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di Federica Olivo

huffingtonpost.it, 27 gennaio 2023

Il primo presidente della Suprema corte: “Omicidi in diminuzione, negli anni 90 erano 1.900 all’anno, ora sono 300. Italia tra i Paesi più sicuri in Europa”. Restano stabili i femminicidi: “122 donne uccise nel 2022, ombra inquietante”.

“Un dato cruciale” che “colloca l’Italia tra i paesi più sicuri in Europa e” a maggior ragione “nel mondo”. Bastano poche parole, pronunciate dal primo presidente della Corte di Cassazione, Pietro Curzio, e corroborate da qualche dato sulla riduzione degli omicidi, per spazzare via la narrazione di un Paese insicuro, dove i cittadini corrono un rischio costante di essere aggrediti in mezzo alla strada. E per ridimensionare i vari allarmi lanciati negli ultimi mesi da vari esponenti del governo. Matteo Salvini e Matteo Piantedosi in primis.

La lista sarebbe molto lunga, ma ci limiteremo a qualche esempio. Il 6 novembre, pochi giorni dopo che il governo con il suo primo decreto aveva creato un altro reato, Salvini diceva: “L’emergenza insicurezza a Milano è degenerata ormai da tempo, nel frattempo il sindaco di sinistra Sala fa finta che vada tutto bene. Pugno duro contro delinquenza e illegalità”. Qualche tempo dopo rincarava la dose e annunciava: “Il ministro degli Interni sta lavorando a un pacchetto sicurezza soprattutto per le città, penso alla mia Milano che è a livelli di allarme”. Piantedosi, dal canto suo, annunciava in pompa magna mega operazioni di sicurezza nelle stazioni: “Servono azioni sempre più incisive per aggredire i fenomeni di criminalità che si verificano nei dintorni di queste aree urbane”. Ora, nessuno vuole dire che in Italia non vengano commessi più reati, ma i dati citati oggi in Cassazione ci dicono - o meglio, ci confermano - che i crimini più efferati sono in diminuzione. E che quelli che ancora purtroppo avvengono, per la metà non sono compiuti in strada o in contesti di criminalità organizzata, ma in contesti familiari e affettivi. Elemento molto grave - anche perché, mentre gli omicidi in generale diminuiscono, i femminicidi restano stabili - ma che ha radici molto diverse da quelle che sono le tesi della destra securitaria.

Curzio, in particolare, analizza i dati delle persone uccise negli ultimi decenni: “Nel corso di tutti gli anni Novanta del 900 erano circa 1.900 ogni anno, in parte cospicua commessi da esponenti della criminalità organizzata. Si sono poi lentamente ma progressivamente ridotti sino ad attestarsi nell’ultimo lustro intorno a 300. Quest’anno se ne contano per l’esattezza 310”, spiega, citando i dati di un report della Polizia aggiornato al 9 gennaio 2023. A voler essere puntigliosi, correrebbe l’obbligo di notare che i due alti magistrati della Cassazione non si sono coordinati sui dati. Il primo presidente, infatti, cita il dato aggiornato. Il procuratore generale, Luigi Salvato - anche lui intervenuto con una relazione - cita, invece, cifre che si fermano solo a ottobre 2022. Le proporzioni sono le stesse, ma prendiamo a riferimento i dati del primo presidente, perché più aggiornati.

Perché gli omicidi continuano a diminuire? “Le ragioni sono molteplici - argomenta Curzio - ma di esse merita di essere sottolineata perché attiene all’efficacia del sistema: nel corso degli ultimi trent’anni l’accertamento dell’autore del reato è passato dal 40% degli anni Novanta al 73% del 2016, percentuale che, in base alle rilevazioni in corso, tende ulteriormente a crescere”. Significa, quindi, che la giustizia funziona: che chi commette un omicidio, 7 volte su 10 viene perseguito.

Una nota molto negativa riguarda, come anticipavamo, i femminicidi. Mentre gli omicidi vanno via via diminuendo, il dato dei femminicidi resta sostanzialmente stabile: “Un’ombra inquietante - spiega Curzio - rimane per il fatto che circa la metà degli omicidi sono avvenuti nell’ambito dei rapporti familiari ed affettivi e una parte molto consistente, 122 su 310, vede come vittima la donna, spesso ad opera del partner o ex partner. Il dato è ormai costante, anche se proprio nell’anno appena concluso in leggera flessione”. Un elemento, questo, che è stato rilevato anche da Salvato. Ed è alle parole del procuratore generale che si rivolge la senatrice dem Valeria Valente, già presidente della commissione d’inchiesta per il femminicidio, quando dice: “Rendere le donne libere dalla violenza è una questione strategica per la democrazia, la società e anche per l’economia del nostro Paese. E per farlo non basta la repressione: abbiamo un patrimonio legislativo adatto a questa sfida. Servono soprattutto politiche positive per promuovere il necessario cambiamento culturale, bisogna investire in modo ingente sulla formazione e la specializzazione di tutti gli operatori della giustizia per evitare la vittimizzazione secondaria di donne e minori e servono imponenti campagne di informazione e sensibilizzazione”.