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di Federica Serfilippi

Corriere Adriatico, 22 gennaio 2024

“La battaglia per ottenere giustizia è appena iniziata, sarà lunga, forse difficile, ma vale la pena di essere combattuta”. A quindici giorni dalla dramma che si è consumato nel carcere di Montacuto, ha voluto rompere il silenzio con una lettera Roberta Faraglia, la mamma di Matteo Concetti, il 25enne fermano che si è impiccato nella cella d’isolamento il 5 gennaio.

Il fascicolo - Sul caso, la procura di Ancona ha avviato un’inchiesta con l’ipotesi di reato di istigazione al suicidio. Non ci sono indagati. Il fascicolo è stato aperto dopo la denuncia sporta dalla mamma del giovane detenuto ai carabinieri di Rieti, città dove risiede assieme alla sua famiglia. Ieri voluto concentrare i pensieri e le parole in una lettera. Inizia così: “Mi scuso per il mio silenzio fino ad oggi, non ma sono certa che comprenderete il motivo. Vorrei ringraziare, per prima, la senatrice Ilaria Cucchi: mai avrei creduto di poter ottenere il suo numero personale, né tanto meno che mi rispondesse e che mi fornisse l'attenzione e il supporto che mi era necessario”.

La senatrice è stata contattata dalla madre di Concetti (sarebbe uscito dal carcere ad agosto dopo aver espiato una pena di 4 anni) qualche ora prima del suicidio. La Faraglia era preoccupata che il figlio potesse compiere un gesto estremo, considerando che nel colloquio in carcere glielo aveva annunciato: “Io mi impicco”. Di qui, la preoccupazione rivolta alla Cucchi, che non ha fatto in tempo a mettersi in contatto con il sistema penitenziario per poter verificare la situazione del 25enne.

I ringraziamenti alla politica - E ancora, il contenuto della lettera: “Ringrazio particolarmente i senatori Ivan Scalfarotto e Matteo Verducci, per le loro dichiarazioni portate all'attenzione del Senato della Repubblica: spero che non siano parole perse nel vuoto. “Ringrazio tutti i mezzi di informazione per l'attenzione posta sulla vicenda, e anche le associazioni che si stanno interessando di quanto accaduto e che hanno manifestato in piazza, e anche tutti quanti hanno dato voce a mio figlio, che voce più non ha”. La volontà di ottenere giustizia impregna ogni parole della missiva: “Quando la mattina aprite gli occhi abbracciate i vostri figli o nipoti, pensate a Matteo Concetti che non respira più, alla sua famiglia: nulla, se non l'ottenere giustizia, potrà lenire il nostro dolore. Mio figlio ha varcato quel cancello con le sue gambe che tanto volevano correre, e ne è uscito in una bara”. E infine: “Sono certa che le indagini in corso chiariranno la responsabilità di quanti non hanno voluto fare nulla per ascoltare il suo grido di aiuto”. La famiglia di Concetti è assistita legalmente dall’avvocato Giacomo Curzi.

La diagnosi - A causa dei problemi psichiatrici (gli era stato riscontrato il bipolarismo e l’iperattività), Concetti aveva una amministratrice di sostegno. Parte della pena era stata scontata in una comunità dove era entrato con la doppia diagnosi: tossicodipendenza e problemi psichiatrici. A Montacuto era arrivato a novembre, dal carcere di Fermo. In isolamento era stato collocato per motivi disciplinari: pare avesse aggredito una guardia.