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di Roberto Giachetti

Il Riformista, 7 gennaio 2024

L’intervista ad Alessandro Barbano, autore di La gogna. Hotel Champagne, la notte della giustizia italiana: “È una vicenda il cui racconto ufficiale è forse l’esatto opposto di ciò che è accaduto”. Alessandro Barbano, vicedirettore del Corriere dello Sport, è l’autore di “La gogna. Hotel Champagne, la notte della giustizia italiana”.

Perché la notte della giustizia italiana?

“Volevo restituire una verità storica a un falso narrativo. È una vicenda il cui racconto ufficiale è forse l’esatto opposto di ciò che è accaduto, è il più grosso scandalo della magistratura nella storia repubblicana. Secondo questo racconto una massoneria di magistrati e politici stava per mettere le mani sulla procura di Roma facendo nominare un magistrato addomesticabile. Questa massoneria era capeggiata da Palamara, Lotti e Ferri, che vengono smascherati e puniti ripristinando l’onore e il decoro della magistratura. Questo il racconto ufficiale dello scandalo, enorme perché nel cuore del Csm, il sinedrio della giustizia italiana. Ma non sta in piedi”.

Questo libro mette a dura prova la credibilità di quanto è stato costruito, a cominciare dall’utilizzo delle intercettazioni...

“Il vero scandalo è proprio l’indagine, il racconto non regge intanto perché il magistrato beneficiario della congiura oggi è procuratore di Milano, se fosse stato colluso non potrebbe farlo, è la parte lesa in quella vicenda. C’è invece una guerra di potere tra cordate diverse della magistratura attraverso l’uso e l’abuso di intercettazioni diffuse, caso unico nella storia repubblicana, in corso d’opera, quindi la funzione non è processuale ma puramente mediatica. Attraverso queste intercettazioni si sorveglia prima e si ribalta poi la maggioranza di un organo di rilevanza costituzionale. In quell’hotel non è successo nulla, quella riunione era una delle tante raccogliticce che alla vigilia delle nomine si fanno in Italia tra magistrati e politici, frutto della composizione mista del Csm, che la stessa Costituzione in parte avalla, e di una degenerazione figlia del correntismo dentro la magistratura”.

È una di quelle questioni che ci sono sempre state ma non c’erano i trojan...

“Il principale motivo per cui Palamara viene radiato e vengono puniti i cinque consiglieri dell’hotel Champagne è che quella sera c’era Lotti, un deputato imputato dalla stessa procura della quale si discuteva. Ma Lotti è stato indagato da quella procura nel dicembre 2016 e qui noi parliamo di maggio 2019. Dal 2016 al 2019 Lotti ha incontrato, in occasioni conviviali e professionali, quasi tutti i vertici della magistratura italiana e i più alti vertici istituzionali. E di cosa si discuteva in quelle riunioni visto che Lotti aveva una sorta di delega surrettizia sulla giustizia? È però il trojan che improvvisamente trasforma i contatti grigi della democrazia, che come tutti i poteri è opaca e frutto di compromessi, in qualcosa di criminogeno”.

Per poter usare il trojan con Palamara e gli altri è stato ipotizzato un reato che nella fase finale di tutta la vicenda giudiziaria viene derubricato. E Palamara ha patteggiato per un reato per cui non si sarebbe potuto utilizzare il trojan...

“La “spazzacorrotti” estende l’utilizzo del trojan alle ipotesi di corruzione, le due ipotesi che vengono formulate contro Palamara sono prima facie illogiche. La prima riguarda la denuncia di un giudice corrotto e pentito, frutto di illazioni prive di fondamento, ma non vengono fatti i dovuti accertamenti. Viene subito intercettato Palamara ma le intercettazioni dovrebbero essere legate a elementi di reato gravi e indispensabili. Qui non c’è altro che una millanteria. Che poi cadrà e Palamara non sarà mai condannato per questo. L’altra ipotesi è di aver ricevuto viaggi pagati da un amico imprenditore in alberghi con la compagna con cui aveva una relazione segreta e con la moglie. Anche qui manca la controprestazione, la corruzione si fa in due. Questo imprenditore non viene né intercettato né indagato, c’è il corrotto e non il corruttore. Fino al 27 maggio, momento in cui le intercettazioni vengono divulgate”.