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di Simona Lorenzetti

Corriere della Sera, 19 giugno 2023

Riprende il processo davanti alla Corte d’assise d’appello a Torino. Ma dopo la decisione della Consulta l’anarchico potrebbe evitare l’ergastolo. “Sono pronto a morire per far conoscere al mondo cos’è il 41 bis”. Era il 3 marzo e dal carcere di Oropa Alfredo Cospito scriveva una lettera che sembrava dovesse essere l’ultimo manifesto dell’anarchico insurrezionalista in cella per una lunga scia di attentati esplosivi. Cospito all’epoca stava facendo lo sciopero della fame da 135 giorni per protestare contro il regime di carcere duro al quale è sottoposto dal 4 maggio 2022. Un mese più tardi l’uomo, considerato l’ideologo della Fai/Fri (Federazione anarchica informale/ Fronte rivoluzionario internazionale), ha ripreso a mangiare e ha abbandonato la protesta che lo avrebbe condotto a morte certa. Complice non la revoca del 41 bis (più Tribunali hanno respinto le istanze dei difensori dell’anarchico), ma la sentenza della Corte costituzionale che ha aperto alla possibilità che Cospito non venga condannato all’ergastolo.

Il procedimento rappresenta una costola dell’indagine Scripta Manent (per la quale l’anarchico sta già scontando una condanna a 20 anni per i pacchi bomba spediti - tra il 2003 e il 2016 - a esponenti delle istituzioni e a giornalisti, per i tre ordigni esplosi nel 2007 nel quartiere Crocetta e per quello inviato nel 2005 ai vigili urbani di San Salvario) e riguarda l’attentato del giugno 2006 alla scuola allievi carabinieri di Fossano. Due ordigni temporizzati programmati per esplodere in due fasi: il primo avrebbe dovuto attirare i militari nell’agguato e il secondo colpire. Solo il caso ha evitato che vi fossero vittime. L’accusa è strage politica e vale un fine pena mai.

Oggi - 19 giugno - è previsto il verdetto. Il processo era stato sospeso lo scorso dicembre. La Corte d’assise d’appello aveva deciso di sollevare un’eccezione di legittimità di fronte alla Corte costituzionale, accogliendo così una delle questioni avanzate dalla difesa dell’imputato. Il tema era quello della “lieve entità”, un’attenuante che se riconosciuta avrebbe eliminato il rischio di condanna all’ergastolo riportando i termini sanzionatori nella forbice compresa tra i 21 e i 24 anni. I giudici dubitavano della possibile applicazione della norma, perché in contrasto con il principio dell’ergastolo ostativo e nel caso dell’anarchico con l’aggravante della “recidiva specifica”. Da qui la decisione di investire la Consulta. Gli ermellini, con la sentenza del 18 aprile, hanno ritenuto la norma costituzionalmente illegittima nella parte in cui vieta al giudice di considerare eventuali circostanze attenuanti come prevalenti sulle aggravanti della recidiva. In sostanza, il giudice può operare il bilanciamento tra l’attenuante della “lieve entità” e l’aggravante della recidiva. E questo ha aperto la strada a una pena più mite per Cospito, contrariamente alla richiesta di ergastolo avanzata dal procuratore generale Francesco Saluzzo e dal sostituto Paolo Scafi. Il procedimento riguarda anche l’ex compagna dell’anarchico, Anna Beniamino (per lei era stata chiesta una pena di 27 anni).

Quindi si torna in aula e si ricomincia dalle requisitorie dei magistrati, seguiranno le arringhe degli avvocati Flavio Albertino Rossi e Gianluca Vitale. Infine, la sentenza che verrà pronunciata da una Corte d’assise d’appello rinnovata nella composizione, sia per quanto riguarda i togati (la presidente è ora Alessandra Bassi e non Piera Caprioglio, che è andata in pensione) sia per i giudici popolari. Nel frattempo Cospito, che era stato trasferito per motivi di salute nel carcere di Oropa (Milano), è stato riportato in quello di Sassari.

E a scandire la lunga giornata processuale ci sarà anche un presidio anarchico all’esterno del Palazzo di giustizia. L’appuntamento per i compagni degli imputati è alle 8.30. “Ora che si gioca una decisiva partita per il futuro di Alfredo e Anna, non possiamo relegare ai passati mesi di forte mobilitazione la giusta tensione per contrastare la dinamica repressiva che vuole seppellirli in una cella e per continuare la lotta per una società senza oppressione né galera”, si legge nel comunicato che annuncia la protesta.