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di Andrea Fabozzi

Il Manifesto, 18 dicembre 2022

Il presidente dell’Anm Santalucia: “L’Europarlamento non ha attaccato i giudici di Bruxelles”. Il ministro: “Lì le intercettazioni le hanno usate bene”. Intanto nel parlamentino delle toghe si formalizza la separazione a sinistra: Magistratura democratica costituisce un gruppo autonomo da Area.

“Il rispetto che l’autorità politica sta mostrando nei confronti della magistratura in Belgio è una lezione di stile, fossimo stati in Italia avremmo già avuto le accuse della politica di invasione di campo”. La pensa così il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia, e con questo riferimento polemico all’inchiesta sulla corruzione all’Europarlamento chiude la sua relazione al comitato direttivo centrale dell’Anm. Nella quale critica con forza i primi annunci del ministro della giustizia Nordio, responsabile di aver “attaccato a freddo” le intercettazioni come strumento di indagine. Ridimensionarne l’impiego, spiega Santalucia, non è necessario e poi “le priorità sono altre, per esempio le condizioni delle carceri o l’impegno anche giudiziario contro le morti sul lavoro”.

Ed è proprio lo scandalo esploso in Belgio “a smentire l’ordine delle priorità del ministro. Quell’indagine infatti si è giovata fortemente delle intercettazioni. La cronaca spiega da sola come i controlli di legalità vadano rafforzati, non indeboliti”, aggiunge Santalucia. Che però, a nostra domanda, risponde di considerare l’indagine di Bruxelles una “lezione di stile” anche dal punto di vista del comportamento della procura, cioè della grande riservatezza per la quale il contenuto delle intercettazioni, rilevanti o meno che fosse, non è uscito sui giornali. “Ma sono convinto - aggiunge - che anche da noi non ci siano casi recenti di indebite divulgazioni di intercettazioni. C’è stata la riforma Orlando e c’è stato anche un rilevante sforzo organizzativo del ministero. Spero di non essere smentito dai fatti e lo dico con cautela, ma credo che il problema delle intercettazioni irrilevanti finite sulla stampa sia stato un gran parte risolto”.

Nordio però è di parere opposto. Nella stessa giornata, parlando a Venezia, porta anche lui il cosiddetto Qatargate come argomento a suo favore. “Bruxelles sta dimostrando che le intercettazioni devono essere solo uno strumento per la ricerca della prova e non la prova in sé. Grazie alle intercettazioni e ai pedinamenti si è trovata la prova del reato che, fermo restando la presunzione di innocenza, è stata la somma di danaro in possesso di questi signori”. Spostando il problema dalla diffusione a l’impiego in sé dello strumento di indagine, il ministro aggiunge che “un processo penale basato solo su intercettazioni è destinato a fallire. In Italia se ne fa un uso improprio. Per quanto riguarda i reati di terrorismo e mafia sulle intercettazioni non si tocca nulla, per gli altri va fatta una spending review.

Viceversa, sul tema dell’efficienza degli uffici giudiziari, l’Anm è pronta “a fare proposte così come ci ha chiesto il ministro”, dice Santalucia. Ma poi allarga le critiche agli ulteriori annunci di Nordio a proposito di riforme costituzionali: separazione delle carriere tra pm e giudici e discrezionalità dell’azione penale. “L’esito sarà il controllo politico sulla magistratura - prevede -, Nordio dovrebbe spiegarci quale assetto della magistratura ha in mente dopo riforme del genere che non hanno nulla di liberale”.

Ieri intanto la separazione tra Magistratura democratica e Area (la corrente di sinistra delle toghe e la macro corrente che per anni ha fatto da contenitore) è diventata ufficiale anche nel parlamentino dei magistrati. Due settimane fa Area ha introdotto l’incompatibilità tra l’associazione e l’appartenenza ad altre liste, di conseguenza ieri Silvia Albano (che è stata la più votata tra le toghe), Mico Santoro e Stefano Celli hanno comunicato la costituzione del gruppo autonomo di Md, che torna così dopo oltre dieci anni.

Santalucia (Anm): “Le riforme di Nordio dovrebbero mettere tutti in allarme”

di Liana Milella

La Repubblica, 18 dicembre 2022

Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati: “Le intercettazioni? Sono uno strumento importante al pari di altri, ma che in alcuni settori criminali e corruttivi possono rivelarsi indispensabili”.

Le riforme di Nordio? “Uno scenario che dovrebbe allarmare tutti i cittadini”. Ecco l’altolà del presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia al ministro della Giustizia Carlo Nordio. Senza se e senza ma, un netto no alle sue riforme costituzionali.

Da una ministra come Cartabia che centellinava le parole e limitava gli annunci, a un Guardasigilli che parla molto ma finora ha firmato solo il decreto Rave e cacciato un vostro collega garantista come Carlo Renoldi. Bilancio magro a 45 giorni dalla nomina?

“Dal ministro ci attendiamo fortemente interventi di sostegno alla magistratura in un momento di grande difficoltà organizzativa e soprattutto proprio mentre si devono raggiungere obiettivi molto ambiziosi di riduzione dei tempi dei processi. Quanto al Rave abbiamo criticato la vaghezza della norma che rischiava di avere applicazioni eccessive, e anche grazie alle nostre critiche i più gravi profili dannosi sono venuti meno”. 

Nordio lo ripete ogni giorno, come un leit motiv, addirittura più di quanto lo dicesse Berlusconi, che “non è blasfemo” cambiare la Costituzione. Per lei lo è?

“Per me lo è sicuramente se si peggiora la Carta. Le proposte prospettate finora farebbero fare passi indietro al rapporto tra i poteri dello Stato sul piano dell’equilibrio”. 

Il potere politico schiaccerebbe quello giudiziario?

“Sarebbe inevitabile attrarre il pm e l’azione penale nella sfera di controllo della politica. E in questo francamente non vedo proprio nulla di liberale”. 

In che senso usa quest’aggettivo?

“Un sistema liberale deve poter contare sulla netta separazione tra politica e giurisdizione. La Carta costituzionale è storicamente il frutto della preoccupazione che si ebbe all’indomani dell’esperienza autoritaria del fascismo. E in questo senso quell’impianto costituzionale è autenticamente liberale, e non vedo ragioni di cambiarlo”.

Nordio vuole cambiarlo “a partire dai pm”. Che danno ne verrebbe per voi e per la stessa Costituzione?

“Per i magistrati, dal punto di vista burocratico in quanto funzionari dello Stato, non ne verrebbe alcun danno, ma ne verrebbero sicuramente per la qualità della nostra democrazia. Nel senso che quanto sostiene il ministro, e cioè che le riforme non si risolverebbero in una dipendenza del pm dal potere politico, non ci persuade per nulla, e temiamo fondatamente che si porrebbero le premesse per il controllo politico sull’azione penale, e quindi per una compressione dell’indipendenza stessa dei giudici”. 

Perché si meraviglia? Questo vuole tutto il centrodestra e probabilmente anche i cittadini che li hanno votati...

“Il dovere dell’Anm è quello di insistere con argomenti e buone ragioni in difesa dell’architettura costituzionale della giustizia. Noi non diciamo no, e siamo aperti, come abbiamo dimostrato, alle riforme, ovviamente non rinunciando a interventi critici, ma va salvaguardata la cornice costituzionale. Senza pensare a comparazioni con sistemi di altri Paesi. Ognuno ha la sua storia, le sue tradizioni, la sua cultura politica. I trapianti di modelli processuali e ordinamentali possono rivelarsi molto pericolosi “. 

Pm separati dai giudici e discrezionalità dell’azione penale. Questo vuole il centrodestra.

“È uno scenario che dovrebbe allarmare tutti i cittadini”.

Le intercettazioni, dice Nordio citando Bruxelles “sono un mezzo di prova, ma non la prova”. E allora perché, nell’indagine per la morte di Falcone, quell’intercettazione che diceva “unni ci ficimu l’attentatuni...” ha rappresentato una prova e una svolta per arrestare gli assassini del giudice?

“Quella di Nordio è una ovvietà per i giuristi, ma rischia di essere assai poco chiara e fuorviante per il grande pubblico. Il materiale raccolto con le intercettazioni ovviamente va riscontrato, come del resto si fa per qualsiasi altra prova. Ciò non toglie che le intercettazioni siano uno strumento importante al pari di altri, ma che in alcuni settori criminali e corruttivi possono rivelarsi indispensabili”. 

Quindi ridurre le intercettazioni significa fare un danno alle indagini?

“Parlare di ridimensionamento delle intercettazioni in un momento in cui i controlli di legalità - penso ai finanziamenti del Pnrr e al rischio di infiltrazioni criminali - dovrebbero essere potenziati per noi è del tutto incomprensibile”. 

Come giudica il proliferare di commissioni d’inchiesta, sulla magistratura e su Mani pulite, e anche l’indagine conoscitiva sulle intercettazioni di Bongiorno?

“Credo che rivelino una forte diffidenza, ingiusta e immeritata, verso il potere giudiziario. Ma noi non abbiamo nulla da nascondere”. 

Per gennaio s’annunciano l’azzeramento di fatto dell’abuso d’ufficio e del traffico d’influenze e in parte anche della legge Severino. Notizie cattive?

“Direi proprio di sì, perché l’abuso d’ufficio è già stato riformato nel 2020 e non vedo come possa essere ancora un problema. Eliminarlo sarebbe un errore. Il traffico d’influenze è stato inserito nel nostro sistema nel rispetto di una convezione internazionale per contrastare la corruzione. Si può migliorare la norma, ma non certo eliminarla. La Severino è una delle poche leggi di prevenzione della corruzione che non si può pensare di contrastare solo con procure e tribunali”.