costumista, la mia scenografa, la mia assistente. Debutteremo il 10 febbraio”.

Tornando a “Grazie ragazzi”, come si è preparato per un film che affronta una realtà particolare come quella carceraria?

“Mi è capitato più volte di incontrare dei detenuti. Sono per esempio stato più volte in quello femminile della Giudecca. E Nicola Rignanese, uno degli attori del film che è un mio grande amico e lavora spesso con me, è stato per anni assistente alla regia di Armando Punzo della Compagnia della Fortezza del carcere di Volterra. Per il resto abbiamo cercato di rispettare la storia vera sulla quale il film è basato per proporre un racconto pieno di umanità che ha un messaggio onesto e puro, di due estremi che si incontrano. Inoltre è un’ode al teatro, a quello che la cultura in genere può fare”.

Dal punto di vista attoriale qual è stato l’aspetto più stimolante del progetto?

“Ritrovarmi in una combinazione che conosco, quella che mette insieme il teatro e il cinema. E di cercare di creare umanità con il teatro, seguendo il regista e con l’idea di rispettare sempre il pubblico per poter dare un’emozione agli spettatori. Far stare bene le persone è sempre l’obiettivo che mi pongo, quando riesci a far questo anche solo minimamente è una grande soddisfazione”.

L’attore-insegnante del laboratorio teatrale di “Grazie ragazzi” propone di mettere in scena “Aspettando Godot”. Cosa dà al film un testo difficile come quello di Samuel Beckett?

“Anche questo aspetto è stato ripreso dalla storia originale svedese, degli anni Ottanta. Ritrovandosi con questi detenuti il protagonista aveva fatto una considerazione semplice quanto significativa: loro sanno aspettare. E ha quindi preso questo testo, potente e anche molto difficile da capire e mettere in scena. Rileggendolo mi sono accorto che è di una contemporaneità incredibile”.