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La Repubblica, 11 aprile 2023

“Molti sono già stati arrestati con accuse infondate”. Amnesty International ha chiesto il rilascio del giornalista Ihsane El Kadi, condannato il 2 aprile dal Tribunale di Sidi M’hamed ad Algeri a cinque anni di carcere con l’accusa di avere fatto propaganda politica e avere danneggiato la sicurezza dello Stato. Poco prima del suo arresto, il 24 dicembre, Ihsane El Kadi aveva pubblicato un’analisi sulle elezioni presidenziali in Algeria nel 2024, mantenendo una posizione critica nei confronti del ruolo dell’esercito.

La posizione di Amnesty. “Ihsane El Kadi è solo l’ultimo giornalista preso di mira dalle autorità algerine nel loro inesorabile assalto ai media indipendenti. Le autorità stanno adottando misure estreme per soffocare le voci critiche, anche se la costituzione algerina tutela la libertà di espressione e quella di stampa”, ha spiegato Amna Guellali, vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e il Nord Africa. Nei mesi scorsi un tribunale ha condannato a morte in contumacia un giornalista algerino con l’accusa di spionaggio e almeno altri cinque sono stati processati con accuse infondate, la maggior parte delle quali legate alla diffusione di fake news. Le autorità hanno anche chiuso almeno tre stazioni di media indipendenti con l’accusa di trasmettere e pubblicare senza autorizzazione.

La storia di El Kadi. I funzionari della pubblica sicurezza, in borghese, avevano arrestato El Kadi poco dopo la mezzanotte del 24 dicembre nella sua casa di Zemmouri, una città costiera a 40 km a est di Algeri, e più tardi quel giorno lo avevano condotto in manette negli uffici dei suoi media online Radio M e Maghreb Emergent. Hanno ordinato al personale di andarsene, sequestrato computer e altro materiale e sigillato le porte. Il tribunale di Sidi M’hamed ha sospeso due dei cinque anni di condanna, accompagnati da una multa di 700.000 dinari algerini che corrispondono a circa 5.156 dollari. L’arresto di Ihsane El-Kadi e la chiusura degli uffici che dirigeva ha suscitato un’ondata di solidarietà tra i suoi colleghi e gli attivisti per i diritti umani sia in Algeria che in Europa.

L’appello di Reporters senza Frontiere. Una petizione lanciata dall’organizzazione per ottenere la liberazione di El-Kadi ha già raccolto più di diecimila firme. All’inizio di gennaio, sedici esponenti del mondo dei media di tutto il mondo, tra cui il Premio Nobel per la Pace Dimitri Muratov, riuniti da Reporters senza Frontiere, hanno chiesto il suo immediato rilascio e la rimozione degli ostacoli inaccettabili posti ai suoi media.

Attacco ai giornalisti indipendenti. Negli ultimi due anni le autorità algerine hanno perseguito, arrestato e tenuto in regime di detenzione almeno altri undici giornalisti e operatori dei media. In uno dei casi più gravi, nell’ottobre 2022, un tribunale di Algeri ha condannato a morte il giornalista Abdou Semmar con l’accusa di spionaggio e “diffusione di informazioni false che potrebbero danneggiare la sicurezza nazionale o l’ordine pubblico”, in relazione al suo giornali online Algérie Parte. Il tribunale ha condannato Semmar, che vive come rifugiato in Francia, in contumacia e senza una rappresentanza legale. Dopo aver condannato Semmar, il giudice ha emesso un mandato d’arresto internazionale contro di lui. Semmar, che non ha avuto accesso al fascicolo, ritiene che le accuse derivino da un’indagine da lui condotta nel 2020 sulla Sonatrach, la compagnia nazionale di petrolio e gas.

Sequestro di telefoni e accuse infondate. Il 7 febbraio 2023 un tribunale di Boumerdes ha condannato Farid Herbi, giornalista e fondatore del media online Tout sur Boumerdes, a tre anni di carcere e una multa per “diffusione di informazioni false che potrebbero danneggiare la sicurezza nazionale o l’ordine pubblico”. Herbi aveva criticato il modo in cui il governatore gestiva i progetti di sviluppo nella provincia di Boumerdes, nell’est algerino. L’8 febbraio gli agenti hanno arrestato Mustapha Bendjamaa, caporedattore di Le Provincial, quotidiano algerino indipendente, con l’accusa di “ricezione di fondi esteri”, per soldi che aveva ottenuto per aiutare la famiglia di un detenuto, e “pubblicazione di documenti riservati”. Quest’ultima accusa si basa esclusivamente sulle conversazioni private registrate sul suo telefono, confiscato dalle autorità dopo l’arresto.

La nuova legge sulla stampa. Intanto il Paese si appresta a promulgare una nuova legge sulla stampa, già approvata dall’Assemblea e in attesa di essere esaminata dal Senato. Il nuovo testo introduce nuovi limiti al lavoro dei giornalisti, in un contesto che - denuncia Amnesty - è già pessimo per la libertà di stampa. In particolare la nuova legge obbliga la stampa a dichiarare l’entità e l’esclusività del capitale sociale, l’origine dei fondi che vengono investiti e i fondi necessari al funzionamento del giornale o di qualsiasi altro tipo di media. Sono previste multe ingenti nei confronti di qualsiasi media che riceva aiuti materiali esterni o stranieri, così come aumentano le multe in caso di vilipendio commesso dai giornalisti nei confronti di capi di Stato stranieri o membri delle ambasciate e dei Consolati accreditati in Algeria.