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di Federico Capurso

La Stampa, 13 gennaio 2023

La crisi dei partiti spiegata dall’ex presidente della Consulta: “Senza i corpi intermedi emergono leadership deboli”. Questi ultimi dieci anni di sconvolgimenti nei palazzi del potere si spiegano in un punto, per l’ex presidente del Consiglio e della Consulta, Giuliano Amato: “Il sistema politico si è spappolato”. Ha perso le sue radici, la sua struttura, come sostiene nel corso della presentazione del libro di Lucia Annunziata “L’inquilino”, discutendone con l’autrice e con Massimo Giannini, direttore di questo giornale.

Non è un caso - fa notare Amato - che questi dieci anni di storia “finiscano proprio con le ultime elezioni, vinte dall’unico partito che era rimasto tale, rimanendo sempre all’opposizione”. Fratelli d’Italia, nell’analisi dell’ex presidente della Corte costituzionale, ha anch’esso goduto dell’ultimo di una lunga serie di “scossoni del consenso”: quello della Lega di Matteo Salvini. Ma una volta vinte le elezioni, dice Amato, ha potuto “esprimere una presidente del Consiglio che non ha l’aria dell’inquilina”, ma che vive palazzo Chigi con una chiara legittimazione politica ottenuta dal voto.

Eppure, le debolezze del sistema partitico sono lontane dall’essere risolte: “Non ci sono più quei corpi intermedi che partono da anguste, predefinite e solide basi su cui poi costruire politiche e figure politiche”, sottolinea Amato. Ed essendosi dispersa l’organizzazione sul territorio dei partiti, “finiscono per emergere queste leadership che galleggiano a livello nazionale” e che, per sapere cosa pensa la gente, “pagano dei comunicatori che raccolgono umori e malumori, affinché la leadership riproduca e amplifichi i malumori”. Su questo, sostiene, “si fonda il populismo”. Una dinamica che “rende tutto molto più friabile e mobile. In questi dieci anni, le leadership sono state come le chiome di alberi che non hanno sotto un tronco solido: crescono rapidamente, poi crollano”.

È un sistema vorace, che sbrana partiti, capi e consenso. “Così genera movimenti tecnicamente populisti, che si avvalgono dell’anti-elitismo”, spiega l’ex presidente della Consulta, “ma questo non li rende estranei alle evoluzioni rapide e agli scossoni frequenti di questa stagione, perché di questa stagione anche loro sono figli”. E in una tale situazione di debolezza, di destrutturazione dei corpi intermedi andata avanti per dieci anni - sottolinea Amato - si spiegano le stagioni di maggiore protagonismo politico del Presidente della Repubblica. “Nessuno sgomitamento del Capo dello Stato”, avverte però Amato, quanto piuttosto una questione di naturale riequilibrio dei poteri, che l’ex presidente della Consulta spiega con la sua “dottrina della fisarmonica”, che ha anche una versione barcaiola: “Se si spegne il motore principale, si accende il motorino di riserva per far arrivare la barca dove deve. E temporaneamente, quindi, il Capo dello Stato è costretto a supplire”. Una volta raggiunto l’obiettivo, “spegne il motorino di riserva, la fisarmonica si chiude”, conclude, abbozzando un ultimo sorriso quando gli viene ricordato che anche il suo nome venne fatto nell’ultima corsa al Colle: “Mi è capitato di essere candidato al Quirinale da quando avevo i calzoni corti”