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di Adelia Pantano

La Stampa, 27 giugno 2023

Sabato sera 24 giugno al luppoleto del carcere di San Michele di Alessandria l’evento “be(e) free”: in 400 si sono seduti ai tavoli. Immaginate di andare a cena, un sabato sera di inizio estate, tra i filari di un luppoleto e di essere tra le mura di un carcere. Abbandonate il telefono all’entrata, vi sedete e vi godete il servizio dei piatti. Preparazioni non qualunque ma “da masterchef”. Qualcuno ha già provato quell’emozione sabato sera, nel carcere di San Michele, ad Alessandria. In 400 hanno scoperto i “buoni frutti del carcere” serviti dai detenuti.

Dopo il successo della prima edizione, anche quest’anno l’associazione carceraria “Idee in fuga”, che ad Alessandria si occupa e preoccupa di dare una nuova vita ai detenuti credendo fortemente nella loro possibilità di riscatto, ha organizzato la cena nel luppoleto del San Michele. Nome dell’evento “Be(e) free”, per essere liberi di realizzare una comunità miracolosa come quella creata dalle api. Al centro della cena i frutti del carcere, quelli che vengono coltivati nei terreni proprio dai detenuti. Gli stessi detenuti che sabato hanno servito ai tavoli i commensali. A cucinare le materie prime degli ospiti d’eccezione: i quattro chef di Masterchef Italia 2022 Lia Valetti, Mime Kataniwa, Bruno Tanzi e Pietro Adragna.

Decine di tavoli tra il verde da cui nasce il luppolo, immersi tra le luci di lunghi tendoni quasi come in un mondo completamente estraneo dalla città: un’atmosfera che ha coinvolto tutti, commensali, detenuti e pure gli chef. “Entrare qui dentro - raccontano gli ex concorrenti del talent - è una continua emozione. Abbiamo avuto il magone ad attraversare quel cancello ma siamo rimasti sorpresi dell’eccellenza che abbiamo trovato. Abbiamo lavorato con tutti alla pari, eravamo una squadra ben assortita”.

Chi ha avuto la fortuna di sedere tra quei tavoli ha visto anche il buono che c’è tra le mura del carcere. A servire i tavoli c’erano alcuni ragazzi che frequentano i corsi di formazione professionale dell’Enaip e otto detenuti che stanno scontando la loro pena e con “Idee in fuga” hanno deciso di imparare un mestiere per avere poi una seconda possibilità una volta tornati in libertà. Come Fulvio Buoncristiani che solo lo scorso anno, alla prima cena, era lì come detenuto e sabato ci è ritornato da uomo libero: prima alla cassa per registrare gli ospiti e poi a servire ai tavoli. “Al primo colloquio con l’associazione avevo detto di “no”. Avevo pensato di andare in Spagna una volta uscito da qua”, racconta. Poi è scattato qualcosa. “Mi sono reso conto - spiega - di avere tre scelte: continuare a essere un criminale, impazzire qui dentro o essere consapevole di quello che avevo fatto e riprendere in mano la mia vita”. E l’ha fatto. Ora lavora nel negozio “Fuga di Sapori”, punto vendita dei prodotti del carcere.

“Avere avuto così tante persone significa avere la stima di tanti. La nostra sfida è creare sul territorio una rete virtuosa di microfiliere in cui lo scambio e la collaborazione arricchiscono il sistema penitenziario e la collettività”, ha commentato a fine serata Carmine Falanga, presidente di “Idee in fuga”. L’iniziativa ha avuto il patrocinio del Comune, dei Lions Club di Alessandria e soprattutto del Ministero attraverso la direttrice del carcere, Maria Isabella De Gennaro, arrivata poco più di un mese da qui in città.